“Codice rosso Mal’aria”: ecco le città più inquinate d’Italia

L'inquinamento è una delle principali cause di morte nel mondo. Ma quali città in Italia sono messe peggio? Ecco dove è scattato il "Codice rosso Mal'aria"

L’inquinamento atmosferico è una delle principali cause di morte nel mondo. Ma quali città sono messe peggio in Italia? Legambiente ha esaminato e studiato quella che è la situazione attuale nel nostro Paese, e in alcuni centri è scattato il “Codice rosso Mal’aria”.

Allerta smog in Italia: il nuovo report

Come riporta Legambiente, il 2021 si era chiuso, ancora una volta, in emergenza e con un bilancio negativo rispetto alla qualità dell’aria respirata dai cittadini in quasi tutte le città italiane. Infatti, delle 102 città analizzate dal rapporto “Mal’aria di città 2022” (pubblicato da Legambiente a febbraio 2022 e consultabile qui) solo 5 rispettavano i parametri fissati dall’OMS. Per “la parte più fina delle polveri sottili e quella che desta maggiori preoccupazioni dal punto di vista della salute, l’obiettivo di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale era addirittura del 61%” si può leggere nel report “non essendo nessuna delle città analizzata entro i valori suggeriti dell’OMS”.

Nella prima parte del 2022 la situazione cronica di emergenza smog nei centri urbani non si è purtroppo placata rispetto all’anno precedente, almeno per tutto il periodo invernale, ed ora che siamo alle porte del secondo periodo critico, quello autunnale, il livello di allerta è ancora più alto.

È quanto emerge in sintesi dal dossier: “Mal’aria 2022 edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero” realizzato sempre da Legambiente – in aggiornamento al precedente – che, nell’ambito della campagna Clean Cities, fa il punto, da inizio anno ai primi di ottobre 2022, sulla qualità dell’aria di 13 città italiane al centro della campagna, mettendo a fuoco anche il tema delle politiche sulle mobilità urbana.

Ancora una volta, nessuno dei centri monitorati in questo studio rispetta poi i valori suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità, sia per quanto riguarda il PM10 (15 microgrammi/metro cubo) che per il PM2.5 (5 microgrammi/metro cubo) e l’NO2 (10 microgrammi/metro cubo).

Le città più inquinate in Italia: scatta il “codice rosso Mal’aria”

Secondo quanto emerso dal report, il PM10 ha una media annuale, eccedente il valore OMS, che oscilla dal +36% di Perugia, passando per città come Bari (+53%) e Catania (+75%), fino ad arrivare al +121% di Torino e +122% di Milano. Situazione ancora più critica per quanto riguarda il PM2.5, dove lo scostamento dai valori OMS oscilla tra il +123% di Roma al +300% di Milano. Male anche per l’NO2: l’eccedenza dei valori medi registrati rispetto al limite dell’OMS varia tra il +97% di Parma fino al +257% di Milano.

La soglia PM10 – pari a 35 giorni da non superare con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo – è stata quindi ampiamente superata con almeno una delle centraline, in 3 delle 13 città analizzate. In alcuni centri, inoltre, secondo Legambiente è già scattato un vero e proprio “codice rosso”. Tra le città più inquinate d’Italia, nello specifico, ci sono:

  • Torino
  • Milano
  • Padova.

In queste zone infatti sono stati registrati valori fuori dai limiti di legge, rispettivamente con 69, 54 e 47 giornate di sforamento.

Codice giallo, invece, per:

  • Parma (25)
  • Bergamo (23)
  • Roma (23)
  • Bologna (17)

Queste hanno già consumato la metà dei giorni di sforamento.

A seguire, le città di:

  • Palermo e Prato (15)
  • Catania e Perugia (11)
  • Firenze (10).

Qui i dati sono preoccupanti perché già in doppia cifra.

Aria inquinata e smog: quali i rischi per l’Italia e per la salute

Dall’analisi di Legambiente, in sintesi, è emerso un quadro davvero preoccupante, soprattutto se si considera che “è sugli standard dell’OMS che andrà a adeguarsi la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria – in corso di revisione entro l’anno”. Non riuscire a rientrare in certi standard, quindi, espone l’Italia a nuove procedure d’infrazione e multe miliardarie (da aggiungersi alle precedenti tre), ma non solo.

Il non strutturare e realizzare misure efficaci (qui per esempio abbiamo parlato del murales “cattura smog”) comporterebbe un conto salato sia dal punto di vista economico che in termini di salute degli italiani. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, infatti, nel 2019 sono stati 49.900 i decessi prematuri causati da polveri sottili, 10.640 quelli riconducibili anche al biossido d’azoto, e 3.170 quelli dovuti all’ozono. Numeri che si ripetono di anno in anno a dimostrazione che le misure intraprese non sono riuscite ad essere determinanti in termini di riduzione dell’impatto sanitario (recentemente inoltre gli scienziati hanno trovato una certa correlazione tra smog e Covid, ve ne abbiamo parlato qui). E per il 2022 è prevedibile che la stima dei danni sanitari dell’inquinamento sia ancora più alta, perché, come vedremo, abbiamo respirato più inquinanti degli scorsi anni.

Sia l’esposizione a breve che a lungo termine all’inquinamento atmosferico può portare a un’ampia gamma di malattie, tra cui:

  • ictus
  • broncopneumopatia cronica ostruttiva
  • asma aggravato e infezioni delle basse vie respiratorie
  • tumori polmonari, ai bronchi e alla trachea.

Non a caso, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato l’inquinamento atmosferico, in particolare il PM2,5, come una delle principali cause di cancro.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha anche fornito prove dei legami tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e:

  • diabete di tipo 2
  • obesità
  • infiammazione sistemica
  • morbo di Alzheimer
  • demenza.

Studi e ricerche continuano a confermare che l’esposizione cronica può interessare ogni organo del corpo, complicando ed esacerbando le condizioni di salute esistenti.

Alla luce di quanto esposto, dunque, è chiaro quanto sia importante lavorare su strategie mirate a ridurre le emissioni nelle città. Inquinamento atmosferico e cambiamento climatico, infatti, sono due facce della stessa medaglia. Investire su interventi green è diventato ora più che mai necessario.