Tanta propaganda, ma anche una dichiarazione d’intenti che lascia poco spazio ai doppiogiochismi di facciata. Lo storico incontro tra Xi Jinping e Vladimir Putin a Mosca dà inevitabilmente una scossa allo scacchiere geopolitico globale, polarizzando sempre più la “guerra grande” (per dirla alla Lucio Caracciolo) che ha nell’Ucraina una tragica espressione regionale. È una partnership globale che spazia dal commercio all’energia, da un progetto sulla rotta artica al piano di pace per l’Ucraina, quella firmata dai presidenti russo e cinese.
La Cina continuerà a trattare le relazioni con la Russia come “una priorità”, perché i due Paesi sono due “grandi potenze vicine”, anzi, “partner strategici”. Le prime considerazioni di Xi Jinping dopo il suo arrivo a Mosca hanno già detto tutto: Mosca è un partner cruciale per Pechino nell’opposizione a Washington e nella costruzione di un ordine mondiale multipolare, opposto al centralismo occidentale (statunitense). Orso e Dragone hanno speso parole di distensione anche per quanto riguarda la risoluzione del conflitto in Ucraina, mentre nelle stesse ore il ministro russo Shoigu evocava rischi di “escalation nucleare” in risposta alla fornitura britannica a Kiev di proiettili anticarro all’uranio.
I russi profondi, quelli immersi testa e cuore nella realtà alter-occidentale del loro Paese, sono persuasi di essere dentro una nuova fase dello sviluppo della loro nazione, come hanno riferito all’emittente pubblica Rossija 1. Una fase in cui ci si vuole rendere il più possibile indipendenti da fonti esterne per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico, in primis per l’Intelligenza Artificiale. In questo senso la partnership con la Cina sarà cruciale.
La visita di Xi Jinping a Mosca da Putin
Tappeto rosso e strade tappezzate con manifesti di benvenuto, bandierine cinesi e russe sventolate dai sostenitori all’ingresso in albergo, le matrioske vendute nei negozi di turisti con l’immagine del presidente cinese. È stata un’accoglienza da star quella riservata da Mosca a Xi Jinping per la sua ottava visita in dieci anni. Ma anche quella attesa con maggiore trepidazione dalla comunità internazionale per le sue proposte di mediazione diplomatica. Evidenti le differenze anche scenografiche con i colloqui gelidi con leader stranieri – in particolare quello con il presidente francese Emmanuel Macron – che andarono in scena nell’imminenza dell’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina. Ma l’aspetto più ricercato dell’ospitalità tributata a Xi è l’hotel scelto per lui: il Soluxe, situato nel nord di Mosca accanto al Park Huaming, un centro d’affari con un parco di oltre 5 ettari che ospita piante tipiche di diverse province della Cina e persino una Città Proibita ricostruita in miniatura. Le camere sono arredate sulla base dei principi dell’antica pratica del Feng Shui. Un salto di qualità rispetto alla visita compiuta nel 2017 da Xi, quando fu ospitato nel grattacielo staliniano in cui ha sede l’Hotel Radisson (ex Ucraina) sulla Prospettiva Kutuzovsky.
La Federazione Russa è stata scelta da Xi come primo Paese di visita dopo la sua rielezione, in scia a una logica storica di “alleanza per scopi strategici”. L’iniziativa risponde anche all’esigenza di accreditare la Cina come mediatore credibile per il conflitto in Ucraina. Bella propaganda, nel pieno di una guerra che Mosca sta facendo molta fatica a portare avanti, come la sua controparte. Ma niente di più lontano dal reale geopolitico, visto che dal punto di vista squisitamente strategico Russia e Cina sono due imperi che si toccano, che ambiscono a esercitare influenza esclusiva nella medesima area, che perseguono obiettivi di predominio confliggenti (in Asia Centrale, in primis).
La “strana alleanza” tra Cina e Russia
Uno stallo fra tre imperi che si ha timore di spezzare, sulla sponda atlantica come su quella pacifica (“Manteniamo aperte le comunicazioni con tutte le parti, si è affannata a precisare Pechino). Lo Zio Sam teme che il Dragone possa ingoiare l’Orso, con tutto il suo nutriente carico di grano e petrolio, e per questo vuole sconfiggere la Russia in Ucraina senza distruggerla, anzi inglobandola in una realtà europea o quantomeno eurasiatica. Il presidente cinese sembrava quasi confortare l’omologo russo durante l’incontro davanti al caminetto a favore di fotografi, spingendosi addirittura a uno spot elettorale quando ha ricordato le presidenziali in programma tra un anno in Russia e ha sottolineato contemporaneamente “la prosperità” garantita al Paese da Putin. Ma resta un’incognita fino a dove Pechino potrà spingersi nel rafforzare ed ampliare le relazioni con il Cremlino senza che ne risentano i forti legami economici con l’Occidente.
