Nell’attuale scenario globale, mentre Europa e Stati Uniti stanno adottando normative sempre più rigide per promuovere l’ecologia e ridurre le emissioni di CO2, dall’altro lato del mondo, in Asia, i progressi in questo campo sono più lenti. È importante sottolineare che non tutti i governi asiatici possono essere considerati alla stessa stregua, ma in generale i dati ci mostrano una realtà molto diversa rispetto alla narrativa comune che attribuisce principalmente all’Occidente i principali problemi ambientali. Un esempio significativo è la gestione della plastica.
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Il dominio dell’Asia nella produzione di plastica
Secondo i recenti dati raccolti dall’associazione Plastics Europe, l’Asia ha mantenuto la sua posizione dominante nella produzione di plastica a livello globale. La Cina si conferma come il principale attore in questo settore, responsabile di oltre il 32% della produzione mondiale di plastica nel 2019. Questo valore rappresenta più del doppio della produzione europea, che si attesta al 15%, e supera anche la somma della produzione di Canada, Messico e Stati Uniti, che insieme raggiunge il 19%.
Anche nel più recente report del 2022, la situazione non è cambiata in modo significativo. La Cina continua a detenere la leadership nella produzione di plastica globale, mantenendo una quota del 32%. Seguono, in ordine, il Nord America con il 18%, l’Europa con il 15%, il Resto dell’Asia con il 17%, l’Africa e il Medio Oriente con l’8%, l’America Latina con il 4% e il Giappone, che da solo contribuisce al 3% della produzione mondiale di plastica.
La sfida della plastica in Asia: eterogeneità e problemi diffusi
Per quanto riguarda l’ambiente asiatico, occorre fare almeno due precisazioni. In primo luogo, non possiamo presumere che i principali produttori di plastica siano anche i principali utilizzatori finali del prodotto, poiché, come nel caso della Cina, è necessario considerare le esportazioni di materiale plastico all’estero. In secondo luogo, vi sono notevoli differenze nelle capacità di riciclo della plastica tra alcuni Paesi tecnologicamente avanzati, come Cina e Corea del Sud, e altri, come le Filippine e il Bangladesh.
Il risultato di questa situazione è un quadro frammentato e l’Asia che rappresenta un serio problema internazionale legato alla gestione della plastica. Ciò è dovuto non solo ai problemi di smaltimento, ma anche a pratiche quotidiane dannose per l’ambiente.
Plastica in Asia: un ruolo chiave nell’industria globale dei rifiuti
L’Asia svolge un ruolo chiave nell’industria globale dei rifiuti di plastica, sia come principale produttore che come destinazione principale delle esportazioni di rifiuti da tutto il mondo. Diverse aziende asiatiche sono tra i maggiori contributori di rifiuti di plastica monouso, specialmente in paesi come Giappone e Corea del Sud, dove l’uso della plastica è culturale. La pandemia di Covid-19 ha aumentato il consumo di prodotti in plastica monouso, rallentando le politiche contro l’uso di questi materiali.
I paesi in via di sviluppo del sudest asiatico, come Malesia, Indonesia e Vietnam, sono importanti importatori di rifiuti di plastica provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti. In passato, la Cina era il principale destinatario delle esportazioni globali di rifiuti di plastica, ma nel 2018 ha vietato l’importazione di diversi tipi di rifiuti, compresa la plastica.
L’Asia-Pacifico affronta problemi di inquinamento da plastica dovuti a infrastrutture inadeguate per la gestione dei rifiuti e alla mancanza di consapevolezza dei consumatori riguardo al riciclaggio. Entro il 2025, si prevede che l’Apac sarà responsabile di oltre il 70% dei rifiuti di plastica mal gestiti a livello mondiale, con una parte significativa di essi che finirà nell’oceano.
Inquinamento da plastica nel sudest asiatico: fonte e vittima
Il sudest asiatico è sia una fonte che una vittima significativa dell’inquinamento da plastica nell’Oceano Pacifico. La regione contribuisce in modo determinante alla dispersione dei rifiuti di plastica terrestre negli oceani, con sette dei primi dieci fiumi che rilasciano rifiuti situati nelle Filippine. Le Filippine sono anche il paese con la maggiore quantità di rifiuti di plastica rilasciati nell’oceano pro capite, nonostante producano meno rifiuti rispetto agli Stati Uniti e al Regno Unito. Cinque paesi asiatici, tra cui Cina, Indonesia, Filippine, Vietnam e Thailandia, sono responsabili di oltre la metà dei rifiuti di plastica negli oceani. Il sudest asiatico è considerato un punto critico per l’inquinamento da plastica a causa della rapida urbanizzazione e delle infrastrutture inadeguate per la gestione dei rifiuti. I paesi in via di sviluppo faticano a gestire i rifiuti a causa della mancanza di infrastrutture adeguate, e ciò porta a una cattiva gestione dei rifiuti di plastica che finiscono nell’ambiente e negli oceani.
La lotta contro la plastica monouso in Asia
Negli ultimi anni, i settori che hanno fatto il maggior uso di plastica a livello globale sono il packaging e l’edilizia, seguiti da automotive, elettronica, articoli sportivi, agricoltura e altro. In paesi come Thailandia, Taiwan e Giappone, l’uso di plastica monouso è comune, dovuto a motivi culturali legati all’ospitalità e alla presentazione dei prodotti. Tuttavia, questa pratica ha generato un’enorme quantità di rifiuti plastici che vengono bruciati, smaltiti nelle discariche o finiscono negli oceani.
Alcuni governi asiatici stanno cercando di limitare l’uso di plastica monouso. Ad esempio, Hong Kong prevede di vietare posate, piatti, bicchieri e palette di plastica entro la fine del 2023. Il governo thailandese si è impegnato a eliminare sacchetti e cannucce di plastica entro date specifiche, mentre il Giappone ha adottato una nuova legge per ridurre l’uso di posate di plastica usa e getta. Tuttavia, la sfida di ridurre l’uso della plastica monouso rimane complessa, in quanto influisce su diverse industrie e richiede un cambiamento di mentalità.