Reddito di cittadinanza mentre vive ai Caraibi: l’identikit dei percettori, e cosa si rischia

Sta facendo molto discutere il caso di una donna che percepiva l'Rdc mentre viveva stabilmente nel Mar dei Caraibi. Il flop totale di questa misura, e le sanzioni previste

Percepiva il reddito di cittadinanza mentre viveva bellamente ai Caraibi. Ennesima denuncia per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e violazione delle norme sul Reddito di cittadinanza. Durante una serie di controlli, i Carabinieri di Castel San Pietro Terme nel Bolognese hanno scoperto 8 persone non in regola con la documentazione: secondo le stime, i “furbetti” del Reddito di cittadinanza avrebbero percepito, senza averne i requisiti, contributi pubblici per un ammontare di 33.084 euro.

Tra loro, una donna 50enne di Bologna che viveva stabilmente ai Caraibi e percepiva il sostegno economico. In base a quanto accertato dalle forze dell’ordine, la donna era rientrata in Italia per chiedere il rinnovo del reddito di cittadinanza e, una volta ottenuto l’aiuto, è tornata ai Caraibi, dove vive.

Violazioni del diritto di cittadinanza si susseguono sin da quando il sussidio ha iniziato ad essere erogato dopo la spinta del Movimento 5 Stelle che l’ha voluto a tutti i costi. Ma, da subito, l'”aiuto” ha mostrato tutte le sue criticità. Non solo irregolarità, ma anche scarsa propensione alla ricerca di un nuovo lavoro da parte dei percettori dell’Rdc e flop totale dei “navigator”, le figure che avrebbero dovuto traghettare i percettori del Reddito verso una nuova occupazione.

Reddito di cittadinanza, le posizioni dei partiti politici

Non è un caso che il tema abbia sempre diviso fortemente i partiti. Matteo Renzi accelera intanto sul referendum per abolirlo. Per il leader di Italia viva di tratta di “una misura che ha fallito (lo dicono i numeri) e che manda messaggi sbagliati”. Per questo, per il 2022 ha proposto una raccolta firme per un referendum abrogativo. “Dobbiamo aiutare chi davvero non ce la fa, ma per gli altri incentivare il lavoro e non l’assistenzialismo”.

Peraltro da notare che è bastato l’annuncio del referendum per portare Salvini a fare marcia indietro dopo un clamoroso “mea culpa”. “Oggi riconfermerò il fatto che ho l’onore di mettere la mia prima firma su una proposta di legge finanziaria per eliminare il reddito di cittadinanza, sono 8 miliardi di euro mal spesi che devo tornare nel settore produttivo per creare lavoro vero e non assistenza” aveva detto il leader della Lega dal Forum Ambrosetti di Cernobbio.

I numeri, come ha detto Renzi, parlano chiaro. La misura “incrocia anche un pezzo di criminalità, manovalanza che ha incassi illegali”. Il premier Mario Draghi sta dalla parte di Renzi in un certo senso: sicuramente, il sussidio va rivisto. Anche il segretario del Pd Enrico Letta sembra più cauto di un tempo, tanto da aprire a rimodulazioni della legge.

“La nostra posizione è quella del presidente Draghi: siamo a favore che si modifichi o si migliori. Si parta dalle cose che non hanno funzionato e si mantenga però un intervento a favore della povertà che esiste nel nostro Paese” ha detto Letta. “Il reddito di cittadinanza è stato spesso pensato come un intervento a favore dell’occupazione, ma è un intervento di contrasto alla povertà. Sul tema della disoccupazione bisogna riformare l’apprendistato e detassare le nuove assunzioni, questi sono gli strumenti che servono”.

Anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando sottolinea che ci sono “delle modifiche da fare, ma credo che sarebbe un passo indietro per l’Italia se tornasse ad essere tra i pochi Paesi che non ha uno strumento di contrasto alla povertà”.
E mentre la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni bolla l’Rdc come “metadone di Stato”, arrivano i risultati di una indagine della Cgia di Mestre, che svela tutti i limiti di questa misura di sostegno al reddito.

Reddito di cittadinanza, chi lo prende e dove

Chi lo prende soprattutto e dove? Il 20% abita nelle province di Caserta e Napoli, dove si concentrano complessivamente quasi 703mila beneficiari dell’RdC.

Altrettanto significativo è il numero di RdC erogati dall’Inps nelle grandi aree metropolitane: a Roma sono 240.065, a Palermo 212.544, a Catania 169.250, a Milano 122.873, a Torino 104.638 e a Bari 92.233.

Dei 3,5 milioni di destinatari del Reddito (1,5 milioni di nuclei familiari), appena 1,15 milioni hanno sottoscritto un Patto per il lavoro, vale a dire si sono resi disponibili a trovare un’occupazione. Di questi, solo 152mila hanno effettivamente trovato un impiego stabile, dopo aver percepito l’RdC per un anno pari a quasi 7mila euro.

Reddito di cittadinanza, quanto ci costa (troppo)

Quanto è costato fino ad oggi il Reddito di cittadinanza allo Stato? Tanto, troppo. L’INPS ha sostenuto, per questi 152mila nuovi occupati, una spesa di 7,9 miliardi di euro, pari a più di 52mila euro per ognuno.

Ogni posto di lavoro “creato” con il Reddito di Cittadinanza è quindi costato a tutti noi almeno 52mila euro. Detto in altri termini, oltre il doppio di quanto spende un’impresa privata per un operaio a tempo indeterminato full time che, mediamente, costa attorno ai 25mila euro (il dettaglio qui).

Reddito di cittadinanza, il flop della ricerca di nuovo lavoro

Non solo. I dati mostrano chiaramente che l’Rdc si è rivelato un fallimento anche come strumento per trovare un lavoro e quindi per combattere la disoccupazione. In 2,5 anni sono stati spesi infatti spesi 19,6 miliardi: 3,8 nel 2019, 7,2 nel 2020 e 8,6 miliardi per l’anno in corso. Per il 2022 è prevista una spesa di 7,7 miliardi.

L’ANPAL ha stimato che la probabilità di rimanere disoccupato a distanza di 12 mesi sfiora il 90% in questi casi. Questo per tutta una serie di fattori, come una insufficiente esperienza lavorativa alle spalle (secondo lo storico contributivo Inps nella classe di età tra i 18 e i 64 anni solo un terzo ha avuto un’occupazione in passato).

Reddito di cittadinanza, cosa succede a chi viola le regole

Ma cosa rischia ora la signora dei Caraibi, e chiunque presenti dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, oppure ometta informazioni dovute?

In tutti questi casi si viene puniti con la reclusione da 2 a 6 anni. È prevista, invece, la reclusione da 1 a 3 anni nei casi in cui si ometta la comunicazione all’ente erogatore delle variazioni di reddito o patrimonio, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio.

In entrambi i casi, è anche ovviamente prevista la decadenza dal beneficio con efficacia retroattiva e la restituzione di quanto indebitamente percepito.