Trump, i Paesi Nato “che non pagano”: tra i 20 che rischiano l’attacco della Russia anche l’Italia

Trump ha ricordato gli oneri e gli impegni mantenuti dai paesi europei e non rispettati, prefigurando i grandi cambiamenti che ci sarebbero se venisse eletto di nuovo Presidente

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Le recenti dichiarazioni di Donald Trump hanno scatenato una tempesta diplomatica all’interno della comunità internazionale, mettendo in discussione la solidità dell’alleanza e sollevando interrogativi sul futuro della sicurezza euro-atlantica.

Durante un comizio a Conway, nel South Carolina, Trump ha ribadito la sua posizione riguardo alla spesa per la difesa da parte dei paesi membri della NATO. Ha affermato che non esiterebbe a “incoraggiare” la Russia a “fare quel diavolo che vogliono” nei confronti dei paesi della NATO che non rispettano i loro impegni finanziari, ritornando così a parlare di uno dei suoi temi preferiti: il finanziamento insufficiente di alcuni membri dell’alleanza. Ecco a quali paesi si riferisce.

Quali sono i paesi insolventi a cui fa riferimento Donald Trump

Le dichiarazioni di Trump fanno riferimento agli impegni assunti dai paesi membri della NATO al vertice del 2014 in Galles, durante il quale si era concordato che gli stati membri avrebbero aumentato le loro spese per la difesa fino al raggiungimento del 2% del PIL. Il Patto venne poi rinnovato a Varsavia nel 2016, confermando gli impegni presi dai paesi membri della NATO riguardo la spesa militare.

Nel 2023, solo undici dei trentuno paesi hanno raggiunto questo obiettivo, mettendo in luce le evidenti disparità economiche tra gli alleati. Tra coloro che spendono meno ci sono il Lussemburgo (0,72%), il Belgio (1,13%) e la Spagna (1,26%). Al di sotto del 2% ci sono anche la Turchia, la Slovenia, il Canada, l’Italia, il Portogallo, la Repubblica Ceca, la Germania, la Danimarca, la Norvegia, i Paesi Bassi, l’Albania, la Croazia, la Bulgaria, la Macedonia del Nord, il Montenegro e la Francia (quest’ultimo si avvicina appena, con l’1,9%). Anche la Finlandia, un nuovo membro della NATO, si trova appena al di sotto del 2%, ma si è impegnata a incrementare la spesa fino al 2,3% del PIL.

Facendo un focus sull’Italia, si nota che ha registrato una spesa militare pari all’1,46% del PIL nel 2023, più di mezzo punto al di sotto dell’obiettivo del 2%. Sebbene il governo abbia annunciato piani per aumentare la spesa per la difesa nei prossimi anni, l’obiettivo del 2% potrebbe non essere raggiunto prima del 2028.

Il nodo del “burden sharing“, ovvero la condivisione degli oneri all’interno della NATO, rimane quindi un tema controverso. Mentre alcuni paesi come Polonia, Grecia e Regno Unito sono in linea con l’obiettivo del 2%, altri, tra cui l’Italia, devono ancora fare progressi significativi per raggiungere questo traguardo.

Se Trump vincesse le elezioni

In caso di una possibile rielezione di Trump nel novembre 2024, è probabile che il dossier del burden sharing tornerà al centro dell’attenzione durante i vertici della NATO, con il rischio di aumentare le tensioni all’interno dell’alleanza e mettere ulteriormente in discussione la sua coesione e solidità.

Questo atteggiamento riflette quella che è da sempre la politica di Trump alla quale ci aveva abituato anche nel mandato precedente, perché a differenza dell’operato di tutti gli altri presidenti, si è distinto in politica estera per il suo isolazionismo e nazionalismo, con un’enfasi sull’interesse nazionale degli Stati Uniti al di sopra degli impegni multilaterali e delle alleanze storiche. Non sorprende di conseguenza la critica (non nuova, peraltro) verso organismi internazionali come le Nazioni Unite e la NATO.