Allarme pensioni, rischiamo di non poterle pagare più. La mossa di Giorgetti

Il piano del ministro: "Tagliare le tasse a chi fa figli". Pressing della Lega. Bitonci lancia l'ipotesi di una detrazione da 10.000 euro l'anno senza limiti di reddito.

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Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

Meno tasse per chi fa figli. Il governo punta anche sull’incentivo del fisco per aggredire il problema del calo delle nascite. Un impegno su cui il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è subito attivato con una proposta che potrebbe arrivare a breve. Il piano del titolare del Tesoro, secondo quanto anticipato dal Foglio, consiste in un bonus famiglie sul modello del 110% pensato per i genitori con figli.

In sostanza, spiega il quotidiano, la proposta “che a nome dell’esecutivo il ministro formalizzerà nei prossimi giorni” è che “i nuclei familiari composti da almeno due figli non pagheranno le tasse”.

La proposta della Lega

A fornire qualche dettaglio è un altro esponente leghista, il sottosegretario alle Imprese Massimo Bitonci: ridurre la tassazione per le famiglie con uno o più figli a carico “non significa abbandonare l’assegno unico”, che il governo ha indicato nel Def di voler aumentare; ma “oltre a questo – aggiunge – si dovrebbe reintrodurre una detrazione di 10.000 euro l’anno per ogni figlio a carico (ora 950 euro fino ai 21 anni) fino al termine degli studi anche universitari, per tutti i nuclei senza limiti di reddito”.

Problema coperture

Le misure per la natalità, come gli altri impegni presi dal governo, dalle pensioni ai rinnovi contrattuali, dovranno fare i conti con le risorse disponibili: al momento gli spazi in deficit previsti nel Def (3,4 miliardi quest’anno e 4,5 il prossimo) sono già destinati al taglio del cuneo fiscale; per il resto occorrerà attendere la Nota di aggiornamento al Def in autunno. L’emergenza nascite è al centro del dibattito da giorni, soprattutto dopo che l’Istat ha certificato una natalità al minimo storico, con meno di 7 neonati e oltre 12 decessi ogni 1.000 abitanti.

Il vero allarme è sulle pensioni

Al di là delle eventuali bandiere ideologiche o delle intemerate sulla “sostituzione etnica”, il problema del calo demografico ha un risvolto estremamente pratico, e riguarda in primis il sistema previdenziale. Perché se non nascono bambini oggi, tra vent’anni non ci saranno nuovi lavoratori, e se non ci sono nuovi lavoratori che versano contributi il sistema previdenziale italiano non reggerà. Che è poi ciò che lo stesso governo ha messo nero su bianco nel Def riguardo la questione immigrati.

Lo stesso presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, evidenzia da tempo le previsioni elaborate dall’Istituto di previdenza. Oggi ci sono 23 milioni di lavoratori e 16,5 milioni di pensionati. Il rapporto è di 1,4 e, secondo i demografi dell’Inps, è destinato a scendere a 1,3 tra dieci anni e a 1 entro il 2050. Significa che ogni lavoratore con i suoi contributi dovrà pagare una pensione intera. Un sistema che non può reggere. E’ necessario che le nascite salgano dalle meno di 400 mila all’anno attuali ad almeno 500-600 mila. Solo in questo modo il rapporto tra lavoratori e pensionati tra vent’anni risalirebbe a 1,5 e renderebbe il sistema sostenibile. Di qui la proposta leghista: niente tasse, o quasi, per chi ha almeno due figli.