David Koch e la riforma carceraria: una lunga rivoluzione

Alla scoperta del ramo filantropico della creatura generata dalla mente e dai milioni dei fratelli Charles e David Koch

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

David Koch è stato un celebre imprenditore. Deceduto nel 2019, è stato proprietario della Koch Industries insieme al fratello Charles. Al tempo del suo decesso, era considerato da Forbes l’undicesimo uomo più ricco al mondo, con un patrimonio di 50,5 miliardi di dollari.

Molto impegnato sul fronte dell’attivismo politico, ha sostenuto svariati candidati repubblicani insieme al fratello. Lo sguardo non è però stato rivolto sempre e solo a questioni d’ufficio, anzi. Si sono anche spesi per criticità di sistema come la necessaria riforma carceraria.

La filantropia dei fratelli Koch

Milioni investiti anno dopo anno in campagne politiche legate al partito Repubblicano. Nel corso del tempo, però, i loro investimenti hanno spinto la discussione ad ampliarsi, abbracciando anche temi come il sistema di giustizia penale.

David Koch, così come suo fratello, mirava a un impegno approfondito per il raggiungimento di una società in grado di garantire pari opportunità, al fine di migliorare la propria vita. Una parte cruciale dei loro discorsi pubblici negli ultimi anni.

I due hanno di fatto sostenuto una rete, distante dall’ideologia di Donald Trump, incentrata sui necessari cambiamenti per la comunità. Qualcosa di utile, secondo alcuni, per ripulire l’immagine pubblica dei fratelli Koch. Basti pensare che l’ex leader democratico Harry Reid li ha definiti “oligarchi” in uno dei suoi discorsi al Senato.

Operazioni di facciata o meno, i due hanno sostenuto a suon di milioni numerose organizzazioni, come gli Urban Specialists, concentrati sulla prevenzione dei crimini. Al tempo stesso sull’evitare che i giovani entrino a fa parte di bande, in assenza di alternative valide per guadagnarsi da vivere e trovare uno scopo nel quotidiano.

Riforma carceraria

Al netto delle critiche, i fratelli Koch hanno generato un ramo filantropico vero e proprio all’interno del proprio impero, gestito da Evan Feinberg: “Questi eventi sono un esempio di unione tra le persone. Abbiamo la chance di lavorare con persone che potrebbero essere in disaccordo con la nostra rete di seminari, su ogni tipo di questione, ma che si uniscono per risolvere i problemi della comunità. Ecco la parte più entusiasmante di ciò che stiamo facendo”.

David Koch ha più volte spiegato di operare, da esterno, in ambito politico per generare dei cambiamenti pratici nella rete sociale. Contribuire a modificare in maniera strutturale il sistema giudiziario penale vuol dire aiutare alcune comunità, nello specifico, che si ritrovano in condizioni di povertà e schiacciate da barriere sociali.

Problemi che riguardano tutte le dimensioni della società americana, hanno spiegato i due fratelli. In nessun caso hanno pensato d’aver fatto il passo più lungo della gamba, scegliendo di affrontare tutti gli aspetti della riforma necessaria, su ogni livello, senza lasciare nessuno indietro.

Tutto ciò si lega a una rete enorme, che tenta di fare la differenza, tra fondazioni, aziende, gruppi di difesa legale e non solo. Qualcosa che i detrattori hanno definito “Kochtopus”, raffigurandola dunque come una creatura enorme e dai tantissimi tentacoli, per intervenire in ogni ambito necessario.

I due miliardari però hanno sempre sostenuto la propria bontà d’intenzione, contribuendo ad esempio a realizzare un’improbabile coalizione di gruppi di destra e sinistra a Washington. Ciò al fine di combattere “l’eccessiva criminalizzazione dell’America”.