Trump, raccolti 37 milioni per le primarie: le multinazionali dietro l’ultima elezione

I responsabili della campagna elettorale di Trump hanno dichiarato di aver raccolto 37 milioni di dollari per le primarie, ma chi sono i finanziatori? Vediamo le multinazionali che hanno contribuito alla sua precedente elezione

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

I responsabili della campagna elettorale di Donald Trump hanno dichiarato di aver raccolto 37 milioni di dollari per le primarie di quest’anno, ma chi sono i finanziatori? Non sono molto chiari gli ultimi movimenti finanziari, tuttavia sappiamo oggi chi ha contribuito alla sua precedente corsa alla presidenza degli Stati Uniti.

Trump in corsa alle primarie americane: raccolti 37 milioni dai sostenitori

I numeri aggiornati sono stati forniti da Politico: per la sua corsa alle primarie americane e la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni,  il team dell’ex presidente Donald Trump ha affermato di avere 37 milioni di dollari in banca, una somma considerevole e decisamente molto più alta rispetto a quella dei rivali repubblicani in corsa.

C’è da dire, però, che non è ancora chiaro esattamente quanto abbia effettivamente raccolto in totale la campagna presidenziale perché non sono stati forniti i dati nel terzo trimestre di raccolta fondi. I numeri ufficiali saranno resi noti dopo la verifica di gennaio. Tuttavia, molti media stanno ricalcando la notizia secondo cui la cifra raccolta in totale sarebbe di 45 milioni di dollari.

Un’altra cosa che non sappiamo con precisione adesso è chi sono esattamente le persone e gli enti che stanno contribuendo, ma possiamo provare a farci un’idea su quelli che sono i sostenitori di Trump a partire dalle multinazionali che nella precedente elezione hanno finanziato la sua campagna elettorale.

Le multinazionali dietro l’ultima elezione di Trump

OpenSecrets invece, che è un’organizzazione no-profit con sede a Washington che tiene traccia e pubblica dati sul finanziamento delle campagne politiche USA, ha raccolto nel 2020 i contributi arrivati per la campagna di Trump individuando le multinazionali che hanno investito di più nel 2020.

Ecco i principali donatori:

  • Las Vegas Sands con 45,010,542 dollari;
  • Adelson Clinic for Drug Abuse Treatment & Research con 45,005,600 dollari;
  • America First con 37,416,082 dollari;
  • Walt Disney Co con 10,589,052 dollari;
  • Laura & Isaac Perlmutter Foundation con 10,500,000 dollari;
  • Energy Transfer LP con 10,033,580 dollari;
  • Marcus Foundation con 10,000,000 dollari.

Poi a seguire troviamo:

  • Eshelman Ventures LLC con 7,000,000 dollari;
  • GH Palmer Assoc con 6,005,600 dollari;
  • Hendricks Holding Co con 5,007,548 dollari;
  • Uline Inc con 4,093,701 dollari;
  • Pulse Biosciences con 4,005,600 dollari;
  • Stephens Inc con 3,520,490 dollari;
  • Blackstone Group con 3,034,030 dollari;
  • Mountaire Corp con 1,500,100 dollari;
  • Irving Moskowitz Foundation con 1,300,000 dollari;
  • Beal Bank (Employees) con 1,109,555 dollari;
  • Cerberus Capital Management con 1,087,624 dollari;
  • RDV Corp con 1,034,369 dollari;
  • Intercontinental Exchange Inc con 1,018,537 dollari.

Forse non tutti sanno, inoltre, che nel 2020 Donald Trump non ha mai fatto donazioni per la sua rielezione, ovvero non ha mai speso soldi suoi personali ma ha trovato molti multinazionali disposte a firmargli assegni. Forbes, per esempio, ha identificato 133 donatori super ricchi che hanno contribuito alla sua precedente campagna.

I magnati di Trump, che collettivamente costituiscono circa il 14% di tutti i miliardari americani, tendono a rientrare in alcune categorie specifiche. Molti erano mega-donatori repubblicani di lunga data, come il magnate del gioco d’azzardo Sheldon Adelson, morto a gennaio, e sua moglie Miriam. Altri conoscevano Trump dai tempi degli affari, tra cui il banchiere texano Andy Beal e il re dei casinò Phil Ruffin. Circa un quarto di loro ha guadagnato nella finanza e negli investimenti, più di qualsiasi altro settore. Circa il 10% si è arricchito nel settore immobiliare, mentre più o meno la stessa percentuale ha guadagnato una fortuna nel settore energetico. La maggior parte di loro proveniva da tre stati: New York (19%), Texas (19%) e Florida (13%).