La Cina e la Russia hanno “obiettivi simili” e possono cooperare per il loro perseguimento, ha sottolineato Xi. Alcuni obiettivi, non tutti, ça va sans dire. Xi è stato anche il primo leader mondiale a stringere la mano a Putin dopo il mandato di cattura della Corte Penale Internazionale per la deportazione di bambini dall’Ucraina. “Ho invitato il presidente Putin a visitare la Cina in un momento conveniente per lui quest’anno”, ha detto Xi nell’incontro immediatamente precedente con il primo ministro russo Mikhail Mishustin. Alcuni analisti sottolineato come Xi sia rimasto forse seccato dal fatto che Putin non sia andato a riceverlo in pompa magna all’aeroporto di Mosca.
Negli ambienti diplomatici si vocifera di un presidente cinese in forte imbarazzo dopo la decisione della Corte Penale Internazionale. L’incontro, però, era fissato da molto tempo e ormai non più evitabile, ma per il presidente cinese incontrare l’omologo russo è percepito, almeno in parte, come un danno d’immagine. Soprattutto se si considera l’equilibrismo diplomatico che, sulla carta, spinge per la risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina e per la distensione con gli Usa.
Il “nuovo corso” economico russo-cinese
Xi e Putin, nel loro faccia a faccia, hanno lodato la crescita dei rapporti economici tra i loro due Paesi. Un aumento del 116% di bilancio commerciale negli ultimi dieci anni, afferma Pechino; scambi record per oltre 200 miliardi di dollari, stima Mosca. E la prospettiva è quella di proseguire con una cooperazione sempre più pratica per “lo sviluppo e la rivitalizzazione delle due nazioni”. Nella dichiarazione congiunta, i due leader esprimono la loro preoccupazione per la costruzione di sottomarini nucleari previsti dal piano AUKUS e sottolineano la necessità in Ucraina di “fermare tutte le mosse che portano a tensioni e al protrarsi dei combattimenti per evitare che la crisi peggiori o addirittura vada fuori controllo”.
I numeri dell’accordo “totale” erano stati anticipati già nel colloquio col premier russo Mishustin. Pechino e Mosca contano oltre 360 partnership, con molti russi che hanno investito in Cina (il contrario è scontato). In cantiere c’è un progetto logistico congiunto lungo le rotte Transiberiana e Transasiatica, mentre il portafoglio della commissione intergovernativa per gli investimenti della Federazione Russa e della Repubblica Popolare comprende 79 progetti per un valore complessivo di oltre 165 miliardi di dollari. L’espansione della cooperazione nel campo delle tecnologie innovative, infine, consentirà di rafforzare l’indipendenza tecnologica di Cina e Russia dall’influenza esterna. Putin si è detto inoltre detto pronto ad aiutare le imprese cinesi a “sostituire” le aziende occidentali che hanno lasciato la Russia.
Al di là del fumo, però, c’è un po’ d’arrosto? I russi sanno benissimo di essere considerati il “socio debole” dell’asse Mosca-Pechino e si affrettano a sparare sulle “malelingue occidentali”. Cominciamo col dire che, nonostante le sanzioni, contraendosi “soltanto” del 2%. Per molti analisti, come Pierre Briançon, scongiurato il crollo, si parla però di un “lento soffocamento”. Il Cremlino sta cercando di finanziare deficit di bilancio che sarebbero stati gestibili in tempo di pace, pari al 2,3% del PIL nel 2022. “Dovrà lottare per soddisfare delle esigenze di finanziamento che quest’anno potrebbero raggiungere i 90 miliardi di dollari. Le difficoltà finanziarie stanno spingendo la Russia sempre più nella sfera d’influenza del presidente cinese Xi Jinping”.
Energia e commercio
Per quanto riguarda il commercio tra Cina e Russia, tuttavia, niente da dire. Nel 2022 lo scambio è cresciuto del 34% e non ha conosciuto flessioni anche nei primi mesi del 2023. Le importazioni cinesi di idrocarburi russi, in particolare, sono aumentate di quasi il 50%. A gennaio La Federazione è diventata il primo fornitore di petrolio per Pechino, superando l’Arabia Saudita. E con indubbi trattamenti di favore, poiché le raffinerie cinesi acquistano greggio russo a un prezzo fortemente scontato (senza rispettare il vincolo dei 60 dollari a barile imposto dal price cap, di cui abbiamo parlato qui). Proprio a proposito di energia, tra i due Stati sono stati concordati “praticamente tutti i parametri” per la costruzione del gasdotto Forza della Siberia 2 per l’esportazione di gas russo in Cina. L’infrastruttura andrà ad affiancare la già operativa Forza della Siberia 1. Entro il 2030, la Federazione aumenterà le forniture di gas a 98 miliardi di metri cubi. Sono poi in corso progetti per la costruzione congiunta di centrali nucleari.
