Offrire una serie di servizi, grazie alla compresenza nel proprio wallet di identità digitale di documenti pubblici, come la carta di identità, la patente, la tessera sanitaria, la tessera elettorale, e di documenti personali è un importante obiettivo per il cui raggiungimento l’Unione europea sta lavorando alacremente, anche con lo scopo di rafforzare il concetto di identità digitale, europea, sicura e affidabile.
Indice
L’importanza del Regolamento eIDAS
Nel 2014 veniva emanato il Regolamento n. 910, meglio conosciuto come Regolamento eIDAS, attraverso cui si dava ulteriore slancio al processo di digitalizzazione e dematerializzazione già avviato a livello nazionale da alcuni Stati.
Il regolamento si pone come obiettivo la necessità di uniformare la disciplina normativa in merito a tematiche quali le firme elettroniche, il valore giuridico dei documenti informatici e i servizi fiduciari, intervenendo, altresì, anche in materia di identificazione digitale, tema fondamentale, soprattutto, per quei servizi che richiedono l’accertamento dell’identità di un soggetto, sia esso persona fisica o giuridica, nelle attività online.
Il reciproco riconoscimento di tali sistemi di identificazione elettronica vuole fornire ai cittadini europei una soluzione agile per prendere parte attivamente al mercato interno europeo.
Tuttavia, le istituzioni europee hanno rilevato alcune criticità, che rendono la normativa non in grado di rispondere in maniera efficace alle nuove richieste del mercato nella sua totalità e complessità.
Le criticità, che sono state sollevate nel corso di questi anni, fanno emergere una scarsa partecipazione degli Stati all’attivazione di sistemi di identificazione digitale, da cui deriva un uso transfrontaliero praticamente nullo, facendo venir meno la direzione comune, che aveva alimentato le sue origini.
Lo European Digital Identity Wallet
Per correggere le criticità e tentare di attestare la propria sovranità digitale la proposta avanzata il 6 giugno 2021 introduce, tra le altre novità, il c.d. European Digital Identity Wallet.
Questo strumento vuole contenere in sé numerose informazioni con l’obiettivo di snellire alcuni procedimenti burocratici e di consentire all’utente di selezionare gli attributi che vuole comunicare al prestatore di servizi, mantenendo sempre il controllo dei dati.
Lo European Digital Identity Wallet (o EUDI) sarà, quindi, il prossimo passo per l’identità digitale in Italia e in Europa, assieme alla REM (Registered Electronic Mail), che consentirà allo Spid un futuro transnazionale.
La Commissione europea, attraverso l’Eudi, vuole consentire a tutti i cittadini e imprese di accedere a un sistema di riconoscimento interoperabile, dando proprio all’identità digitale una evoluzione più performante andando verso il concetto di e-wallet.
L’interoperabilità è e sarà la chiave di volta per realizzare quella tanto auspicata sinergia tra servizi digitali in Stati diversi, nonché questa peculiarità costituirà veramente l’elemento che porterà ad assistere alla rivoluzione dell’identità digitale.
Le specifiche del wallet
Il gruppo di esperti eiDAS, il cui regolamento è in fase di aggiornamento, all’inizio del 2023, ha approvato “The Common Union Toolbox for a Coordinated Approach Towards a European Digital Identity Framework”, che ha lo scopo di fornire tutte quelle specifiche necessarie a rendere il wallet Eudi una soluzione basata su standard e pratiche comuni.
Gli Stati membri dovranno offrire ai loro cittadini almeno una soluzione Eudi per il wallet di identità digitale di documenti pubblici, come la ca, garantendo un livello di sicurezza elevato. Per garantire la massima disponibilità e usability, l’Eudi Wallet deve essere accettato anche dai prestatori di servizi privati.
L’art. 25 del Digital Services Act, “che disciplina le piattaforme che prestano i loro servizi a un numero medio mensile di destinatari attivi del servizio, in UE, pari o superiore a 45 milioni, se impongono agli utenti di autenticarsi per accedere ai servizi online, indica che queste piattaforme dovrebbero consentire la possibilità di impiegare tali wallet”.
