Caso Pozzolo, quante armi circolano in Italia e come funziona il porto d’armi

Il caso del colpo di pistola partito a una festa che vede coinvolto l'onorevole Emanuele Pozzolo ha riacceso il dibattito sulle armi in Italia. Quante ce ne sono? Quante sono detenute legalmente? Quali licenze servono?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Il caso del colpo di pistola partito alla festa di Capodanno di Rosazza (Biella), che vede coinvolto l’onorevole Emanuele Pozzolo, ha scatenato le polemiche nell’alveo della politica e riacceso il dibattito sulle armi diffuse in Italia. Nell’episodio è rimasto ferito un membro della scorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.

Se da un lato sono grossomodo certe le statistiche sulle armi legalmente detenute nel nostro Paese, dall’altro è praticamente impossibile stabilire quante invece ne circolino in maniera non lecita, attraverso il contrabbando, la modifica e l’abrasione del numero di serie identificativo. Nonostante l’obbligo, infatti, grandissima parte delle armi acquistate non vengono denunciate alle autorità. Proviamo a dipingere un quadro il più completo possibile coi dati che abbiamo a disposizione.

Quante armi sono legalmente detenute in Italia?

A conti fatti, conosciamo solo ed esclusivamente il numero delle persone con licenza di porto d’armi, che in Italia ammontano a oltre 1,2 milioni. Ovviamente il numero di porto d’armi non corrisponde al totale di armi circolanti nel nostro Paese, in quanto ogni detentore può possedere più pistole e fucili. Le licenze si differenziano per tipologia d’uso dell’arma, secondo il seguente schema di categorie con annessi dati relativi al 2022, il cui totale fa esattamente 1.237.912:

  • uso caccia: 609.527 licenze;
  • uso tiro a volo: 574.842 licenze;
  • difesa personale arma lunga: 11.785 licenze;
  • difesa personale arma corta: 223 licenze;
  • guardie giurate arma lunga: 40.961 licenze;
  • guardie giurate arma corta: 574 licenze.

Ciascuna licenza consente al suo possessore di detenere legalmente fino a un massimo di tre armi comuni da sparo, 12 armi sportive e un numero potenzialmente illimitato di fucili da caccia. Secondo un sondaggio effettuato dal Censis nel 2020, il 9,6% degli italiani ha dichiarato di possedere un’arma da fuoco. Parliamo dunque di circa 6 milioni di cittadini, il quintuplo rispetto alle licenze rilasciate.

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Come funziona il porto d’armi in Italia

Subito dopo l’episodio dello sparo, il deputato Pozzolo si è affrettato a precisare che la sua pistola è “legalmente detenuta”. Un’espressione familiare, ma il cui significato merita forse qualche delucidazione. In sostanza detenere regolarmente una pistola o un fucile vuol dire aver ottenuto un’autorizzazione che viene comunemente chiamata “porto d’armi”. Il che, attenzione, non significa necessariamente che tale autorizzazione consenta anche di portare l’arma con sé in giro.

Le licenze di porto d’armi che abbiamo specificato sopra si suddividono in tre gruppi fondamentali:

  • porto d’armi per difesa personale: vale un solo anno, è rinnovabile e consente anche di portare le armi fuori dalla propria residenza (è dunque letteralmente e semanticamente corretto parlare di “porto” d’armi);
  • porto d’armi per uso sportivo: vale cinque anni e consente di usare la propria arma soltanto nei poligoni di tiro a volo o tiro a segno regolari, anche privati, a patto che durante il trasporto l’arma sia scarica e che il detentore della licenza sia iscritto in una sezione di tiro a segno nazionale;
  • porto d’armi per impiego venatorio: vale cinque anni e consente al suo possessore di uscire con l’arma dalla propria abitazione, ma solo per andare a caccia, solo durante la stagione venatoria e solo nelle aree autorizzate. Anche in questo caso l’arma deve essere trasportata scarica e in sicurezza sino al luogo dove è consentito rimontarla e caricarla per sparare. Per ottenere tale permesso occorre superare un esame di abilitazione all’esercizio venatorio.