USA colpiscono lo Yemen e il Pakistan l’Iran: ma cosa c’entra con la guerra tra Israele-Hamas?

L’esercito USA ha colpito diversi siti missilistici con l'obiettivo di colpire i ribelli Houthi nello Yemen, il Pakistan l’Iran: gli scontri in Medio Oriente alimentano i timori di una rapida escalation

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 18 Gennaio 2024 14:17

L’esercito USA ha colpito di nuovo diversi siti missilistici con l’obiettivo di colpire i ribelli Houthi nello Yemen, così gli scontri in tutto il Medio Oriente alimentano i timori di una più ampia escalation, soprattutto dopo che il Pakistan ha attaccato l’Iran.

Tutto, nel giro di poche ore, fa temere che le cose possano precipitare da un momento all’altro e che la guerra tra Israele e Hamas allarghi oltre la regione.

Quarta serie di attacchi contro gli Houthi nello Yemen: gli USA non si fermano

Gli Stati Uniti hanno effettuato un’altra serie di attacchi contro gli Houthi nello Yemen, lo riportano le testate estere, tra cui CNN e il Guardian, a seguito di dichiarazioni rilasciate da tre funzionari americani e confermate dal Comando Centrale US. È la quarta volta che vengono lanciati dei missili contro il  gruppo ribelle, sostenuto dall’Iran.

Stando a quanto emerso, gli Stati Uniti hanno preso di mira 14 lanciamissili Houthi utilizzati per attaccare le rotte marittime internazionali. I missili Tomahawk sono stati lanciati da navi di superficie della Marina americana e dall’USS Florida.

Secondo il Comando americano, i missili erano “caricati per essere lanciati nelle aree controllate dagli Houthi nello Yemen” che  rappresentavano una “minaccia imminente” per le navi commerciali e le navi della marina statunitense in transito nel Mar Ross. I missili avrebbero potuto essere lanciati “in qualsiasi momento” e gli Stati Uniti hanno agito in base al “diritto e obbligo intrinseco di difendere” i loro interessi, hanno affermato gli alti funzionari.

“Continueremo a intraprendere azioni per proteggere la vita di marinai innocenti e proteggeremo sempre la nostra gente”, ha affermato il generale Michael “Erik” Kurilla, comandante del comando centrale degli Stati Uniti.

I bombardamenti statunitensi sono gli ultimi di una serie di azioni contro gli Houthi, dopo i primi significativi attacchi in Mar Rosso da parte di questi. I ribelli dello Yemen sostenuti dall’Iran in questo modo – ostacolando gli alleati di Israele – hanno voluto sottolineare il loro supporto ad Hamas.

Oggi, quindi, a seguito delle crescenti tensioni in Medio Oriente, crescono i timori che la guerra tra Israele e Hamas a Gaza possa estendersi oltre la regione.

Cosa c’entrano gli attacchi del Pakistan in Iran con la guerra in Medio Oriente

Per una serie di eventi che si sono susseguiti rapidamente, martedì 16 gennaio l’Iran ha sferrato degli attacchi che hanno interessato la provincia pakistana del Balochistan, uccidendo due bambini e ferendone molti altri, secondo le autorità pakistane. L’Iran ha affermato di aver “preso di mira solo i terroristi iraniani sul suolo del Pakistan” e che nessun cittadino pakistano è stato preso di mira. Ma l’attacco ha scatenato la rabbia del Pakistan, che ha definito l’attacco “una grave violazione del diritto internazionale e dello spirito delle relazioni bilaterali tra Pakistan e Iran”.

Il tutto si è consumato mentre Stati Uniti e Regno Unito si scagliavano contro lo Yemen e mentre all’Aja prendeva il via il processo per genocidio a Israele, proprio per via di un conflitto e una guerra sempre più violenta a Gaza.

Cos’hanno in comune tutti questi eventi?

Pakistan e Iran condividono un confine instabile, che si estende per circa 900 chilometri (560 miglia), con la provincia pakistana del Balochistan da un lato e la provincia iraniana del Sistan e del Baluchestan dall’altro. Entrambe le nazioni combattono da tempo i militanti regione del Beluci, proprio lungo lo stesso confine. Ma sebbene condividano un comune nemico separatista, è molto insolito che entrambe le parti attacchino i militanti l’una sul territorio dell’altra.

Cosa è successo allora? È qui che ricolleghiamo al conflitto tra Hamas e Israele, ovvero: gli ultimi attacchi dell’Iran arrivano mentre i suoi alleati in Medio Oriente – il cosiddetto asse della resistenza – si stanno scagliando contro le forze israeliane nella guerra a Gaza.

Nel corso degli anni si sono verificati regolarmente scontri mortali ai confini tra Pakistan e Iran, ma ciò che è molto insolito è la volontà di ciascuna delle parti – proprio ora – di colpire obiettivi oltre quegli stessi confini, senza alcun preavviso o avvisaglia.

Il giorno prima degli attacchi in Pakistan, inoltre, l’Iran ha lanciato missili balistici contro Iraq e Siria, sostenendo di prendere di mira una base di spionaggio delle forze israeliane e di “gruppi terroristici anti-iraniani”. Nel frattempo, continuano pesanti combattimenti tra Israele e il potente gruppo Hezbollah, sostenuto dall’Iran, lungo il confine con il Libano. E gli Stati Uniti come sappiamo stanno combattendo i ribelli Houthi, anche questi sostenuti dall’Iran nello Yemen, che hanno attaccato navi nel Mar Rosso in nome della vendetta per l’assalto israeliano a Gaza.

Secondo gli esperti, l’Iran è più proattivo perché potrebbe essersi convinto a perseguire obiettivi oltre i suoi confini, soprattutto mentre gli Stati Uniti sono impegnati su più fronti e già camminano sul filo del rasoio. Ci sono infatti diverse pressioni per una riduzione delle ostilità a livello internazionale, mentre la Casa Bianca deve comunque cercare di far emergere l’espressione della propria potenza militare per scoraggiare ulteriori mosse da parte dell’Iran.

Il generale in pensione dell’esercito americano Wesley Clark, ex comandante supremo alleato della NATO, ha affermato – come riportato dalla CNN – che le varie ostilità riflettono il tentativo dell’Iran “di consolidare il suo ruolo di leader nella regione”.

Perché c’è il rischio che la guerra si allarghi

Mercoledì 17 gennaio, il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matt Miller ha affermato che Washington sta lavorando per evitare che il Medio Oriente esploda in un conflitto su vasta scala.

“Abbiamo visto l’Iran violare i confini sovrani di tre dei suoi vicini solo negli ultimi due giorni”, ha detto, riferendosi a Pakistan, Iraq e Siria. Alla domanda sulla possibilità che il Pakistan – alleato di lunga data degli Stati Uniti – possa reagire contro l’Iran, Miller ha detto: “Speriamo che questo sia un problema che possa essere risolto pacificamente”.

Di fatto, il successivo attacco del Pakistan sul suolo iraniano dimostra che il paese ha deciso di rispondere con ben più che semplici ripercussioni diplomatiche.

E ora un ruolo cruciale hanno le nazioni vicine, come l’India che ha già affermato di avere “tolleranza zero verso il terrorismo” anche se poi ha sottolineato che si tratta di “una questione tra Iran e Pakistan”. La Cina, invece, ha esortato entrambe le nazioni a dar prova di moderazione ed evitare un’ulteriore escalation delle tensioni.