Come ogni anno, a gennaio del 2025 l’Inps aumenterà le pensioni per adattarle all’inflazione. Nel 2024 e nel 2023 questa rivalutazione era stata particolarmente significativa a causa del rapido aumento dei prezzi che era occorso negli anni precedenti. Il Governo aveva ridotto la perequazione per le pensioni più alte, una pratica su cui la magistratura sta però esprimendo forti dubbi.
Per questa ragione, nella Manovra finanziaria del 2025, l’esecutivo ha preferito moderare i tagli, che saranno molto meno significativi rispetto al 2024. Anche la perequazione sarà però fortemente ridotta, a causa del tasso di inflazione ormai normalizzato attorno al 2%, considerando i prezzi al netto dei beni più volatili.
La rivalutazione delle pensioni e il piano del Governo per i tagli
La prima bozza della Manovra finanziaria 2025, approvata dal Consiglio dei ministri e che deve ora passare per l’esame del Parlamento, non ha toccato le pensioni. Nessuna riforma, nessuna nuova misura di flessibilità, se non la conferma di Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 103 nelle versioni fortemente limitate del 2024. Il solo cambiamento riguardo alla politica previdenziale dell’esecutivo è sulle rivalutazioni in base all’inflazione.
Da ben due diverse leggi di bilancio, l’adattamento delle pensioni all’aumento dei prezzi viene limitato. Più l’assegno è alto, meno questo aumento è significativo, con tagli anche vicini all’80% per chi ha ottenuto un trattamento previdenziale particolarmente ricco. Una misura che ha permesso al Governo di risparmiare molti fondi, ma che non è ben vista dalla magistratura, che, in due diverse cause, sta valutando una bocciatura.
Per questa ragione l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di limitare, almeno in questa prima versione del testo della Manovra, i tagli alle perequazioni:
- al 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo;
- al 90% per gli assegni 4 e 5 volte;
- al 75% per gli assegni tra le 5 e le 6 volte il minimo,
- al 50% per gli assegni superiori a 6 volte il minimo.
Nella manovra del 2024 era presente un taglio molto più netto e variegato di queste perequazioni:
- 100% fino a quattro volte il minimo;
- 85% fino a cinque volte il minimo;
- 53% fino a sei volte il minimo;
- 47% fino a otto volte il minimo;
- 37% fino a dieci volte il minimo;
- 22% per assegni dell’inflazione per assegno superiori a dieci volte il minimo.
Di quanto aumentano le pensioni dal 2025
Una differenza sostanziale tra il 2025 e gli anni precedenti è che l’inflazione su cui la rivalutazione viene calcolata è molto minore. Il dato dovrebbe aggirarsi attorno all’1% stando alle prime stime, anche se sarà Istat a fornire i dati ufficiali. Per questa ragione la rivalutazione sarà nettamente meno significativa.
In attesa di un primo aumento con le pensioni di novembre, applicando le riduzioni previste dalla prima bozza della Manovra finanziaria quindi, le rivalutazioni che si otterranno per le varie fasce saranno le seguenti:
- un aumento dell’1% della propria pensione se si percepisce fino a 4 volte il minimo, quindi fino a 1842 euro netti al mese;
- un aumento dello 0,9% della propria pensione se si percepisce tra le 4 e le 5 volte il minimo, quindi tra 1842 euro e 3073 euro netti al mese;
- un aumento dello 0,75% della propria pensione se si percepisce tra le 5 e le 6 volte il minimo quindi tra 3073 euro e 3688 euro netti al mese;
- un aumento dello 0,5% della propria pensione se si percepisce oltre le 6 volte il minimo quindi oltre 3688 euro netti al mese.
L’unica eccezione riguarda le pensioni minime stesse, che potrebbero ricevere un aumento maggiorato fino al 2,5%, poco più di 15 euro, arrivando a circa 630 euro netti al mese.