Pensione a 63 anni, ma ridotta: cambiano gli importi nella nuova proposta Inps

L'ultima proposta del Presidente Inps Pasquale Tridico: pensione a 63 anno, ma con importi in assegno minori

Si parla ancora di Riforma pensioni e, con l’addio definitivo a Quota 100 e il tanto discusso ritorno alla Legge Fornero, tante sono le idee revisione del sistema previdenziale portate al vaglio del Governo. Tra queste, c’è anche l’ultima proposta avanzata dal Presidente Inps Pasquale Tridico, che vorrebbe introdurre una sorta di sistema a scaglioni che permetterebbe ai contribuenti di andare in pensione a 63 anni, anche se con un importo ridotto.

Pensione a 63 anni: la proposta di Tridico

La proposta di Riforma di Tridico è molto semplice: come spiegato dal Presidente Inps, l’Istituto vorrebbe riconoscere ai contribuenti la possibilità di decidere se andare in pensione anticipatamente, accettando però una decurtazione degli importi (almeno fino al raggiungimento della pensione per anzianità).

In questo modo, il lavoratore, raggiunta l’età di 63 anni, potrà scegliere di non continuare a svolgere la propria professione e ricevere dalle casse previdenziali quanto maturato in contributi fino a quel momento (ovvero la pensione contributiva).

Pensione a 63 anni: come cambierebbero gli importi con la riforma Tridico

Così come presentato, il sistema di Tridico introdurrebbe una sorta di sistema a scaglioni, con importi pensionistici diversi a seconda dell’età del lavoratore.

In caso di uscita dal lavoro anticipata, ovvero in caso di pensione a 63 anni, il contribuente avrebbe diritto ad un importo pari a quanto maturato in contributi. La cifra dell’assegno pensionistico, quindi, dipenderà dal numero di anni contributivi e sarà tale fino al raggiungimento dell’età pensionabile, che attualmente è pari a 67 anni.

Trascorso questo periodo di tempo, dopo 4 anni il pensionato vedrà l’importo del proprio assegno cambiare, con il passaggio ad un nuovo sistema di calcolo, ovvero quello che permette di calcolare la pensione di vecchiaia.

Pensioni, come funziona il sistema contributivo

Per avere ancora più chiaro il quadro, qualora la proposta di Tridico dovesse passare, va specificato che esistono ad oggi due metodi diversi per calcolare pensione contributiva e pensione di vecchiaia.

Il calcolo contributivo della pensione è stato introdotto con la Riforma delle Pensioni del 2011. Secondo questo sistema, l’ammontare della pensione è definito in base ai contributi versati, seguendo il principio “più versi, più avrai”. Con il sistema contributivo infatti, l’importo della pensione viene determinato dalla somma dei contributi accumulati e rivalutati durante la vita lavorativa. Questa somma viene poi convertita in pensione utilizzando coefficienti di trasformazione che variano in relazione all’età del lavoratore al momento del pensionamento. Più elevata è l’età, più alta sarà la pensione.

La pensione di vecchiaia, invece, è una prestazione vitalizia di natura economica e previdenziale, erogata a chi ha raggiunto il limite massimo d’età (attualmente pari a 67 anni) congiuntamente a una determinata anzianità contributiva. I requisiti di accesso variano a seconda del sistema di calcolo con cui il trattamento verrà liquidato, ma anche dalla data di inizio attività, dal tipo di lavoro svolto (nonché dalle leggi in vigore in un determinato periodo, che spesso concedono sconti o riconoscono eccezioni di uscita).