Quanti neolaureati trovano lavoro: Italia ultima in Europa

Secondo uno studio Eurostat, nel nostro Paese soltanto 6 neolaureati su 10 trovano lavoro, contro una media nel 2022 dell'82% nel resto d'Europa

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Chi esce dall’Università in Italia spesso non trova lavoro. È quanto emerge da un recente studio pubblicato da Eurostat che mette a confronto il tasso di occupazione dei neolaureati in Europa: il nostro Paese è l’ultimo in classifica con una percentuale del 65%, contro una media Ue dell’82% di ragazze e ragazzi tra i 20 e i 34 anni appena laureati che nel 2022 risultava occupato.

La classifica

Secondo la classifica stilata dall’Ente statistico dell’Unione europea, nessuno fa peggio dell’Italia: il tasso di occupazione dei neolaureati delle nostre Università è sotto a Grecia e Romania, rispettivamente con il 66% e 70%.

Salendo più in alto tra le posizioni, troviamo con un distacco significativo l’Estonia (77,4%), la Croazia (78,5%), la Francia (78,6%), la Bulgaria (78,8%) e la Spagna (79,1%).

Nella la fascia 80-85% relativa al tasso di occupazione per i neolaureati  si piazzano Cipro (81,4%), il Portogallo (81,7%), la Repubblica Ceca (82,2%), il Belgio (82,9%), la Lituania (83,4%), la Svizzera (83,7%), la Slovacchia e la Finlandia (83,9%), la Slovenia (84,2%) e la Polonia (84,7%).

Tra l’85 e il 90% si posizionano la Danimarca (85,1%), la Lettonia (85,3%), l’Irlanda (87,2%), la Svezia (88,1%), l’Austria (88,4%), l’Ungheria (88,9%) e la Norvegia (89,7%).

Se in Italia sono solo 6 su 10 coloro che trovano lavoro appena concluso il proprio percorso di studi, la media nell’Unione europea è dunque di 8 su 10, ma lo scarto è molto più ampio con i Paesi al vertice di questa graduatoria: in Lussemburgo e nei Paesi Bassi sono occupati il 93% dei ragazzi e delle ragazze che escono dal proprio Ateneo, in Germania e Islanda il 92% e a Malta il 91%.

Lo studio

La percentuale rilevata sul nostro Paese dall’Eurostat è peggiore rispetto al tasso di occupazione stimato nel recente rapporto di AlmaLaurea, il consorzio a cui aderiscono 75 Atenei italiani. Da quanto emerso dallo studio dell’associazione delle Università, il tasso di occupazione a un anno dalla laurea risulta del 75,4% per chi esce dalla triennale e al 77,1% tra magistrali e a ciclo unico (qui i dati sugli stipendi dei laureati secondo il rapporto AlmaLaurea).

A cinque anni dal conseguimento del titolo di studi, le percentuali salgono rispettivamente al 92,1% e all’88,7% (qui la classifica delle migliori università al mondo e in Italia).

Secondo la ricerca di Eurostat, in generale il 2022 ha rappresentato il picco dell’occupazione dei neolaureati in tutta l’Unione europea: lo scorso anno il tasso di coloro che trovano lavoro subito dopo l’Università è arrivato all’82%, segnando un nuovo primato rispetto all’81% raggiunto nel 2018 e confermato nel 2019.

Lo studio ha registrato una costante tendenza in crescita del tasso di occupazione tra i Paesi Ue, che dal 2014 al 2022 il è aumentato di 7 punti percentuali, con un rallentamento dovuto soltano dalla pandemia da Covid-19.

La ricerca dell’istituto di statistica della Commissione europea sottolinea, infine, come il divario di occupazione tra uomini e donne che hanno appena conseguito la laurea rimanga alto, nonostante nel 2022 si sia ridotto a 2 punti percentuali, segnando la disparità minore registrata dal 2014.

“Le disparità nei tassi di occupazione possono essere spiegate dalla natura dei campi studiati – spiega Eurostat – in quanto vi sono differenze nella domanda del mercato del lavoro. Le donne e gli uomini tendono a studiare campi diversi: ad esempio, una percentuale maggiore di studenti di scienze e tecnologia tende ad essere di sesso maschile”.