Il trend è lo stesso orami da tanti anni e rappresenta una delle piaghe principali per il nostro paese. Una sorta di linea immaginaria (ma che incide in maniera determinante sulla vita dei cittadini) che separa il Nord Italia virtuoso e pieno di opportunità da un Sud Italia che da sempre – ossia da quel lontano 1861 – viene visto come una pesante zavorra che frena le ambizioni di tutta la Nazione.
Purtroppo il consueto rapporto Almalaurea sul profilo e sulla condizione occupazionale dei nostri laureati e delle nostre laureate non fa eccezione a questo trend, che pare ormai diventato un vero e proprio paradigma tutto italiano. Non sono solo le possibilità lavorative ad essere molto differenti tra Nord e Sud, ma anche gli stessi atenei e i corsi di laurea registrano uno spaventoso divario tra settentrione e meridione.
Nel corso di questo articolo vedremo gli ultimi dati del consorzio interuniversitario Almalaurea, pubblicati nel 2023 e sempre molto utili a ‘fotografare’ la condizione dell’occupazione dei laureati in un determinato momento storico. Ma prima, a confronto, alcuni interessanti numeri e percentuali relativi al penultimo rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, la cui pubblicazione risale al 2022. Ciò aiuterà ad avere un quadro più completo della ‘spendibilità’ del titolo di studio negli ultimi anni.
Indice
Cos’è il rapporto Almalaurea su profilo e condizione occupazionale dei laureati
Ad inquadrare il contesto di riferimento ricordiamo subito che il rapporto Almalaurea rappresenta l’indagine annuale che dettaglia l’inserimento lavorativo, nei primi cinque anni successivi al conseguimento del titolo, dei laureati che hanno ottenuto il titolo nelle università aderenti al consorzio AlmaLaurea.
Dal lontano 1998 tale consorzio realizza annualmente l’indagine sulla condizione occupazionale di chi ha ottenuto l’ambito titolo accademico. L’indagine Almalaurea, realizzata a uno, tre e cinque anni dal titolo, è in grado di fornire un’ampia fotografia dell’inserimento nel mercato del lavoro dei laureati, delle peculiarità del lavoro svolto, tra cui la professione e la retribuzione e, non meno importante, dell’uso nel lavoro delle competenze teoriche – e pratiche – conseguite durante gli anni in facoltà.
Da notare che si tratta di un’analisi assai accurata, in quanto la ricchezza informativa è assicurata dalla combinazione della documentazione statistica proveniente dal questionario di indagine, con quella ricavata dall’indagine sul profilo dei Laureati e con i dati amministrativi indicati dalle singole università.
Lavoro dopo la laurea, nel 2022 permane il divario Nord-Sud ma siamo in ripresa
Consideriamo la penultima indagine Almalaurea, quella pubblicata nel 2022. Ebbene, lo studio mostra come, a distanza di un anno dalla laurea, un ragazzo uscito dall’Università Kore di Enna o da una facoltà di Catanzaro sia ancora a spasso e con poche possibilità occupazionali, mentre un suo coetaneo formatosi a Bolzano o Brescia stia già lavorando nel 90 per cento dei casi. Ma, per fortuna, qualche segnale incoraggiante arriva anche da quelle città del Sud che da tempo lavorano per invertire la tendenza.
Tant’è che nella top five delle università che offrono le migliori prospettive d’impiego ci sono due Politecnici, quello di Torino e quello di Bari (il Politecnico di Milano non è stato censito), ma se si allarga lo sguardo a 5 anni dalla laurea, il Politecnico di Bari passa addirittura in testa alla classifica nazionale con un tasso d’occupazione del 96,5 per cento.
Tasso di occupazione come prima della pandemia
In generale, la buona notizia che emerge dal rapporto Almalaurea su 660 mila laureati – intervistati a un anno, a tre e a cinque dal titolo – è che, dopo la brusca battuta d’arresto del 2020, l’anno scorso il tasso d’occupazione non solo è tornato ai livelli pre-Covid, ma è addirittura aumentato.
Poco meno del 75 per cento a un anno, più dell’85 per cento a tre anni, sfiora il 90 per cento a cinque anni. Insomma le potenzialità del titolo di laurea restano indiscusse e davvero ottenere l’ambito traguardo potrebbe spalancare non una, ma più porte, del mercato del lavoro.
Laurea e lavoro, quali sono le facoltà che garantiscono un impiego
Si tratta ormai di un vecchio cliché: molto del successo lavorativo dipende dal corso scelto. A parità di altre condizioni, i più favoriti sono i laureati in informatica, gli ingegneri, i medici e i farmacisti. Lo ricorda nuovamente Almalaurea nel suo rapporto 2022 sul profilo e sulla condizione dei laureati.
