Pensioni di invalidità, i limiti per l’aumento dell’assegno troppo stretti

La sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito l'aumento delle pensioni di invalidità al 100% è stata però anche oggetto di critiche. Ecco perché

Lo scorso 24 giugno, la Corte Costituzionale ha stabilito l’aumento delle pensioni di invalidità civile al 100%. Tale sentenza, da molti definita “storica”, porterà ad aumentare l’importo mensile delle pensioni dall’attuale somma di 285,66 euro, ritenuta del tutto inadeguata, a 514,46 euro. La decisione, però, ha sollevato anche molte critiche, perché i criteri che regolerebbero l’aumento delle pensioni sarebbero fin troppo restrittivi.

A chi è riconosciuto l’incremento

La Consulta ha infatti stabilito che l’incremento sarà riconosciuto agli invalidi civili totali, senza che ci sia la necessità di aspettare di compiere i 60 anni d’età. L’aumento degli assegni riguarderà soltanto quegli invalidi civili totali maggiorenni con redditi inferiori o pari a 6.713,98 euro.

“Concordiamo totalmente con l’Alta Corte”, ha commentato Domenico Proietti, segretario confederale della Uil. “E riteniamo”, ha aggiunto, “che sia stato opportuno riconoscere anche ai beneficiari di questi assegni una somma aggiuntiva che porterebbe l’importo dell’assegno a circa 515€, beneficio che dovrebbe essere esteso anche ai così detti disabili gravissimi”. Per la Uil è inoltre importante che per queste persone siano messe in campo reali politiche di inclusione nel mondo del lavoro e di accessibilità“.

Le critiche

I potenziali beneficiari rimasti esclusi, in effetti, ritengono discriminatorio l’imposizione di limiti tanto stretti. Se infatti per accedere all’assegno di invalidità il reddito annuo richiesto deve essere inferiore a 16.984,79, per avere l’aumento stabilito dalla Corte Costituzionale tale limite reddituale scende a circa 6000 euro. Molti, inoltre, contestano il fatto che l’innalzamento dell’importo venga riconosciuto soltanto agli invalidi al 100%.

La decisione della Corte

La decisione della Consulta è arrivata dopo una questione di legittimità costituzionale era stata sollevata dalla Corte d’appello di Torino. La Corte ha infatti spiegato che “il caso che ha dato origine alla presente decisione riguarda una persona affetta da tetraplegia spastica neonatale, incapace di svolgere i più elementari atti quotidiani della vita e di comunicare con l’esterno”.

La Corte Costituzionale ha quindi stabilito che il cosiddetto ‘incremento al milione’, con riferimento alle lire, pari a 516,46 euro, da tempo riconosciuto per vari trattamenti pensionistici dalla legge numero 448 del 2011, “debba essere assicurato agli invalidi civili totali” di cui parla la legge 118 del 1971, “senza attendere il raggiungimento del 60° anno di età, attualmente previsto dalla legge”. Di conseguenza, “questo incremento dovrà d’ora in poi essere erogato a tutti gli invalidi civili totali che abbiano compiuto i 18 anni e che non godano in particolare di redditi su base annua pari o superiori a 6.713,98 euro”.

La promessa di Conte

Sulla questione si è espresso, durante il question time alla Camera di mercoledì, lo stesso premier Giuseppe Conte, che ha assicurato: “Il Governo sarà pronto a intervenire per adeguare le pensioni di invalidità ancora oggi a una soglia inaccettabile”. E ha aggiunto: “Sempre il Governo sta già lavorando a un testo che non potrà che essere affinato a seguito della pubblicazione di questa sentenza”.