L’Ucraina attacca ancora la Russia in Crimea: cambia tutto

Nel giorno in cui scade l'accordo sull'esportazione del grano, il Ponte di Kerch viene attaccato dagli ucraini. Esattamente come nell'ottobre 2022. E ora? Cosa succede?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Quello di Kerch non è solo un ponte che collega la Russia alla Crimea. Quello di Kerch è uno dei simboli del regime di Vladimir Putin, dell’annessione della penisola alla Federazione e, quindi, anche della guerra d’Ucraina. Ecco perché quando Kiev ha colpito la struttura, ha colpito qualcosa in più di un “semplice” collegamento strategico. Nella notte, infatti, droni acquatici dell’esercito di resistenza hanno provocato esplosioni sul viadotto, provocando la morte di almeno due persone.

L’obiettivo ucraino non è soltanto interrompere le catene di rifornimento e collegamento tra Mosca e Sebastopoli, in un ottica di riconquista della Crimea, ma anche colpire al cuore la fiducia dei russi nei confronti del loro presidente, che se perdesse anche l’importantissima penisola sul Mar Nero sarebbe politicamente finito. Ecco perché il Ponte di Kerch è così importante per la Russia e per l’esito del conflitto.

Una Russia sconfitta e spartita: ecco cosa vuole l’Ucraina dopo la guerra.

Attacco al Ponte di Crimea: cosa è successo

L’attacco al Ponte di Crimea non è avvenuto in un giorno a caso: il 17 luglio è l’ultimo giorno di validità dell’accordo sul grano (di cui avevamo parlato qui) che Mosca non intende rinnovare alle medesime condizioni. Che la responsabilità è ucraina lo ammette, anche fuori dalle righe, la stessa Kiev: si è trattato di un’operazione speciale condotta dalle forze navali e del Servizio di sicurezza (Sbu). “Il ponte è stato attaccato con l’ausilio di droni di superficie. È stato difficile raggiungere il viadotto, ma alla fine tutto è stato portato a termine”, afferma una fonte dell’Sbu. Le vittime sono una coppia di turisti originari di Belgorod, di 40 e 36 anni, mentre la loro figlia è stata ricoverata in terapia intensiva.

In precedenza il capo dell’ente governativo, Vasily Malyuk, aveva affermato che il Ponte di Kerch rappresenta un “obiettivo legittimo” per l’esercito ucraino. Nel pieno stile propagandistico tipico di questo conflitto, il Servizio di sicurezza commenta con ironia l’attentato: “Usignolo, mio caro fratello, il ponte si è addormentato di nuovo… E una volta… e due!”. Parliamo di un comunicato ufficiale, con tanto di carta intestata. Giusto per far capire meglio cos’è questa guerra. Poco dopo è arrivata anche la conferma ufficiale del gabinetto di Zelensky. Con tanto di dura spiegazione da parte del consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak: “Tutte le strutture illegali utilizzate per consegnare gli strumenti russi di sterminio di massa hanno necessariamente una vita breve. Indipendentemente dalla causa della distruzione”.

Dall’altra parte della barricata, Mosca fa sapere che dalle 10 è ripreso il servizio di traghetti tra i porti di Kavkaz e Kerch, mentre la circolazione sul viadotto è stata ovviamente interrotta. Nei giorni scorsi in Russia ha avuto molta eco la notizia di lunghissime code di auto e mezzi lungo il ponte. Uno scenario praticamente identico a quello osservato nell’ottobre 2022, poco prima di un altro attacco ucraino che aveva cambiato il volto della guerra. Il 7 ottobre dell’anno scorso era stato un camion bomba a danneggiare l’infrastruttura, creando una voragine in una delle due strade che corrono parallele sulle acque del Mar d’Azov.

