PMI, cosa è e come funziona il factoring

Strumento per la finanza alternativa, sono sempre di più le piccole e medie imprese che utilizzano il factoring per far fronte a periodi di scarsa liquidità

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 21 Giugno 2018 14:15Aggiornato: 31 Maggio 2024 09:29

Sono sempre di più le aziende che soffrono di scarsa liquidità. Il problema coinvolge soprattutto le piccole e medie imprese che hanno difficoltà nell’ottenere il pagamento dei propri lavoratori: se la creazione del fondo Serenella ha permesso a molte PMI di migliorare momentaneamente la propria situazione finanziaria, sul lungo periodo il problema si ripropone. Per questo motivo sono sempre di più le aziende che fanno affidamento al factoring, uno strumento di finanza alternativa che permette di cedere i propri crediti a una società specializzata e di ricevere immediatamente dei soldi da investire nel pagamento dei propri dipendenti.

Cosa è il factoring

Il factoring, insieme all’equity crowdfunding e social lending, fa parte degli strumenti della cosiddetta finanza alternativa, ovvero quei servizi che le aziende utilizzano sempre di più per trovare denaro da investire. A causa del credit crunch, con le banche che sono sempre più restie a erogare prestiti, alle piccole e medie imprese non resta che affidarsi a strumenti alternativi: il factoring è uno di questo. Il factoring, quindi, è un contratto con il quale una PMI cede a una società specializzata i suoi crediti presenti e futuri. In cambio ottiene liquidità da utilizzare per le spese quotidiane, come lo stipendio dei propri dipendenti.

Come funziona il factoring

Dopo aver stipulato il contratto, la società di factoring si assume l’onere e il rischio di amministrare i crediti dell’impresa. Nel caso in cui la PMI ne avesse bisogno, la società di factoring anticipa la riscossione dei crediti attraverso dei finanziamenti. Per poter diventare un’azienda di factoring è necessario iscriversi all’apposito albo e seguire le norme della legge n.52 del 1991.

I vantaggi e gli svantaggi del factoring

Perché una piccola e media impresa dovrebbe rivolgersi a una società di factoring? Il motivo è abbastanza semplice: in alcuni settori riuscire a ottenere il pagamento delle fatture è veramente molto complicato. Soprattutto se si lavora con la pubblica amministrazione. Cedendo i propri crediti alla società di factoring sa avrà la certezza di ottenere immediatamente dei soldi da utilizzare per le spese quotidiane. E questo per le PMI è un grosso vantaggio. Ma dall’altra parte, il “guadagno” rispetto alle aspettative iniziali sarà inferiore. Infatti, cedendo i propri crediti alla società di factoring si otterrà di meno rispetto al reale valore del debito. Ad esempio, se una piccola e media impresa aveva un credito verso un’azienda di 100.000 euro, riceverà dalla società di factoring 70.000 euro: la differenza è il guadagno per aver acquistato un prestito “rischioso” (le cifre sono puramente casuali).

Factoring, la normativa

Il factoring viene disciplinato secondo la Legge n. 52/1991, che integra il Codice civile nel disciplinare quanto segue:

  • la natura del soggetto cedente, che dev’essere un imprenditore;
  • la natura dei crediti ceduti, che devono nascere da contratti che sono stati stipulati nell’esercizio di un’impresa;
  • la natura del cessionario;
  • la possibilità di poter cedere dei crediti futuri e/o in massa;
  • l’ipotesi di fallimento del cedente o del ceduto, così come le conseguenti procedure previste.

Un contratto di factoring prevede che il cedente trasferisca a un terzo i crediti, anche futuri, vantati dalla propria clientela. Lo scopo di tale procedura è quello di ottenere servizi o liquidità immediata. l’istituto giuridico adoperato in questi casi è la cessione del credito, in base agli articoli 1260-1267 del Codice Civile.