A poche settimane dall’inizio dell’estate, l’Italia sembra aver già raggiunto un importante traguardo: il 54% delle camere d’albergo è già stato prenotato per i mesi centrali della stagione estiva. È un dato che fotografa un settore in netta ripresa, quello del turismo, vivace e in trasformazione, con importanti ricadute a livello economico.
Non a caso, come è emerso da un’elaborazione condotta dall’agenzia Albergatore Pro su oltre 1.000 strutture ricettive in tutto il Paese, analizzando i dati gestionali delle prenotazioni e dei costi, l’Average Daily Rate (ovvero la tariffa media giornaliera per camera doppia con trattamento bed & breakfast) è salita complessivamente del 2,3% rispetto all’anno precedente.
È il classico esempio di domanda che spinge i prezzi al rialzo, ma le differenze tra tipologie di destinazione — città, mare, montagna, laghi — rivelano tendenze nuove e confermano, in parte, le trasformazioni in atto nel comportamento del viaggiatore post-pandemico.
Indice
Crescono le prenotazioni in città
Se l’estate 2024 aveva visto le destinazioni balneari dominare il panorama delle prenotazioni, per il 2025 il baricentro si sposta nettamente verso le città. Le mete urbane segnano un +8% rispetto all’anno scorso.
È un segnale importante, che può essere interpretato sia come una rinnovata voglia di cultura, eventi e turismo esperienziale come l’enoturismo, sia come conseguenza di una primavera particolarmente ricca di ponti festivi, che ha “scongelato” prima del previsto la voglia di vacanza.
Il ritorno del turismo internazionale – che ha segnato un aumento del +6,1% delle presenze estere rispetto al 2019 e un +7,1% rispetto al 2023 – ha sicuramente contribuito a rianimare le grandi città d’arte. Ancora una volta, però, questa tendenza ha contribuito all’aumento dei prezzi.
Basti pensare che a Roma, complici il Giubileo e l’elezione di Papa Leone XIV, si è assistito a un aumento delle tariffe del 4% quest’anno, arrivando a una media di 196 euro per camera doppia a notte.
In questo contesto, però, vanno segnalati due casi emblematici, che meritano una riflessione, ovvero Venezia e Milano. In entrambe le città, infatti, si registra un calo dei prezzi per il pernottamento, rispettivamente del -5% (a 220 euro) e del -1% (a 157 euro). La flessione potrebbe essere spiegata da fattori diversi.
A Venezia, ad esempio, l’introduzione del ticket d’ingresso e una percezione crescente di overtourism potrebbero aver spinto una parte della domanda verso mete alternative.
A Milano, invece, la contrazione potrebbe essere legata a una temporanea saturazione dell’offerta o a una riduzione dei grandi eventi fieristici nei mesi estivi, che nel resto dell’anno fanno segnare invece il tutto esaurito e salire i prezzi alle stelle.
Sempre più persone scelgono lago e montagna
Se le città guidano la classifica in termini di prenotazioni, le destinazioni lacustri e montane mostrano trend estremamente positivi sia sul fronte delle presenze che dei ricavi. I laghi crescono del +7,5% in termini di prenotazioni e registrano l’incremento più marcato nelle tariffe medie (+6,5%) con un prezzo medio giornaliero di 165 euro.
Como è la destinazione regina dell’estate: con +7% di prenotazioni e +7% sulle tariffe, che raggiungono i 204 euro a notte. Una performance da record, che testimonia l’appeal crescente di questa località non solo per il mercato domestico, ma soprattutto per il turismo internazionale di fascia alta.
Seguono Peschiera del Garda (+5%) e Bormio (+3,5%) per incremento delle prenotazioni. Proprio quest’ultima località alpina si distingue anche per l’aumento del prezzo medio giornaliero, salito a 194 euro (+5%), segno di un’offerta che si qualifica sempre più nella direzione del benessere, del turismo sportivo e del relax.
Presenze alte al mare ma prezzi al ribasso
Anche il mare regge bene la domanda, tuttavia registra un trend in controtendenza rispetto alle altre mete. Ovvero, con il 51% delle camere già prenotate (+4%), risulta il comparto meno brillante sul fronte delle tariffe.
Il prezzo medio di un soggiorno nelle località balneari è calato del 3% rispetto all’anno scorso, attestandosi a 157 euro. Il motivo? Un ritardo generalizzato nella pianificazione delle vacanze estive, causato proprio dalla primavera 2025 particolarmente favorevole.
Con un boom di prenotazioni nei mesi di marzo, aprile e maggio (+17% sul 2024), grazie alla concentrazione di festività come Pasqua, 25 aprile, 1° maggio e il week-end lungo del 2 giugno. Questa dinamica ha spinto molti viaggiatori a posticipare le vacanze estive vere e proprie, diluendo la domanda e frenando le strutture dall’alzare troppo i prezzi in anticipo.
Nonostante ciò, la spesa media per soggiorno estivo si prevede in crescita del 9%, segno che chi parte è comunque disposto a spendere di più, magari scegliendo periodi più brevi ma strutture di categoria superiore. Chi ha intenzione comunque di partire, in estate, farebbero meglio ad organizzarsi ora, prima di dover fare i conti con un aumento generalizzato dei costi.
Il ruolo strategico dei turisti stranieri
A sostenere la performance dell’intero comparto è soprattutto la domanda estera. Nel 2024 la spesa dei turisti stranieri in Italia ha raggiunto i 54,2 miliardi di euro (+4,9% sul 2023), e nei primi due mesi del 2025 si è già registrato un incremento del 6,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di un flusso vitale per l’economia turistica italiana, soprattutto in alcune aree del Nord Italia e nelle città d’arte.
Il turismo incoming, oltre a rappresentare una fonte importante di entrate in valuta estera, contribuisce anche alla stabilità del settore alberghiero. Gli stranieri tendono a prenotare con maggiore anticipo, soggiornano più a lungo e sono meno sensibili alle fluttuazioni di prezzo rispetto al turista domestico. Tendenzialmente, inoltre, spendono di più.