Cos’è l’ascensore sociale e perché è importante

Ascensore sociale: qual è la situazione attuale nel nostro Paese

Tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta si sentiva parlare spesso di “ascensore sociale”: le nuove generazioni riuscirono infatti a raggiungere uno stato sociale più elevato – rispetto a quello di provenienza – grazie ad esempio all’istruzione.

Ed è in questo contesto, che l’immagine dell’ascensore che sale e scende per raggiungere diversi piani, risulta essere esplicativa. A definire il concetto di “ascensore sociale” è l’Enciclopedia Treccani che lo descrive come “il processo che consente e agevola il cambiamento di stato sociale e l’integrazione tra i diversi strati che formano la società”. In altri termini, consente ad un individuo di innalzare la propria condizione sociale attraverso il lavoro, l’istruzione e la crescita economica di uno Stato.

Qual è la situazione attuale in Italia

A definirla è uno studio dal titolo “Istruzione, reddito e ricchezza: la persistenza tra generazioni in Italia” che porta la firma di Giovanni D’Alessio e di Luigi Cannari, ricercatori del dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia. Stando a quanto rilevato, in Italia l’ascensore sociale sta vivendo un momento di “blocco”, ovvero coloro che nelle generazioni passate facevano parte di un determinato ceto sociale, sono rimasti nella stessa situazione, mentre nelle generazioni presenti, lo stallo è importante. Reddito di lavoro, ricchezza e istruzione tendono a essere ereditati di padre in figlio e questo porta il Bel Paese a essere tra quelli con una minore mobilità tra le generazioni.

Questa situazione di “fermo” porta dunque le generazioni attuali a non raggiungere il gradino successivo e di conseguenza, a non fare il salto di qualità. Si tratta di una condizione causata da fattori quali:

  • il lavoro. In questo contesto, l’assunzione per “raccomandazione” difficilmente porta i soggetti del ceto medio-basso a salire di livello;
  • la scuola. Spesso la scelta del tipo di scuola superiore a cui iscriversi è condizionata dal grado di scolarità dei genitori, al punto che “Gli studenti si autoselezionano nelle diverse tipologie di istruzione secondaria (o nell’abbandono scolastico) sulla base dei risultati precedentemente conseguiti e della professione e del titolo di studio dei propri genitori. Tale meccanismo determina una segmentazione della popolazione di studenti (ad esempio tra licei e scuole professionali) fortemente correlata con le classi sociali di provenienza”.

A sostenere questo fermo nella scuola è anche l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse): dati alla mano, il numero di studenti quindicenni proveniente da ambienti più svantaggiati e capaci di raggiungere buoni risultati nel Programma di valutazione internazionale delle competenze degli studenti in lettura, matematica e scienze, è inferiore rispetto alla media Ocse. Dunque, la scuola italiana non fa abbastanza per gli studenti meno fortunati.

Dal punto di vista della ricchezza invece, l’Italia può essere considerata tra i Paesi con livelli elevati di persistenza intergenerazionale e dove si riscontra un aumento delle condizioni economiche, dal punto di vista della ricchezza.