Cibi italiani in lizza per il patrimonio Unesco: i candidati

Ecco quali sono le tradizioni e cibi italiani candidati a diventare patrimonio alimentare dell'Unesco: a che punto sono le candidature e da chi sono state avanzate

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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Dopo l’arte dei pizzaioli napoletani e la dieta Mediterranea, altri tradizioni legate alla cucina italiana potrebbero presto diventare patrimonio Unesco. Non si tratta solo di ricette o prodotti, ma di veri e propri simboli culturali, riconosciuti socialmente e nel mondo, grazie alle tradizioni che si tramandano da generazione in generazione e che vanno oltre il piatto servito.

Ottenere un riconoscimento ufficiale e di fama internazionale contribuisce anche a stimolare lo sviluppo delle filiere produttive locali, rafforzando l’economia e spingendo l’occupazione.

In questo settore, dunque, è fondamentale capire quali pratiche possano contribuire a rafforzare l’economia nazionale e ad aprire nuove opportunità per i settori coinvolti. Vediamo allora cosa c’è in gioco e quali candidature coinvolgono l’Italia.

La lavorazione tradizionale del Parmigiano Reggiano

Nel 2013, il Parmigiano Reggiano è stato candidato come Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco, grazie alla proposta avanzata dal Consorzio del Parmigiano Reggiano e dal Club Unesco di Reggio Emilia.

Questo formaggio, uno dei più celebri al mondo, potrebbe ottenere il riconoscimento per la sua lavorazione tradizionale, che affonda le radici nel territorio dell’Emilia-Romagna e della Lombardia.

La produzione del Parmigiano Reggiano, che segue metodi artigianali, non è solo un pilastro fondamentale per l’economia agricola e casearia italiana, ma anche un elemento di identità culturale che merita di essere tutelato e preservato per le generazioni future.

La pasta fresca

La pasta fresca, in tutte le sue varianti regionali, è un pilastro della cucina italiana e un’autentica espressione culturale che attraversa i secoli.

Sebbene la pasta sia conosciuta e apprezzata a livello globale, le tecniche di preparazione tradizionale, come la sfoglia fatta a mano nelle regioni dell’Emilia-Romagna, del Piemonte e della Campania, sono state candidate per l’inclusione nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’Unesco.

La candidatura è stata ufficialmente presentata nel 2013, con il supporto delle istituzioni locali, tra cui il Comune di Bologna e la Regione Emilia-Romagna.

A oggi, però, non sono ancora arrivate dichiarazioni ufficiali sul suo esito finale. L’iter per il riconoscimento Unesco è complesso e potrebbe richiedere ulteriori passaggi burocratici, ma la candidatura rimane.

Aceto balsamico di Modena

Nel 2022, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, con la sua lavorazione artigianale che prevede un invecchiamento in botti di legno per decenni, ha visto una significativa evoluzione verso il riconoscimento ufficiale come patrimonio immateriale.

La candidatura per l’inclusione nella lista Unesco è stata presentata da un comitato territoriale che comprende la Consorteria e la Confraternita dell’Aceto Balsamico, nonché i Consorzi di tutela degli aceti balsamici Dop e Igp, con il supporto della Regione Emilia-Romagna e dei Ministeri dell’Agricoltura e della Cultura.

Il Ministero della Cultura ha confermato il sostegno per la candidatura, ma l’UNESCO non si è ancora espresso al riguardo. Tuttavia, sempre nel 2022, la Tradizione del Balsamico tra socialità, arte del saper fare e cultura popolare dell’Emilia centrale è stata iscritta nell’Inventario nazionale del Patrimonio agroalimentare italiano (Inpai).

Pane di Altamura

Il pane di Altamura, un tipo di pane tipico della Puglia, è riconosciuto come un’eccellenza nell’ambito della panificazione. La produzione, che segue metodi artigianali tramandati di generazione in generazione, potrebbe essere inclusa nell’elenco Unesco per la sua unicità e per il forte legame con il territorio.

L’iter per il riconoscimento è stato avviato nel 2024, con la candidatura passata ufficialmente al Governo e all’Ufficio del Patrimonio Mondiale.

La cucina italiana

La candidatura della cucina italiana come patrimonio immateriale dell’umanità Unesco è stata avanzata dal governo italiano nel 2023, sotto la guida del ministro Francesco Lollobrigida (Agricoltura e Sovranità Alimentare) e dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Questo ambizioso progetto mira a riconoscere e tutelare le tradizioni culinarie italiane, che variano da regione a regione e sono espressione di una cultura millenaria.

Dopo i successi ottenuti con il riconoscimento della pizza napoletana nel 2017 e della dieta mediterranea nel 2010, la candidatura della cucina italiana raccoglie un’ulteriore sfida per consolidare il valore gastronomico e culturale del Belpaese.

La Commissione nazionale ha approvato all’unanimità la proposta, che ora è stata trasmessa all’Unesco per l’inizio dell’iter di valutazione, che dovrebbe concludersi entro la fine del 2025.