Il Covid non è ancora finito: l’allarme dagli Usa sul virus

Un team di scienziati americani ha lanciato il campanello d'allarme in uno studio redatto per la Casa Bianca: ecco quando può tornare la minaccia Covid-19

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

È passata poco meno di una settimana dall’annuncio della fine della pandemia proclamata dall’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità che a oltre tre anni dall’inizio dell’incubo Covid-19 ha confermato che la fase emergenziale è ormai alle spalle. Eppure, nonostante la pandemia possa definirsi conclusa, c’è chi ancora vuole mantenere alta l’allerta su un virus subdolo che nel giro di poco potrebbe nuovamente tornare tra noi e provocare una nuova emergenza.

A lanciare l’avvertimento sono stati degli studiosi americani, che hanno accolto positivamente il parere dell’Oms sul Covid del presente senza però sottovalutare ciò che potrebbe arrivare nei prossimi mesi. Dai biologi, infatti, è arrivato l’allarme: il Sars-CoV-2 potrebbe tornare “con un’ondata di contagi in grande stile”.

Perché il Covid non è ancora finito

Che sia una minaccia vera e propria o un chiaro avvertimento affinché in futuro non ci si ritrovi a dover fare i conti con un’ondata record di contagi lo dirà solo il tempo, ma per sì e per no usare cautela e massima attenzione non è mai troppo. E a questo puntano gli scienziati del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle che hanno consegnato alla Casa Bianca i risultati di un’analisi statistica su ciò che potrebbe succedere col coronavirus nei prossimi mesi.

Stando a quanto riferito dal Washington Post, infatti, lo studio messo a punto dal biologo Trevor Bedford e dal suo team dimostrerebbe che c’è un rischio elevato che possa arrivare un’altra epidemia da Covid-19. Gli studiosi cerchiano addirittura in rosso un anno, il 2025. Secondo loro, infatti, la probabilità che tra due possa arrivare una nuova variante del virus è tra il 20 e il 40%.

Numeri che preoccupano, soprattutto guardando nel dettaglio l’analisi degli scienziati. Nel rapporto preparato in vista della dichiarazione di fine-pandemia, gli esperti hanno sottolineato che presto potrebbe comparire una nuova variante “diversa da Omicron” che potrebbe svilupparsi nel silenzio della fase endemica del Covid-19. Una tesi tra l’altro sostenuta anche da Eric Topol, direttore dello Scripps Research Translational Institute, secondo cui esistono delle varianti ancora ignote che nulla hanno a che fare con Omicron e delle quali ancora oggi si conosce ben poco.

Definite varianti di ‘lignaggio criptico’, ossia ancora non identificate, sono già state osservate negli Stati Uniti all’interno delle acque reflue e la loro trasmissione potrebbe essere molto veloce in futuro.

Quali varianti preoccupano

Ad oggi, con la fine della pandemia dichiarata dall’Oms, ci sono però ancora tante varianti Covid in giro per il mondo. Tra quelle più aggressive e quelle un po’ meno preoccupanti il cui effetto è andato via via scemando mese dopo mese, l’ultima arrivata è XBB.1.16, ovvero Arturo.

Si tratta di una mutazione che si sta ampiamente diffondendo in India e cresce pure nel resto del mondo, tanto da essere stata segnalata in 40 Paesi. Insieme all’ultima arrivata c’è però anche Kraken, ovvero XBB.1.5, a destare preoccupazione. Sotto monitoraggio ci sono anche altre 7 varianti: Centaurus (BA.2.75), Orthrus (CH.1.1), BQ.1 (Cerberus), XBB, XBB.1.9.1 (Hyperion), XBB.1.9.2 e XBF (Bythos).

Cosa fa l’Italia

E tra dichiarazioni di pandemia concluse e allarmi che arrivano dagli Usa, l’Italia non resta di certo a guardare. Il ministro della Salute Orazio Schillaci, infatti, ha ribadito più volte di dover mantenere la massima cautela e vigilanza, per poter cogliere in tempo ogni possibile ritorno del virus e agire di conseguenza.

“Siamo pronti ad affrontare la malaugurata ipotesi del ritorno” ha detto il ministro, ribadendo ancora una volta l’importanza delle vaccinazioni per arginare ogni possibile rischio di ritorno del Covid-19 come vissuto nei tre anni pandemici.