Gli schiavi moderni pagati (poco) per addestrare ChatGPT

Gli addestratori di intelligenze artificiali guadagnano poco e non hanno tutele. Spesso operano con contratti a termine e in outsourcing. È quanto emerge da un'inchiesta.

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Che siano utilizzati per lavoro o per semplice svago, ChatGPT e le altre piattaforme di intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il modo di approcciarsi al Web. Come sempre l’opinione pubblica e gli specialisti si dividono fra apocalittici e integrati, per parafrasare Umberto Eco. Ma dietro all’intelligenza artificiale si nasconde un esercito di persone pagate poco e con zero diritti.

Chi ha creato ChatGPT

GPT è solo la più famosa intelligenza artificiale attualmente disponibile. La sigla sta per Generative Pre-trained Transformer. ChatGPT è una piattaforma di intelligenza artificiale creata dall’azienda OpenAI alla base della quale ci sono algoritmi di apprendimento automatico (machine learning).

Se il papà di ChatGPT è universalmente considerato Sam Altman occorre però ricordare che allo sviluppo del progetto hanno partecipato anche altre menti, una delle quali appartiene a Elon Musk. Musk ha inizialmente preso parte al team di sviluppo, per poi allontanarsene.

Da una parte del monitor ci sono studenti che utilizzano ChatGPT per ricerche e tesine, professionisti che sottopongono i propri lavori all’esame dell’intelligenza artificiale, artisti digitali che creano opere d’arte fatte di pixel e semplici curiosi che pongono al cervellone digitale delle domande curiose e improbabili.

Chi c’è dietro ChatGPT

Dall’altro lato del monitor c’è un esercito di lavoratori con contratti a termine, nessun benefit e paghe orarie inferiori a quelle di chi frigge le patatine nei fast food. Mentre in California, nelle grandi catene di fast food, si porta il salario minimo a 26 dollari l’ora, i trainer che addestrano l’intelligenza artificiale incassano 15 dollari l’ora senza alcun benefit (ferie, malattia, maternità, ecc…)

È quanto emerge da un’inchiesta dell’Nbc che ha raccontato la vita degli operatori di OpenAI. Nel corso di innumerevoli ore di lavoro, gli addestratori di intelligenza artificiale migliorano la precisione delle risposte, limano termini, etichettano immagini, fanno previsioni su quali argomenti andrebbero generati seguendo il filo logico delle argomentazioni.

Nelle nuove tecnologie non sono impiegate solo grandi menti imprenditoriali e geni creativi, ma anche operai digitali pagati poco e  senza tutele.

“Siamo manovalanza di basso livello (“grunt workers”) ma senza di noi non ci sarebbero i sistemi linguistici di intelligenza artificiale”, lamenta Alexej Savreux, 34enne addestratore di Kansas City. “Puoi progettare tutte le reti neurali che vuoi, puoi coinvolgere tutti i ricercatori che vuoi, ma senza etichettatori, non hai ChatGPT. Non hai niente”, aggiunge.

Manovalanza digitale

La storia si ripete, evolvendosi e adattandosi ai tempi: se negli Anni ’50 la manovalanza informatica era rappresentata dagli operatori addetti alle schede perforate, oggi gli addetti alle AI sono lavoratori a termine o a chiamata, assunti spesso in outsourcing, spesso privi di assicurazione sanitaria e che lavorano nel totale anonimato. Il merito dei risultati va poi ai dirigenti e ai ricercatori delle startup tecnologiche.

Nel 2021 Pai (Partnership on AI) ha messo in guardia sull’imminente picco di domanda per quello che ha definito “lavoro di arricchimento dei dati” e ha stilato una serie di linee guida in merito a questioni come equo compenso e corretto trattamento dei dipendenti. Al momento DeepMind, una sussidiaria AI di Google, è l’unica azienda tecnologica ad essersi impegnata nel rispettare tali linee guida.

Il lavoro di addestratore di intelligenza artificiale viene spesso dato in appalto all’estero: la rivista Time riferisce che a Nairobi, in Kenya, più di 150 persone che hanno lavorato su AI per Facebook, TikTok e ChatGPT hanno recentemente votato per formare un sindacato, lamentando la bassa retribuzione e l’alto carico mentale del lavoro.

Il mercato delle intelligenze artificiali è vasto e in continua espansione, tanto che quando ChatGPT è stata bandita dall’Italia per alcune settimane gli utenti si sono limitati a utilizzare le alternative. Nel prossimo futuro si teme che una quantità di lavori saranno messi a rischio dalle intelligenze artificiali.