Aumentano i prezzi dei menu di Natale quest’anno. Nonostante alcuni rallentamenti nella crescita dei prezzi energetici rispetto agli anni precedenti, i costi legati alla gestione quotidiana di un ristorante (gas, elettricità, trasporto delle merci) restano più alti di quanto non fossero prima della pandemia di Covid, spingendo i titolari a rivedere verso l’alto i listini dei menu, soprattutto nei periodi di alta domanda come le feste.
Tuttavia, dietro questo aumento non ci sono solo fattori economici strutturali (inflazione alimentare e energetica), ma dinamiche di domanda stagionale e spesso una scelta consapevoli dei locali che cercano di preservare margini minacciati da costi crescenti.
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Secondo i dati Fipe, la spesa media per un menu completo di Natale al ristorante in Italia si aggira attorno ai 74 euro a persona nel 2025, compreso di più portate e, nella maggior parte dei casi, coperto e bevande.
Nel dettaglio, sebbene i prezzi varino significativamente da ristorante a ristorante, dai dati disponibili e dalle offerte pubblicate online emerge che, in ristoranti di fascia media, il prezzo di un pranzo o una cena nel periodo natalizio si aggira intorno a 60 o 80 euro a persona, con antipasto, primo, secondo, contorno, dolce e bevande incluse in molte offerte.
Nelle trattorie locali, invece, ci sono casi in cui si trovano menu completi intorno ai 30 o 40 euro a persona, spesso più semplici e con meno portate, ma comunque più cari rispetto ad anni recenti.
Discorso e prezzi diversi invece se si considera l’alta cucina e i ristoranti stellati. Qui i menu di Natale possono facilmente superare i 120 o 200 euro a persona, soprattutto se includono vini abbinati e piatti complessi con ingredienti costosi (caviale, aragosta, tartufo, ecc.).
Di quanto sono aumentati i prezzi
Secondo un rapporto comparativo di eToro, nel 2025 il costo del pranzo di Natale in Italia cresce del 2,4% su base annua. Nonostante l’aumento, l’Italia mostra una maggiore tenuta rispetto ai partner europei. Questo scarto è dovuto principalmente alla forza della filiera corta e alla stagionalità dei prodotti tipici natalizi italiani.
Mentre Germania e Spagna risentono maggiormente dei costi logistici e dell’importazione di alcune materie prime, l’Italia riesce a contenere i prezzi grazie a una produzione locale più capillare che ammortizza le fluttuazioni dei mercati internazionali.
Sebbene per le famiglie italiane rappresenti un ulteriore esborso in un periodo di alta spesa, il dato è positivo se rapportato all’indice generale dei prezzi al consumo (Nic). Cioè, ci sono effettivamente dei rincari, ma rispetto a molti altri Paesi sono più contenuti.
Il rialzo del 2,4% riflette quindi la dinamica di un’inflazione quasi “fisiologica” nel 2025, stabilizzatasi dopo i picchi degli anni precedenti.
Non a caso, coincide con quello riportato dal Centro Studi Fipe, che ha analizzato l’andamento dell’inflazione nei servizi di ristorazione in Italia, registrando un aumento dei prezzi pari a circa il 3% nel 2025 rispetto al 2024.
I numeri sembrano confermare un approccio responsabile da parte dei ristoratori italiani. Sembra infatti che, nonostante l’incremento dei costi operativi (personale, locazioni e forniture), gli imprenditori stiano consapevolmente operando un assorbimento parziale dei rincari.
Probabilmente con l’obiettivo di mantenere un equilibrio delicato: proteggere i margini aziendali senza erodere il potere d’acquisto dei clienti, garantendo che l’esperienza gastronomica festiva resti un valore accessibile e non un lusso proibitivo.
E in un momento storico in cui, a causa dell’aumento del costo della vita, sono sempre di più le persone che decidono di rinunciare ai pranzi e le cene fuori.