Volkswagen in crisi chiude 3 stabilimenti, protesta e scioperi in Germania

Il colosso tedesco in crisi cerca di risparmiare 4 miliardi per fronteggiare il calo delle vendite, soprattutto in Cina

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 28 Ottobre 2024 11:50Aggiornato: 30 Ottobre 2024 13:09

Volkswagen è da tempo in grosse difficoltà e mira a risparmiare almeno 4 miliardi di euro. Il gigante automobilistico tedesco, che ha recentemente emesso un avviso di profitto negativo, ha presentato oggi 30 ottobre i risultati trimestrali e sta esplorando diverse strategie per ridurre i costi. Tra le misure, ci sono la chiusura di 3 stabilimenti i Germania, la riduzione del 10% degli stipendi e la sospensione degli aumenti salariali per il 2025 e il 2026.

Chiudono 3 fabbriche in Germania

Volkswagen ha presentato oggi 30 ottobre i risultati trimestrali e annunciato alcuni giorni fa la possibilità di chiudere tre dei suoi impianti in Germania, come risposta alla crescente competizione da parte dei produttori asiatici e del mercato dell’elettrico.

In particolare, la decisione potrebbe ricadere su alcuni dei siti più storici e sensibili, come lo stabilimento di Brunswick, che impiega oltre 7.400 dipendenti, oppure quello di Emden, che dal 1964 produce storici modelli della casa, come la Passat, e oggi sforna oltre 180mila auto all’anno grazie al lavoro di 8mila persone. Oppure ancora la sede centrale di Volkswagen a Wolfsburg, uno degli impianti automobilistici più grandi al mondo, dove fanno la mitica Golf, che dà lavoro a 70mila persone e si estende su una superficie equivalente a 910 campi da calcio. Ma ancora nulla si sa al riguardo.

Tagli del 10% agli stipendi dei dipendenti

La ristrutturazione del marchio Volkswagen prevede una riduzione salariale del 10% e il congelamento degli stipendi per il 2025 e il 2026, come riportato dal quotidiano economico tedesco Handelsblatt. Questi dettagli fanno parte di un piano che mira a ottenere risparmi per 4 miliardi di euro e include anche la chiusura di alcuni stabilimenti. Secondo il giornale, il management sta considerando anche una riduzione dei bonus per le fasce salariali più elevate e per l’anzianità.

Il colosso automobilistico, che conta 120mila dipendenti in Germania, ha annunciato il mese scorso l’intenzione di chiudere fabbriche nel paese e di procedere con potenziali licenziamenti, abrogando l’accordo sulla garanzia dell’occupazione in vigore da trent’anni per i dipendenti tedeschi. Mercoledì, Volkswagen avvierà il secondo ciclo di trattative per un nuovo contratto collettivo interno con il sindacato IG Metall, che chiede un aumento salariale del 7% e condizioni migliori per gli apprendisti. Dopo il periodo di dialogo sociale obbligatorio, è possibile che il sindacato decida di avviare uno sciopero a partire da dicembre.

Il ceo Oliver Blume giustifica queste scelte con i costi elevati legati al marchio Volkswagen, che si trova a fronteggiare una domanda in calo in Europa e una forte concorrenza da parte di BYD, ormai primo produttore globale di auto elettriche e ibride plug-in, in Cina.

“La dirigenza non ha ancora presentato un piano chiaro per il futuro di Volkswagen”, ha commentato Daniela Cavallo, presidente del consiglio di fabbrica, in una newsletter. Al momento, le trattative non hanno ancora portato risultati concreti, e la tregua in corso scadrà a breve. Questo apre la porta a possibili scioperi negli stabilimenti tedeschi di Vw a partire dal 1 dicembre.

Le difficoltà di Volkswagen

L’inizio di queste proteste segna l’avvio di una settimana cruciale per Volkswagen, che si prepara a pubblicare i risultati del terzo trimestre a metà settimana e si prevede una diminuzione sia nelle vendite che nei profitti.

La casa automobilistica sta attraversando un periodo difficile: a fine settembre ha emesso il secondo avviso di profitto negativo in soli tre mesi. Anche i marchi premium del gruppo, come Audi e Porsche, che per anni sono stati le principali fonti di guadagno, stanno affrontando nuove sfide. In particolare, Porsche ha annunciato che sta valutando possibili tagli ai costi e una revisione della sua gamma di modelli, in risposta a un crollo della domanda in Cina.