Via libera alla settimana corta in Italia: ecco per chi

In Intesa Sanpaolo smart working, settimana corta, orario flessibile e diritto alla disconnessione. E intanto si tratta anche per gli aumenti salariali

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Con l’arrivo della pandemia un nuovo termine è entrato nell’agenda di politica, aziende e sindacati: smart working. Ora che il periodo delle restrizioni è un ricordo alcune realtà professionali hanno scelto di rendere strutturale il lavoro flessibile o di allargarne la sperimentazione. Fra di esse c’è Intesa Sanpaolo che insieme ai sindacati (Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin) ha siglato l’accordo che regola smart working, flessibilità oraria e settimana corta.

Smart working in Intesa Sanpaolo

Dopo l’accordo viene estesa ai lavoratori di oltre 280 realtà, fra Banca dei Territori e Divisione Private, la possibilità di aderire al lavoro agile. Per le giornate di lavoro da casa si avrà diritto a un buono pasto da 4,50 euro. Allo smart working viene posto un limite di 120 giornate all’anno, che salgono a 140 per alcune lavorazioni.

Settimana corta in Intesa Sanpaolo

Altro punto dell’intesa riguarda la settimana corta con la distribuzione del lavoro su 4 giorni per 9 ore al giorno. Il monte ore settimanale cala dunque da 37,5 a 36 ore, il tutto a parità di retribuzione ma nel rispetto delle esigenze tecnico-operative dell’azienda e di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Saranno 40 le filiali di grandi dimensioni della Banca dei Territori dove troverà applicazione la nuova distribuzione oraria.
E a partire da novembre la sperimentazione si estenderà al personale di oltre 250 filiali più piccole. I lavoratori  potranno richiedere la settimana corta su base volontaria.

Accordo sull’orario flessibile

Viene garantita anche la flessibilità in entrata e in uscita con la possibilità di iniziare l’attività lavorativa tra le 7:00 e le 10:00, con relativo spostamento dell’orario di fine turno. La misura si applica sia al lavoro in smart working che in presenza in filiale.

Diritto alla disconnessione

Talvolta capita che lo smart working possa avere come rovescio della medaglia la (infondata) pretesa dei superiori di poter contattare il lavoratore in qualsiasi orario della giornata, anche nel fine settimana o durante le ferie. L’accordo siglato riguarda infine il diritto alla disconnessione, ovvero il diritto del lavoratore a non essere contattato con mail, riunioni virtuali e telefonate fuori dall’orario d’ufficio.

Grande adesione allo smart working in Intesa Sanpaolo

Secondo quanto riferisce Intesa Sanpaolo le nuove misure, introdotte lo scorso 1 gennaio e ora regolate da un nuovo accordo sindacale, hanno già trovato una forte adesione tra i lavoratori. Hanno aderito allo smart working 40mila persone, pari al 70% di chi poteva essere abilitato. Alla settimana corta hanno aderito oltre 17mila persone, pari al 60% del personale full time delle strutture di governance e di 12 grandi filiali.

L’accordo sullo smart working fra Intesa e sindacati si chiude mentre nel settore bancario sono in corso i confronti per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. Le richieste comprendono la riduzione dell’orario a 35 ore settimanali e un aumento salariale pari a 435 euro.

Intanto per le ultime categorie di lavoratori per le quali è ancora in vigore lo smart working tutto finisce il 30 giugno 2023, salvo proroghe. Il lavoro agile continua per chi abbia avuto la possibilità di siglare accordi individuali con la propria azienda. Un recente rapporto dell’Osservatorio Inapp ha fotografato l’attuale situazione in merito allo smart working in Italia. Dal report risulta che nel nostro Paese solo una persona su dieci abbia lavorato da casa.