Bene anche gli architetti e i laureati in Economia, tutti ben sopra il 90 per cento di occupazione a 5 anni dal titolo (i laureati in ambito scientifico si fermano appena sotto). Sono queste le categorie che Almalaurea indica tra quelle che più facilmente garantiscono un impiego a distanza di un anno dalla laurea, per ben 3 candidati su 4. Ma si ricorda sempre che oltre al titolo di studio, a fare la differenza è anche il CV nel suo complesso e la lettera di presentazione.
Molto più critiche invece sono le condizioni per i laureati in materie letterarie, ma anche per quelli che hanno appena concluso giurisprudenza. In media, i dottori usciti da queste facoltà sono fermi poco sopra l’80 per cento di occupazione a 5 anni dal titolo: per i primi mancano le offerte, per i secondi c’è un sovraffollamento della categoria. Male anche i laureati in psicologia (85 per cento).
In linea generale, il XXIV Rapporto su profilo e condizione occupazionale dei laureati descrive una generale soddisfazione per l’esperienza di studio compiuta. Ma persistono divari di genere, territoriali e sociali.
Rapporto Almalaurea 2023, quali novità?
L’ultimo rapporto Almalaurea a disposizione è il XXV, pubblicato nel giugno del 2023. In esso emergono alcuni dati interessanti come i tassi di occupazione più alti, ma anche le retribuzioni reali influenzate dalla delicata situazione internazionale, dall’inflazione e dal caro-affitti. Degna di nota è altresì la ripresa della mobilità dei laureati per ragioni di lavoro.
In particolare, il bacino di riferimento del Rapporto 2023 sul profilo dei laureati di 78 atenei si basa su una rilevazione, che coinvolge oltre 281mila laureati del 2022 e consegna un dettagliato quadro delle principali caratteristiche di coloro che sono freschi di titolo accademico. Il Rapporto 2023 ha coinvolto circa 670mila laureati, analizzando i risultati raggiunti nel 2022 nel mercato del lavoro da chi si è laureato da uno, tre e cinque anni. Si tratta della linea di indagine comune a questo tipo di rilevazioni.
In quanti lavorano ad un anno dalla laurea?
L’analisi Almalaurea ci mostra un dato interessante e che ribadisce il trend. A dodici mesi dal conseguimento del titolo di laurea, i livelli di occupazione toccano circa il 75% tra i giovani che hanno una laurea triennale e circa il 77% tra chi ha ottenuto una laurea magistrale. Dati molto positivi che confermano quanto già nella penultima indagine del consorzio.
Il report in particolare mostra un incremento, rispetto al 2021, di 1 e 2,5 punti percentuali, di fatto ribadendo il miglioramento delle capacità di assorbimento dell’odierno mercato del lavoro italiano. In linea generale, laurearsi continua ad essere molto utile per trovare lavoro.
Aumentano, anche se di poco, i contratti a tempo indeterminato nei settori che richiedono i maggiori livelli di specializzazione, come ad esempio in campo ingegneristico. Questo a conferma di quanto i datori di lavoro sempre più bisogno di figure specifiche, con avanzate competenze teoriche e pratiche.
Oltre a ciò Almalaurea sottolinea il grande impatto dello smart working (scopri qui la differenza con il telelavoro) nel mondo delle professioni per laureati. Almalaurea segnala infatti che la diffusione del lavoro a distanza riguarda il 27,6% dei laureati magistrali e il 17% dei laureati di primo livello. Sono percentuali in calo ‘fisiologico’ rispetto al 2021, ma è comunque un dato in crescita consistente rispetto alla fase pre-pandemia.
Ancora, il report Almalaurea pubblicato nel 2023 mostra come ex studenti e studentesse trovino più frequentemente lavoro in ambito privato che pubblico e, in particolare, in alcuni settori specifici, quali l’informatica, l’ingegneria, le assicurazioni e le consulenze. Sul piano occupazionale, si conferma insomma il primato delle professioni tecniche su quelle di stampo prettamente umanistico.
In quanti lavorano a 5 anni dalla laurea?
I più recenti dati e numeri forniti dal consorzio di Alma Laurea consegnano tassi di occupazione piuttosto buoni tra coloro che hanno una laurea da 5 anni. Il titolo accademico continua a servire ed, infatti, è occupato il 92% di chi ha ottenuto una laurea triennale e l’88,7% di coloro che hanno conseguito una laurea magistrale (l’ex laurea specialistica del 3+2). Da notare anche qui percentuali in aumento rispetto alla precedente rilevazione Almalaurea 2022.
