Negli ultimi mesi il prezzo del caffè sui mercati mondiali è più che raddoppiato, rendendo più costosa sia la produzione che il consumo finale del prodotto. Banalmente, non sono aumentati solo i costi per le aziende del comparto, ma anche prendere un caffè al bar oggi costa di più rispetto a qualche anno fa.
Ma cosa sta spingendo i prezzi verso l’alto? Diverse cause si intrecciano dietro questa impennata, dalle difficoltà climatiche alle dinamiche del commercio internazionale.
Indice
Cambiamento climatico e calo della produzione
Il prezzo del caffè ha registrato un forte aumento a livello globale e uno dei principali fattori alla base di questa crescita è il cambiamento climatico e il conseguente calo della produzione.
Eventi estremi, come siccità, piogge intense e temperature instabili, stanno mettendo in difficoltà le principali aree di coltivazione, riducendo la produzione e facendo aumentare i costi lungo tutta la filiera.
Persino i Paesi chiave nella produzione di caffè stanno facendo i conti con condizioni climatiche sempre più imprevedibili:
- il Brasile, che è il principale esportatore di caffè al mondo, ha subito per esempio negli ultimi anni gelate improvvise e lunghi periodi di siccità, che hanno compromesso la crescita delle piante;
- il Vietnam, leader nella produzione di caffè robusto, ha dovuto affrontare piogge eccessive che hanno danneggiato il raccolto e reso più difficile la lavorazione dei chicchi.
Tali situazioni, col tempo, hanno finito per alimentare un circolo vizioso. La minore offerta di caffè ha portato inevitabilmente a un rialzo dei prezzi, mettendo allo stesso tempo a rischio la sostenibilità economica dei coltivatori.
Le difficoltà climatiche, infatti, non solo riducono la quantità di caffè disponibile sul mercato, ma aumentano anche i costi di produzione.
L’aumento dei costi di produzione
A spingere al rialzo il prezzo del caffè sul mercato c’è poi un altro fattore, ovvero i costi sempre più elevati che i produttori di caffè devono affrontare.
I fertilizzanti sono diventati più costosi, i salari per i lavoratori sono aumentati per compensare la carenza di manodopera e la necessità di pratiche agricole più sostenibili sta rendendo la produzione più onerosa.
I coltivatori devono infatti investire in sistemi di irrigazione più efficienti, fertilizzanti più costosi e tecnologie per proteggere le piante dalle malattie, aggravate sempre dal cambiamento climatico.
Per questo motivo, senza le risorse adeguate da impiegare, molte aziende – specie le più piccole – faticano a far fronte alle nuove sfide e sono costrette a chiudere, riducendo ulteriormente la produzione e alimentando un circolo vizioso che potrebbe rendere il caffè sempre più costoso e meno accessibile ai consumatori.
E la dinamica non è destinata a invertire la rotta da questo punto di vista se si analizza anche il ruolo cruciale giocato dalla speculazione finanziaria e dalle dinamiche del mercato delle materie prime, che spesso amplificano le oscillazioni dei prezzi e incidono sul costo finale della tazzina di caffè.
Speculazione finanziaria e dinamiche di mercato del caffè
Il caffè è una delle materie prime più scambiate nei mercati globali e viene trattato nei principali centri finanziari, come la Borsa di New York (Ice – Intercontinental Exchange) e la Borsa di Londra (Liffe – London International Financial Futures and Options Exchange).
Forse non tutti lo sanno, ma qui il caffè viene venduto sotto forma di contratti futures, strumenti finanziari che permettono agli investitori di acquistare o vendere caffè a un prezzo prestabilito per una data futura.
Gli investitori istituzionali e gli hedge fund entrano nel mercato del caffè non per acquistarlo fisicamente, ma per scommettere sulla sua crescita o sul suo calo di valore.
Quando un evento avverso, come la siccità in Brasile o la crisi logistica, fa temere una riduzione della produzione e innesca una crisi del caffè, i trader acquistano massicciamente contratti futures, facendo salire rapidamente il prezzo.
Questo fenomeno, così, contribuisce a far aumentare il prezzo, anche in maniera ingiustificata rispetto alla reale scarsità del prodotto.
Al contrario, se i mercati prevedono una ripresa della produzione o un calo della domanda, le vendite speculative possono provocare un crollo improvviso dei prezzi, mettendo in difficoltà i produttori che avevano fatto affidamento su quotazioni più alte.
Un altro elemento chiave nelle dinamiche di mercato del caffè è il valore del dollaro Usa. Poiché il caffè viene scambiato principalmente in dollari, un rafforzamento della valuta americana rende il caffè più costoso per i Paesi importatori, riducendo la domanda e facendo calare i prezzi. Al contrario, quando il dollaro si indebolisce, il prezzo del caffè tende a salire.
Infine, anche le decisioni delle banche centrali, come la Federal Reserve, influiscono sui prezzi. Se i tassi di interesse salgono, gli investitori tendono a ritirare capitali dalle materie prime e a spostarli su asset più sicuri, riducendo la pressione speculativa sul mercato del caffè.
Chi ci guadagna e chi ci perde?
La volatilità dei prezzi del caffè, amplificata dalla speculazione finanziaria, ha effetti diversi lungo la filiera.
Mentre i grandi trader e gli investitori istituzionali beneficiano delle oscillazioni dei prezzi, i torrefattori e le catene di distribuzione (che potrebbero influenzare le variazioni di prezzo attraverso strategie di acquisto a lungo termine) spesso trasferiscono i costi ai consumatori finali.
E poi, tra i più penalizzati di tutti ci sono sono sicuramente i coltivatori e le cooperative agricole, che non hanno il controllo sui prezzi di mercato e, quando questi crollano, rischiano di vendere a condizioni sfavorevoli, compromettendo la loro sostenibilità economica.