Mosca ha infine annunciato di voler utilizzare lo yuan cinese nei pagamenti con Paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina. “Sono sicuro che queste forme di pagamento saranno sviluppate tra la Russia e i partner e colleghi di Paesi terzi”, ha riferito l’agenzia Ria Novosti. Al momento i pagamenti per quasi il 70% degli scambi tra Russia e Cina vengono effettuati nelle valute nazionali (rubli e yuan). Putin ha annunciato anche “lavori in corso” per integrare la Comunità economica eurasiatica e l’iniziativa One Belt, One Road sulle Vie della Seta. Si prevede inoltre di istituire un’unica commissione per lo sviluppo della rotta del Mare del Nord.
Stando ai dati disponibili, il volume totale degli scambi di soli prodotti agricoli tra Cina e Russia ha raggiunto i 7 miliardi di dollari. Un’altra priorità è la realizzazione di tratte ferroviarie e stradali “per soddisfare le crescenti esigenze di trasporto merci”. E ancora: Putin prevede un aumento della fornitura di merci russe sugli scaffali cinesi.
Il piano di pace per l’Ucraina
Poi c’è la guerra, quella tragica e assassina (ecco come la Russia recluta i suoi soldati, con racconti inediti di membri del Gruppo Wagner), e quella della retorica annessa. Tutte le belle parole sul percorso verso la pace finora se le è portate via il vento. Una cosa è stata più eclatante di altre: la Cina ha tenuto a sottolineare la propria imparzialità davanti al conflitto in Ucraina, affermando di non aver fornito armi a nessuna delle due parti in guerra, nonostante il New York Times abbia svelato – proprio nelle stesse ore dell’incontro a Mosca – l’invio di droni da Pechino a Mosca per un valore di oltre 12 milioni di dollari.
L’attenzione di gran parte di mondo si è focalizzata sulle parole inerenti il piano di pace cinese (di cui abbiamo parlato qui). “Può essere una base per accordo” per la pace con l’Ucraina, ha commentato Putin, mentre Volodymyr Zelensky afferma di aver invitato anche lui la Cina a un dialogo sulla propria formula di pace e di attendere una risposta. Per ora non c’è alcuna conferma che Xi avrà l’atteso colloquio con il leader ucraino. Colloquio fortemente auspicato anche dalla Nato e dagli Stati Uniti, con un occhio di riguardo ai territori occupati dai russi, su cui il piano cinese è volutamente vago.
In risposta alla partnership firmata tra Xi e Putin, il presidente ucraino sigla un’intesa con il premier giapponese Fumio Kishida, in visita “a sorpresa” a Kiev. Dopo una tappa a Bucha, anche i due leader “filo-occidentali” hanno firmato una dichiarazione congiunta con “i nostri valori e le nostre aspirazioni”. Zelensky ha poi annunciato di aver accettato l’invito di Kishida a partecipare in videocollegamento al G7 di maggio in programma a Hiroshima.
Intanto, mentre da un lato il Cremlino afferma che i Paesi europei e soprattutto gli Usa non consentono all’Ucraina “nemmeno di pensare” a un negoziato con la Russia, dall’altro si tributa un’apertura a mettere fine al conflitto. I miracoli della propaganda. “Ora che le maschere sono cadute, i Paesi occidentali mostrano il loro ghigno feroce”, ha affermato senza mezzi termini, com’è suo costume, il portavoce Dmitri Peskov.
Dopo la visita del presidente cinese Xi Jinping in Russia, i contatti di Pechino con Mosca contribuiranno a portare la pace. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha detto che “Mosca ha studiato con attenzione il documento di posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi in Ucraina ed è aperta a colloqui di pace“. Putin, dal canto suo, ha riferito che “la Russia apprezza la posizione coerente della Cina di sostenere equità, obiettività ed equilibrio sulle principali questioni internazionali”. L’intesa firmata da Putin e Xi prevede però sicuramente dettagli poco distensivi, poiché prevede pattugliamenti in mare e in aria ed esercitazioni congiunte, oltre allo sviluppo di scambi e cooperazione tra le Forze armate dei due Paesi.