L’Italia, pertanto, è, al pari degli altri Stati membri, chiamata ad affrontare una nuova sfida per essere parte attiva di questa rivoluzione.
AppIO, il portafoglio digitale italiano
IO, nata nel 2018, dopo un periodo di sperimentazione, è stata introdotta negli store per il download nel 2020.
Attraverso l’app, IO rende concreto l’articolo 64bis del Codice dell’Amministrazione Digitale, che istituisce un unico punto di accesso per tutti i servizi digitali erogato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, offrendo una nuova visione dei servizi pubblici, completamente centrata sui bisogni dell’utente.
Sono le diverse amministrazioni a contattare il singolo utente tramite un’unica app, consentendogli di gestire operazioni legate a uno specifico servizio in modo rapido, puntuale e sicuro, comodamente dal proprio smartphone.
L’idea alla base di IO è mettere le persone al centro del processo di innovazione della Pubblica Amministrazione, coinvolgendo i cittadini nello sviluppo delle piattaforme digitali di cui saranno i fruitori.
Questo messaggio sembra essere stato colto dai cittadini. L’App IO conta, infatti, oltre 33 milioni di download e integra quasi 200 mila servizi digitali, resi disponibili da più di 12mila pubbliche amministrazioni, che inviano tramite l’applicazione circa 20 milioni di messaggi al mese.
L’evoluzione dell’AppIO
Attualmente l’AppIO, gestita da PagoPA, consente di usufruire dei servizi di oltre 12.800 pubbliche amministrazioni, accedendo con lo Spid o la Carta d’Identità Elettronica (CIE).
Con l’intento, però, di anticipare il percorso europeo, si sta predisponendo l’avvio del digital identity wallet, facendo evolvere l’AppIO, con una attivazione prevista nel corso del 2024.
All’inizio il portafoglio italiano conterrà la patente di guida, la tessera sanitaria e la tessera elettorale, per poi includere altri documenti, come la carta europea della disabilità, e, successivamente, una serie di attestati, come i titoli di studio.
Il lavoro evolutivo, in uno primo step, quindi, vede la presenza nel proprio digital identity wallet:
- della patente auto, in rappresentazione digitale certificata, con valore legale e accesso a tutti i dati ad essa collegati
- la tessera sanitaria, certificata e con valore legale
- la tessera elettorale in formato digitale.
Anche il mondo della scuola sarà protagonista di un ulteriore avvicinamento delle PP.AA ai cittadini. Le famiglie e gli istituti avranno a disposizione soluzioni digitali per gestire in maniera semplice e immediata i pagamenti, già attivi in molte scuole pubbliche, ma che troveranno l’estensione a tutti gli istituti pubblici, di ogni ordine e grado, incluse le scuole paritarie, continuando il potenziamento dei servizi scolastici e i miglioramento, in termini di efficacia, efficienza ed economicità delle attività amministrative, ampliando sempre più le soluzioni offerte, sia in termini di pagamenti che di identità digitale.
Sicurezza e immediatezza
Il digital identity wallet, configurandosi come un sistema innovativo per i cittadini, consente di condividere le informazioni in modo sicuro, ma anche immediato, per identificarsi online.
I lavoratori preparatori mettono in evidenza che lo SPID, necessario per autenticarsi, non permette a tutti gli utenti di utilizzare il livello di sicurezza necessario, cosa che, invece, consente la Carta di Identità Elettronica (CIE). Su questo elemento sarà necessario comprendere quale sarà, quindi, la soluzione predominante utilizzata per l’accesso e la fruizione del wallet.
Nello sviluppo si sta ponendo anche massima attenzione alla sostenibilità economica e sociale del progetto.
L’obiettivo che si vuole traguardare è quello di garantire ad almeno l’80% dei cittadini l’utilizzo di un’identità digitale entro il 2030.
La proposta di portafoglio europeo di identità digitale tenta di incentivare la diffusione di sistemi di identificazione elettronica, senza sostituire, almeno in un primo momento, le varie soluzioni nazionali, che rimarranno in vigore.