Il decreto Salva Casa sblocca i mini appartamenti: cosa cambia a Milano e Roma

Nelle città italiane si stanno diffondendo, grazie al decreto Salva Casa, i mini appartamenti: gli effetti su Milano e Roma

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Alla fine di luglio il Parlamento ha convertito in legge il cosiddetto decreto Salva Casa, le cui misure sono quindi diventate definitive. Uno degli effetti principali di questa norma è lo sblocco dei cosiddetti mini appartamenti, più bassi e piccoli di quelli normalmente considerati abitabili.

Lo scopo di questa misura è ridurre le difficoltà del mercato immobiliare delle grandi città italiane di rispondere all’aumento della domanda di abitazioni. Un recente studio ha analizzato le conseguenze che lo sblocco dei mini appartamenti avrà sui due centri urbani di maggiori dimensione e numero di abitanti del nostro Paese: Milano e Roma.

Cosa sono i mini appartamenti del decreto Salva Casa

Il decreto cosiddetto Salva Casa, approvato dal Consiglio dei ministri a fine maggio e diventato legge nel mese di luglio, modifica leggermente alcuni criteri di abitabilità per alcune strutture. Non si tratta di una riforma completa di questi criteri: in generale, questi rimangono gli stessi di sempre. Ma ci saranno alcune eccezioni:

  • i monolocali potranno avere una superficie di 20 metri quadrati invece di 28 metri quadrati;
  • i bilocali potranno arrivare a un’estensione minima di 28 metri quadrati invece di 38 metri quadrati;
  • l’altezza minima scende da 2,7 a 2,4 metri.

Altri requisiti, come il rapporto aeroilluminante (quello tra superficie vetrata e pavimento) e la conformità degli impianti e dei sistemi sanitari non sono stati modificati. L’obiettivo di questa norma voluta dal governo Meloni è aumentare il numero di case disponibili sul mercato immobiliare, soprattutto nelle grandi città, per combattere l’aumento dei prezzi delle abitazioni e degli affitti.

Quanto costano mini appartamenti a Milano e a Roma

Cesavo, azienda che si occupa di compravendite di immobili, ha realizzato uno studio che esamina l’impatto di questi cambiamenti sulle due più grandi città italiane: Milano e Roma. Nel capoluogo lombardo, circa l’1% delle 16.100 abitazioni disponibili sul mercato ricade nelle nuove regole per l’abitabilità. Si tratta quasi interamente di monolocali: il 98%.

Si tratta quindi di 158 monolocali e 3 bilocali, un numero di case piuttosto limitato. Inoltre, circa l’11% di questi appartamenti, 16 in totale quindi, deve essere ristrutturato per poter diventare abitabile. È invece in buone condizioni il 77% delle abitazioni analizzate. La norma in sé quindi non rappresenta un cambiamento radicale per la situazione immobiliare di Milano, che rimane una delle città con i costi più alti per l’acquisto o l’affitto di una casa. Anche i mini appartamenti costano molto: solo il 43% rimane sotto i 100mila euro, il 41% sta tra i 100mila e i 200mila, mentre il 14% va oltre i 200mila.

La situazione di Roma è leggermente diversa. La percentuale di case che diventeranno abitabili grazie al decreto Salva Casa è soltanto dello 0,4%, anche se le abitazioni analizzate sono quasi il doppio di quelle di Milano, 30.300. Anche in questo caso si tratta principalmente di monolocali, il 69%, ma i bilocali rappresentano una frazione significativa vicina al 20% del totale.

Anche in questo caso i dati assoluti rivelano che il numero di case aggiunte al mercato immobiliare regolare è molto basso. Si tratta di 121 appartamenti in tutto, 83 dei quali monolocali e 24 bilocali. Il patrimonio immobiliare romano sembra però in condizioni migliori di quello milanese. Delle case che rientrano nella categorizzazione dei mini appartamenti, soltanto il 6% necessita di una ristrutturazione prima di essere abitato, mentre ben l’86% è già pronto per l’utilizzo. Quasi tutte queste abitazioni costano meno di 100mila euro (69%), mentre il 26% rimane tra i 100mila e i 200mila euro.