Toni e Zaccardo truffati da Proprestige, i calciatori coinvolti negli investimenti fallimentari

Nata nel 2010, l'azienda nel 2013 ha dichiarato il fallimento: tra i soci molti calciatori professionisti, come Luca Toni e Cristian Zaccardo

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 1 Ottobre 2024 11:15

Era nata con grandi ambizioni e con l’idea di investire in alberghi di lusso in Austria e resort in Basilicata, puntando a guadagni straordinari. Ma la realtà si è dimostrata ben diversa. E per i due soci della Proprestige, Fabio Viero, 60 anni, amministratore delegato della società, e Ugo Antonio Barchiesi, 70 anni, di Matera, si sono aperte due settimane fa le porte del carcere con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Tra i soci che si sono fidati di loro ci sono tantissimi calciatori professionisti, come Luca Toni e Cristian Zaccardo.

La storia dell’azienda e il suo epilogo

Nata nel 2010, l’azienda non ha avuto una vita molto lunga; nel 2013 infatti, la società dichiara il fallimento a causa di un buco milionario, e la procura avvia un’inchiesta. Nell’aprile 2016, in seguito a un rito abbreviato, il giudice dell’udienza preliminare Mariella Fino condanna l’ex amministratore delegato Fabio Viero, e l’ex socio e presidente del consiglio di amministrazione Ugo Antonio Barchiesi, entrambi di Padova, a cinque anni di reclusione per bancarotta fraudolenta aggravata, con un danno di 6,8 milioni di euro. 

L’ultimo ricorso presentato alla Cassazione è stato respinto ieri, confermando così la condanna emessa dalla Corte d’Appello di Venezia il 18 ottobre 2023. A rimanere senza risarcimento sono i soci che avevano investito i loro capitali, molti dei quali calciatori di fama: i due campioni del mondo Luca Toni e Cristian Zaccardo, ma anche calciatori conosciuti di Serie A come Bosko Jankovic, Sebastien Frey, Alex Manninger, Igor Budan, Riccardo Montolivo, Rolando Bianchi, oltre al loro consulente Adriano Trevisan.

Questi investitori avevano versato somme considerevoli per sostenere la crescita della società. Tra loro anche l’ex assessore alla sicurezza Maurizio Saia, che aveva contribuito con un investimento più contenuto ma comunque rilevante. Tuttavia, i piani dell’azienda, strutturati in tre fasi, sono falliti uno dopo l’altro nel giro di pochi mesi. Secondo la Cassazione, gli errori negli investimenti decisi dagli amministratori erano del tutto prevedibili, poiché società di consulenza rinomate avevano espresso parere negativo in merito.

Gli acquisti che promettevano

Tra gli acquisti-truffa, la Cassazione ne ha trovati diversi: come quello per acquistare la società agricola Serramarina di Matera, che comportava un versamento di 1,4 milioni di euro più Iva, accompagnato dalla sottoscrizione di un contratto per l’acquisto del Complesso Turistico Serramarina per un importo aggiuntivo di 900mila euro.

La seconda operazione prevedeva un’obbligazione di 2,16 milioni di euro per l’acquisto di una quota dello Schlosshotel Velden in Carinzia, avviata con la Hypo Bank. La terza riguardava l’acquisto di una quota di una società legalmente appartenente a Barchiesi, per un costo di finanziamento di 2,2 milioni di euro versati dai soci. Nel giro di pochi anni, però, la Proprestige srl accumula un passivo di 6,8 milioni di euro.

I giudici di primo e secondo grado stabiliscono che queste operazioni finanziarie non fossero adeguatamente garantite e che il loro esito negativo fosse prevedibile; in particolare, riguardo al castello in Carinzia, i giudici citano le valutazioni di esperti di Deloitte e Zmuck & Kislinger, i quali, durante la due diligence, evidenziano che l’investimento era basato su una serie di ipotesi, che non necessariamente si sarebbero verificati.

I calciatori coinvolti

Quando i calciatori si sono resi conto degli investimenti errati, era già troppo tardi. Alcuni di loro, tra cui Luca Toni, avevano avviato una denuncia per truffa contro Barchiesi e Viero, ma il gip di Padova ha archiviato il procedimento.

Anche Cristian Zaccardo, che ha giocato per Parma e Milan e ora è procuratore, aveva tentato di reclamare 600mila euro per l’investimento in Carinzia andato in fumo. Ma nel 2020 il giudice ha rigettato il ricorso, stabilendo che nessun risarcimento era dovuto all’ex difensore azzurro. Molti altri suoi colleghi hanno scelto di non intraprendere ulteriori azioni legali per evitare di compromettere la loro immagine.