Ieri e oggi oltre 51 milioni di italiani sono attesi alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari. I temi sono concreti, pungono:
- reintegro dopo il licenziamento illegittimo;
- tetto massimo dell’indennità dopo un licenziamento illegittimo;
- limiti del contratto a termine;
- responsabilità del committente dell’appalto in caso di infortunio sul lavoro;
- riduzione del requisito di residenza in Italia, da 10 a 5 anni, per ottenere la cittadinanza.
Indice
Come si vota e quando si raggiunge il quorum
Il meccanismo è quello classico dell’abrogativo: serve il 50% + 1 degli aventi diritto perché il voto sia valido. Una soglia che la storia recente ha reso più simbolica che concreta. Eppure, le fratture politiche sono nette: maggioranza e opposizioni si contendono la scena a colpi di appelli, silenzi strategici e hashtag.
Si vota fino alle 15 di lunedì. Già nel 2011 si votò in due giorni e fu l’ultima volta in cui un referendum superò il quorum. Oggi, a giudicare dai dati sull’affluenza di sabato e dal clima generale, le probabilità che accada di nuovo sono scarse. Il contesto è frammentato, l’interesse tiepido e la partecipazione è tutt’altro che scontata.
Voto ai referendum: come sta andando
L’8 giugno si sono recati al voto:
- alle 12 il 7,41% degli aventi diritto;
- alle 15 il 16,16% degli aventi diritto;
- alle 19 il 22,73% degli aventi diritto.
Qua i dati regione per regione aggiornati.
I dati dell’affluenza alle urne raccontano di un’Italia disinteressata al referendum, con dati di partecipazione particolarmente bassi – dovuti probabilmente anche alla volontà di non recarsi alle urne di chi, in linea con il Governo, pratica l’astensione per rispondere NO ai 5 quesiti su lavoro e cittadinanza.
Anche i sondaggi pubblicati nelle settimane precedenti non promettevano nulla di esaltante: le stime oscillavano tra il 32% e il 38% di affluenza, ma i numeri reali del primo giorno sono persino più bassi.
Il muro del quorum: ecco perché non basta una maggioranza
In Italia un referendum abrogativo non serve a nulla senza il quorum: per essere valido serve il 50% + 1 degli aventi diritto, come stabilisce l’art. 75 della Costituzione. Finora solo 39 su 67 referendum hanno superato questa soglia dal 1946, l’ultimo nel 2011, quando l’affluenza toccò circa il 57%.
Questa tornata non ha invertito la tendenza. Dopo la chiusura della prima giornata l’affluenza si era fermata al 22,7%, mentre al termine del secondo giorno si è assestata intorno al 30%, ben lontano dai numeri necessari.
Un segnale forte arriva anche dai protagonisti della scena politica: Meloni ha scelto il silenzio, Salvini e Tajani hanno invitato all’astensione, puntando proprio a far fallire il quorum . Il risultato è perfettamente lineare: anche questa volta, la soglia minima resta un muro invalicabile.
Gli appelli dei politici: Schlein, Conte, Bonino
Nel corso della mattinata, diversi esponenti politici hanno cercato di smuovere l’elettorato con messaggi affidati ai social.
Elly Schlein, pubblicando su Instagram una foto in cui inserisce le schede nelle urne, ha commentato:
Buon voto a tutte e tutti, e grazie a chi sta lavorando ai seggi in tutta Italia!
Laura Boldrini ha parlato di dovere civico, legando il voto al futuro dei giovani.
Giuseppe Conte, da Palazzo Chigi, ha scelto parole più nette:
La democrazia si nutre di partecipazione.
Tutti, al netto delle posizioni, hanno cercato di scuotere un clima apatico.
Emma Bonino ha fatto appello alla responsabilità democratica, ricordando che
Il voto è un diritto e non potevo mancare.
La denuncia per presunte irregolarità
Nel frattempo, dai seggi arrivano segnalazioni di irregolarità. Angelo Bonelli denuncia che in alcuni comuni, dove si vota anche per i ballottaggi amministrativi, i presidenti di seggio chiedono agli elettori se intendano votare pure ai referendum. Una prassi che definisce “un abuso”.
A Taranto, il Partito Democratico ha inviato una segnalazione ufficiale per pratiche analoghe, giudicate “in contrasto con il manuale operativo”.