Infatti l’incremento su base annua è rispettivamente del 2,5% per laureati triennali caso e dello 0,2% nel caso dei laureati magistrali.
Ancora, l’analisi Almalaurea rileva che, a 5 anni dalla fine degli studi accademici, le percentuali più alte di efficacia sono quelle toccate dalle facoltà di medicina, farmacia, agraria, veterinaria, infermieristica, scienze motorie e sportive. Per i relativi titoli di laurea, l’efficacia del titolo oltrepassa ampiamente l’80%, confermando di fatto un trend favorevole.
Inferiori è l’efficacia dei titoli ottenuti nelle facoltà di design, arte, scienze politiche, scienze della comunicazione e sociologia, che soltanto in pochi casi va oltre il 50%. In estrema sintesi, se conquistare un posto di lavoro a un anno dal termine dell’università può essere complicato, lo è di meno dopo 5 anni. La laurea apre al mondo del lavoro, dunque, a patto di farsi trovare pronti e con un CV redatto nella maniera corretta.
La tipologia dei contratti di lavoro
Altresì interessanti sono le percentuali relative ai contratti di lavoro sottoscritti dai giovani laureati. L’ultimo Rapporto Almalaurea ci indica che più del 60% degli intervistati ha avuto modo di sottoscrivere un contratto a tempo indeterminato, magari dopo aver redatto un CV a regola d’arte.
Mentre i laureati con contratto a tempo determinato sono ‘solo’ il 15% del totale. Da notare altresì che il 16,7% dei laureati di primo livello e il 7,9% dei laureati di secondo livello ha scelto di avviare un’attività in proprio. Insomma, le tutele del lavoro subordinato continuano a fare gola a non pochi laureati, e proprio Almalaurea nella sua annuale indagine rimarca che l’imprenditoria invece appare in calo rispetto al passato.
Mobilità verso Nord per motivi di studio
Oltre a confermarsi il ruolo di primo piano di varie università del settentrione, nell’indagine Almalaurea pubblicata nel 2023 – e in particolare dal confronto tra la suddivisione geografica di conseguimento del diploma di scuola superiore e quella della laurea – emerge che il 18,1% dei laureati del 2022 ha scelto un cambio di ripartizione territoriale per ragioni di studio, che continua a svilupparsi lungo la direttrice Sud-Nord.
Infatti ben il 28,6% di chi ha ottenuto il diploma nel Sud Italia ha poi scelto di studiare fuori, in un’università di un’area geografica differente. Il dato scende al 13,9% tra i laureati diplomati al Centro e al 3,6% tra quelli del Nord. Insomma il settentrione continua ad essere gettonatissimo per ciò che riguarda le opportunità di formazione accademica, oltre che per le offerte di lavoro presenti in gran numero le maggiori città.
Mobilità verso Nord per motivi di lavoro
Non solo. Dal confronto tra la suddivisione geografica di residenza e quella di lavoro, il dato Almalaurea di rilievo dice che nel 2022, in totale, la mobilità per ragioni di lavoro attiene al 15,8% dei laureati di primo livello e al 27,0% di quelli di secondo livello occupati a un anno dall’ottenimento del titolo.
Non sorprende che la mobilità per ragioni di lavoro tocchi in particolare ai residenti nel Mezzogiorno (33,3% per i laureati di primo livello e 47,5% per quelli di secondo livello), invece è assai più moderata per i residenti nel settentrione (4,5% e 6,1%, rispettivamente).
Il Rapporto Almalaurea mostra peraltro che, a seguito delle restrizioni agli spostamenti correlate alla pandemia, nel 2022 si è notato un incremento oggettivo della mobilità per ragioni lavorative. L’aumento è più consistente per i residenti nel Sud Italia (nell’ultimo anno più di due punti percentuali), per gli uomini e per quanti arrivano da contesti familiari più favoriti dal punto di vista economico.
Concludendo, i dati dell’analisi annuale di Almalaurea confermano dunque che il titolo di laurea è sempre un ottimo strumento per trovare lavoro duraturo. Anzi nel 2022 è ulteriormente migliorata la capacità di assorbimento del mercato del lavoro, dopo il blocco parziale legato al Covid-19. Alti, come visto, i tassi occupazionali tra i laureati, sia di primo sia di secondo livello (rispettivamente 75,4% e 77,1% a un anno dal conseguimento del titolo; 92% circa e 88,7% a cinque anni).