L’Italia rischia di perdere 8,7 miliardi per il taglio dei fondi Pac

Tagli ai fondi Pac: l'Unione Europea cambia le sue priorità, riducendo le risorse per l'agricoltura e mettendo a rischio il Made in Italy agroalimentare

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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La Pac, acronimo di Politica Agricola Comune, è l’insieme delle regole e dei finanziamenti che l’Unione Europea ha stabilito per il settore agricolo dei Paesi membri. È una delle politiche più antiche e importanti dell’Ue, creata con l’obiettivo di garantire la sicurezza alimentare e sostenere gli agricoltori.

Con la nuova programmazione 2028-2034, tuttavia, la riduzione dei fondi Pac destinati all’agricoltura solleva preoccupazioni concrete per l’Italia, che rischia di vedere compromessa una filiera dal valore complessivo di 707 miliardi di euro e capace di dare lavoro a circa 4 milioni di persone.

Cosa c’è dietro al taglio dei Fondi Pac

La riduzione dei fondi per la Politica Agricola Comune non è un’azione isolata, ma il risultato di un profondo cambiamento nelle priorità dell’Unione Europea. Nel nuovo ciclo di programmazione (2028-2034), la quota di bilancio destinata all’agricoltura scenderà, arrivando a circa il 14% del totale.

Questa cifra è significativa, soprattutto se, come spiegato da Coldiretti, si considera che in passato la Pac assorbiva tra il 30% e il 35% dei fondi europei. Il passaggio a un’agricoltura meno prioritaria riflette la volontà dell’Ue di destinare maggiori risorse ad altri ambiti strategici, come la difesa comune e le politiche industriali.

Le conseguenze per l’Italia

Per l’Italia, questo cambiamento si traduce in un duro colpo. Secondo le stime della Coldiretti, le risorse a disposizione del nostro Paese scenderanno a circa 31 miliardi di euro, con un taglio del 22% rispetto al periodo precedente. In termini più concreti, ciò significa perdere 8,7 miliardi di euro nell’arco di sette anni, pari a oltre 1,2 miliardi di euro in meno ogni anno.

Un taglio di questa portata potrebbe avere conseguenze non solo per le aziende agricole, ma anche per l’intero indotto, dall’industria alimentare alla distribuzione, fino alla ristorazione.

La questione, come è facile intuire, non riguarda soltanto gli agricoltori, ma anche la tenuta complessiva della filiera agroalimentare italiana. Ridurre i fondi significa ridimensionare la capacità del settore di innovare, di rispondere alle sfide del cambiamento climatico e di mantenere standard qualitativi elevati.

Qual è la posizione del Governo italiano

A tal proposito, come ha risposto il Governo italiano? Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha definito la proposta della Commissione europea “insoddisfacente” e ha fatto sapere anche che l’Italia ha già avanzato una controproposta, condivisa con altri Stati membri, per mitigare i tagli o richiedere un ripristino delle risorse (anche se non è sceso nei dettagli).

Per far fronte alle conseguenze negative previste, inoltre, l’Esecutivo ha annunciato l’adozione di un collegato agricolo alla legge di bilancio, da approvare nelle prossime settimane. L’idea è mettere nero su bianco misure specifiche per sostenere il settore agricolo italiano (anche in questo caso, però, non sappiamo ancora quali).

È stato infine previsto uno stanziamento da parte del governo con l’iniziativa denominata “ColtivaItalia”, che prevede un miliardo di euro per intervenire su varie criticità del comparto. L’obiettivo è promuovere misure aggiuntive per sostenere il settore agricolo. Per esempio, tra queste, si parla di un fondo che dovrebbe mobilitare risorse extra per allevamenti, olivicolo, filiere, imprenditoria giovanile e femminile, ma anche di promuovere una semplificazione amministrativa e di una moratoria sui mutui agricoli.