Come è avvenuto l’attacco al ponte

Al posto o assieme ai droni navali, l’esercito ucraino potrebbe aver impiegato i missili Storm Shadow, consegnati a Kiev dal Regno Unito a partire da maggio per aggirare le difese aeree russe. Gli investigatori russi affermano ancora che l’attacco è stato effettuato da due veicoli di superficie senza pilota ucraini alle 03:05. Gli obiettivi erano il ponte stradale e il ponte ferroviario che compongono l’infrastruttura. Secondo il Gruppo Wagner, il viadotto sarebbe stato attaccato soltanto con droni marini, che avrebbero circumnavigato la penisola e colpito un pilastro dopo almeno una notte di navigazione.

A sostegno di quest’ultima ipotesi c’è il fatto che, sempre domenica, l’Ucraina ha tentato di attaccare con droni acquatici la base navale di Sebastopoli, a questo punto giudicato un diversivo dagli analisti. La pista dei missili Storm Shadow, concepiti per sfrecciare a circa 40 metri di altezza e centrare il bersaglio a oltre 300 chilometri di distanza, resta comunque aperta: prima della loro fornitura, Kiev non era in grado di colpire il Ponte di Kerch sparando dalla sua parte di territorio non occupata dai nemici (qui spieghiamo quanto costerà davvero ricostruire l’Ucraina).

Perché il Ponte di Kerch è così importante

Coi suoi oltre 18 chilometri di lunghezza, il Ponte di Crimea è il più grande di Russia e d’Europa (la doppia valenza nazionale e continentale è opportuna, fazioni a parte). Costo complessivo: tre miliardi di dollari. A volerlo fortemente è stato lo stesso Putin, per collegare la penisola occupata col territorio della Federazione. Prima la Crimea era raggiungibile solo tramite nave o traghetto. Progettato nel 2015, il maxi viadotto è stato inaugurato dal capo del Cremlino in persona nel 2018 dichiarando che era la prova più evidente che la penisola era e sarebbe rimasta territorio della Federazione.

Il ponte, lo abbiamo accennato, rappresenta uno snodo logistico di fondamentale importanza per la Russia. Esso garantisce il passaggio vitale di rifornimenti, truppe e mezzi militari (e di migliaia di civili) direttamente dalla madrepatria russa, che altrimenti dovrebbero passare da un corridoio di terra largo appena 90 chilometri che da giugno è bersaglio costante del fuoco ucraino. Se aggiungiamo che il ponte per raggiungere la Crimea è un sogno che i russi coltivano, progettano e tentano di realizzare fin dall’epoca degli zar, abbiamo il quadro completo di simbolismo e status che fa della struttura un punto centrale per la strategia e la sopravvivenza politica del Cremlino (anche il Baltico spaventa Putin: cosa può accadere).

La reazione russa

La reazione della Russia non si è fatta attendere. Poche ore dopo l’attacco al ponte, le sirene antiaeree sono risuonate a Kiev e in diversi oblast dell’Ucraina. L’Aeronautica militare ha riferito del decollo di due bombardieri russi Tu-22M3. Come sempre, alla risposta militare si affianca quella comunicativa della propaganda. “Il regime di Kiev guidato da Washington e Londra è un regime terroristico che porta tutti i segni di un gruppo criminale organizzato internazionale”, ha scritto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. “Le decisioni sono prese da funzionari e militari ucraini con la partecipazione diretta dei servizi segreti e dei politici statunitensi e britannici”.

Non poteva mancare all’appello con l’invettiva anti-occidentale il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev. Con toni ben più estremi, ça va sans dire. “I terroristi sono degli insetti e vanno distrutti con metodi disumani perché capiscono solo il linguaggio della forza. Il mondo e la nostra stessa esperienza dimostrano che è impossibile combattere i terroristi con sanzioni internazionali, intimidazioni o esortazioni”. La reazione appropriata secondo l’ex presidente russo è “far saltare in aria le loro case e le case dei loro parenti. Cercare ed eliminare i loro complici, abbandonando l’idea insipida di un processo contro di loro. Ma l’importante è distruggere i vertici delle formazioni terroristiche, in qualunque crepa si nascondano questi insetti. È difficile, ma possibile”.