Pensioni, nella nuova bozza cambiano le regole per il contributivo

Modificati nella Manovra i criteri minimi per accedere al sistema contributivo relativi sia alla pensione di vecchiaia sia alla pensione anticipata

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Salta il limite dell’importo 1,5 volte superiore all’assegno sociale per accedere alla pensione di vecchiaia con il contributivo. Tra i lavori in corso sul sistema previdenziale nella legge di Bilancio 2024, il Governo da una parte equipara alla pensione sociale di circa 500 euro il trattamento maturato per l’uscita dal lavoro per anzianità, dall’altra alza a 3 volte il minimo la soglia per andare in pensione anticipatamente con il sistema contributivo.

Le regole del contributivo

Secondo le regole attualmente in vigore, i lavoratori che hanno cominciato a versare contributi dal 1996 possono ricevere la pensione di vecchiaia con 67 anni di età e 20 di contributi, a condizione che l’importo maturato non sia inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale. Per ricevere l’assegno è necessario dunque aver messo insieme una cifra, ai valori attuali, di 755 euro mensili.

L’importo ricevuto nella pensione viene calcolato applicando ai contributi versati dei coefficienti di trasformazione che tengono conto dell’andamento della media del Prodotto interno lordo dell’ultimo quinquennio e della indicizzazione della età pensionabile alla speranza di vita.

Chiunque può poi uscire dal lavoro a prescindere da questo limite, ma con almeno cinque anni di contributi, a 71 anni.

Chi invece decide di andare anticipatamente in pensione a 64 anni deve avere 20 anni di contribuzione effettiva e l’ammontare mensile della prima rata di pensione non deve essere inferiore a 2,8 volte l’importo mensile dell’assegno sociale, cioè circa 1.400 euro.

Le nuove regole

Stando all’ultima versione della Manovra, mentre la soglia per ricevere la pensione di vecchiaia viene ridotta fino a un cifra pari all’assegno sociale, il limite per uscire dal lavoro prima del tempo sarebbe alzato a 3 volte l’importo della pensione sociale, mentre sarebbe mantenuto a 2,8 per le madri con un figlio e a 2,6 per le lavoratrici con due figli.

Il testo prevede inoltre che l’assegno anticipato non può superare il valore lordo mensile di cinque volte l’importo minimo, fino al raggiungimento dei requisiti della pensione di vecchiaia.

Con le modifiche apportate nella legge di Bilancio 2024, per uscire dal lavoro prima del tempo sarà dunque necessario aver maturato almeno 1.500 euro di pensione (1.400 per le lavoratrici con un figlio, 1.300 con due). Soglia difficilmente raggiungibile dalla maggior parte dei cosiddetti “contributivi puri“, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, con occupazioni spesso precarie, intermittenti e sottopagate (qui abbiamo spiegato per chi non sono previsti gli aumenti degli assegni pensionistici nel 2024).

Secondo un recente studio realizzato dal Consiglio Nazionale dei Giovani assieme a EU.R.E.S. dal titolo “Situazione contributiva e futuro pensionistico dei giovani”, i lavoratori dipendenti che oggi hanno meno di 35 anni potrebbero raggiungere un assegno di 1.577 euro lordi mensili (1.099 al netto dell’Irpef) , cioè 3,1 volte l’importo dell’assegno sociale, se si ritirassero a quasi 74 anni, continuando a lavorare fino al 2057.

Alla stessa età e considerato lo stesso orizzonte temporale, i lavoratori con partita Iva otterrebbero una pensione lorda di 1.650 euro al mese (1.128 al netto dell’Irpef), valore che equivale a 3,3 volte l’importo dell’assegno sociale (qui abbiamo parlato delle novità in materia di pensioni nell’ultima bozza della Manovra).