Irene Pivetti e le donne in politica nella Seconda Repubblica

Irene Pivetti ha davvero aperto la strada alle cariche istituzionali femminili durante la Seconda Repubblica rappresentando un punto di rottura?

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Mirko Ledda

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Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Irene Pivetti, nata a Milano il 4 aprile 1963, è una figura poliedrica della politica e della cultura italiana. Laureata con lode in Lettere con indirizzo filosofico presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha iniziato la sua carriera come consulente editoriale, lavorando per importanti case editrici prima dell’inizio degli anni ’90. Proprio nel 1990 entra in politica durante una stagione particolarmente difficile per i partiti italiani. Pochi anni dopo diventa la più giovane persona a presiedere la Camera dei Deputati. Con il suo volto a dare via ai lavori si apre la Seconda Repubblica. Ma quanto è cambiato il panorama politico rispetto al passato? Esiste un’eredità femminile parlamentare che da Nilde Iotti e Tina Anselmi, passando per Irene Pivetti, arriva a Giorgia Meloni?

Chi è Irene Pivetti, seconda donna alla guida della Camera

Nel 1990 Irene Pivetti diventa responsabile della Consulta Cattolica della Lega Lombarda, successivamente divenuta Lega Nord. Nel 1992, viene eletta deputata alla Camera nella lista della Lega Nord, e questa elezione segna l’inizio del suo coinvolgimento attivo nella politica italiana. Il momento culminante della sua carriera politica arriva nel 1994, quando, al quarto scrutinio, Irene Pivetti è eletta come presidente della Camera dei Deputati.

A soli 31 anni diventa la più giovane presidente della Camera nella Sstoria italiana, e la seconda donna dopo Nilde Iotti. L’incarico le permette di lasciare un’impronta indelebile nella politica durante tutta la legislatura, tanto che nel 1996 si parla nuovamente di lei per il ruolo di presidente. Non ottiene però il sostegno del Polo e lo stesso anno prende le distanze dalla Lega Nord e della linea secessionista del partito.

La sua carriera in politica procede tra alti e bassi, e con vari cambi di casacca continua fino al 2019, quando si candida alle elezioni europee tra le fila di Forza Italia, senza successo. Negli anni Irene Pivetti alterna impegno civile e sociale, lavoro nel mondo dello spettacolo e cariche in importanti amministrazioni. A oggi è ricordata come una figura di rottura per la nomina del 1994. Giovane e donna, ha veramente aperto la strada a tante colleghe?

La prima presidente della Camera e le donne della Prima Repubblica

L’Italia repubblicana vanta diversi nomi femminili di rilievo già dalla sua nascita. Per formare la Consulta nazionale del governo Perri, l’organo che fece le veci del Parlamento fino alle elezioni del 2 giugno 1946, furono convocate 13 donne. L’Assemblea costituente ne contava 21. Un numero esiguo sul totale di 556 componenti, che ben attesta una situazione di disparità mai del tutto superata. La prima legislatura si apre con 45 donne alla Camera, pari al 7,1% dei deputati, e 4 in Senato, l’1,2% dei senatori.

Nel 1951 una donna diventa sottosegretario di Stato nel governo De Gasperi VII: si tratta della partigiana Angela Maria Guidi Cingolani. Bisogna aspettare il 1976 per vedere la prima donna ministra e il 1979 per la prima presidente della Camera, ovvero le madri costituenti Tina Anselmi e Nilde Iotti. Quest’ultima guadagna un altro importante primato, mantenendo la carica più a lungo di chiunque altro, per quasi 13 anni, fino al 1992.

La Prima Repubblica si chiude dunque con una donna presidente della Camera e nomine femminili che, per quanto di spicco, rappresentano un’eccezione nel sistema politico italiano. Le poche donne nei partiti sono costrette a sgomitare e mostrare di essere eccellenze nel proprio campo per guadagnare spazio nell’arena parlamentare e in quella istituzionale.

Da Irene Pivetti a Giorgia Meloni: le donne nelle cariche istituzionali

Nella Seconda Repubblica solo due donne presiedono la camera bassa: Irene Pivetti e, dal 2013 al 2018, Laura Boldrini. Per il Senato è necessario attendere la nomina di Maria Elisabetta Alberti Casellati nel 2018. La prima premier, come è noto, è Giorgia Meloni, eletta nel 2022. Nonostante le tante battaglie di genere, portate avanti negli anni soprattutto dal centrosinistra, e la quasi costante crescita durante tutti gli anni del nuovo corso politico, la quota femminile di parlamentari non ha mai eguagliato quella maschile.

Oggi le donne in Parlamento sono circa un terzo del totale e, nonostante una guida femminile del governo, le ministre sono solo 6. Numeri ancora lontani da quella rottura profetizzata con l’arrivo di una giovane donna alla Camera come simbolo del cambiamento successivo allo scandalo di Mani Pulite e la crisi dei partiti in Italia. L’uguaglianza di genere, ancora, non è stata raggiunta. Le donne al comando sono ancora troppo poche.