C’è almeno una consolazione per gli operai, categoria che registra fra i salari più bassi: l’aumento degli stipendi in Italia li premia per quanto riguarda l’incremento percentuale della Ral (Retribuzione annua lorda). È quanto emerge dall’analisi dell’Ocse effettuata su 34 Paesi. Il report evidenzia poi come l’Italia sia al 21esimo posto su 34 per quanto riguarda i salari medi annui, che sono pari a 44.893 euro. Resta bassa la crescita salariale nelle grandi aziende. La differenza nelle retribuzioni fra uomini e donne è del 7,3%. Di seguito i dati del JP Salary Outlook, un report aggiornato semestralmente dall’Osservatorio JobPricing.
L’andamento dei salari in Italia
Per quanto riguarda l’andamento medio dei salari, l’Italia si colloca sotto al 21esimo posto, al di sotto di Paesi come Austria, Belgio, Germania e Francia. Nel 2023, la Ral (retribuzione annua lorda) media è aumentata dell’1,8% rispetto al 2022. Se si considera il 2015, l’aumento è del 7,5%. Questo aumento, seppur lieve, non può essere esaminato in modo isolato, poiché sono diversi i fattori che influenzano le variazioni salariali.
Di seguito la classifica dei salari nei Paesi Ocse:
- Islanda – 79.473;
- Lussemburgo – 78.310;
- Stati Uniti – 77.463;
- Svizzera – 72.993;
- Belgio – 64.848;
- Danimarca – 64.127;
- Austria – 63.802;
- Paesi Bassi – 63.225;
- Australia – 59.438;
- Canada – 59.060;
- Germania – 58.940;
- Regno Unito – 53.985;
- Norvegia – 53.756;
- Media Ocse – 53.416;
- Francia – 52.764;
- Irlanda – 52.243;
- Finlandia – 51.836;
- Nuova Zelanda – 50.722;
- Svezia – 50-407;
- Corea del Sud – 48.922;
- Italia – 44.893;
- Israele – 44.156;
- Lituania – 43.875;
- Spagna – 42.859;
- Giappone – 41.509;
- Polonia – 36.897;
- Estonia – 34.705;
- Lettonia – 34.146;
- Repubblica ceca – 33.476;
- Portogallo – 31.922;
- Ungheria – 28.475;
- Slovacchia – 25.979;
- Grecia – 16.683;
- Messico – 16.685
Per gli operai quello del 2023 è l’aumento della Ral più sostanzioso a partire dal 2015. I Ceo nel 2023 si confermano le figure professionali più pagate nel mercato del lavoro. I Ceo, di media, percepiscono circa 9 volte quello che prendono gli operai. Nel report, operai e amministratori delegati si trovano ai due estremi della curva dei salari.
La componente variabile media delle retribuzioni tra il 2022 e il 2023 è leggermente aumentata, così come sono aumentati i percettori di variabile.
Il gap Nord-Sud
L’Italia continua ad essere tagliata in due per quanto riguarda la distribuzione dei salari, con un Nord più ricco e un Sud più povero. Ma attenzione: il report prende in considerazione solo il peso delle buste paga, e non anche il costo generale della vita che al Sud è mediamente meno pesante che al Nord. Sulla qualità della vita grava poi enormemente l’andamento dell’inflazione.
Secondo il rapporto, la differenza tra le retribuzioni medie annue del Nord e quelle di Sud e Isole è di circa 3.700 euro. Trentino-Alto Adige, Lombardia, Lazio, Liguria e Piemonte registrano le retribuzioni più alte mentre la Basilicata ha il Ral più basso.
Servizi finanziari al top
In generale, il settore più pagato (nonché quello maggiormente cresciuto negli ultimi 8 anni) è quello dei servizi finanziari.
Donne pagate meno
Continua la diseguaglianza di genere fra uomini e donne: il gender pay gap per il 2023 è del 7,3% in favore dei primi. La forbice più alta in merito alla retribuzione fra uomini e donne si registra fra i colletti bianchi: 9,9%. Fra quadri e dirigenti il valore cala al 5,5%.