Smart working, offerte di lavoro in aumento

Cambiata la percezione dello smart working. Ora le aziende lo preferiscono e le offerte sono in aumento: ecco i vantaggi per tutti

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 24 Febbraio 2024 13:59

Al di là di quelle che possono essere le scelte della politica, con eventuali agevolazioni, il mondo del lavoro non rinuncia allo smart working. Ciò non rappresenta di certo il modello imperante in Italia ma, è evidente, sempre più società si stanno allontanando da quella tendenza a osteggiare a ogni costo l’impiego da remoto.

Come più volte emerso negli ultimi anni, i vantaggi sono numerosi ed evidenti. Qualcosa di tanto palese da star spingendo verso una rivoluzione organica e non forzata dall’alto. Aumenta il numero degli annunci che sfruttano proprio l’elemento dello smart working come “esca”. Una sorta di keyword ammaliante che divide le società tra ancorate al passato e volte al futuro.

Offerte di lavoro da remoto

Dallo smart working obbligato dalla pandemia di Covid-19 a oggi di cose ne sono cambiate. Ciò che resta stabile, però, è il novero di vantaggi garantiti per tutte le parti in causa. I segnali sono chiari e indietro non si torna.

Ha avuto modo di parlarne il professor Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio hr innovation practice del Politecnico di Milano. Sempre più società modificano la propria policy di assunzione. Di fatto il perimetro di ricerca dei candidati è sempre più ampio e non limitato all’area metropolitana o alla Regione: “Ciò è particolarmente vero per le aziende milanesi, che sanno che in questo modo riescono a essere più competitive, a parità di salario”.

Si sta assistendo a una presa di coscienza generale, che mira a gestire meglio il proprio tempo, dedicandolo ad altro oltre all’impiego. Questo non determina più il centro dell’esistenza, per tanti, a fronte anche di una migliore capacità d’analisi interiore, figlia anche dei traumi della pandemia.

Interessante l’analisi condotta da Indeed, che ha voluto comprendere quanto lo smart working venga ancora apprezzato da società e dipendenti. La percentuale di offerte di lavoro ibride, stando ai dati, si mantiene su livelli da massimi storici.

Ciò non riguarda l’Italia, bensì l’Europa. Tenendo conto delle nostre statistiche e di quelle di Germania, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi e Francia, la quota di offerte di lavoro che citano la possibilità di remoto o modalità ibrida è incredibile. Siamo intorno al 18% in Spagna, a fronte del picco massimo del 19,2%. Percentuali simili altrove, con 15 e 16% tra Regno Unito e Germania, 10% in Francia e 9% nei Paesi Bassi. E in Italia? Si è registrato un calo di circa 2 punti percentuali, con il picco massimo al 10,4% e la situazione attuale intorno al 7,8%.

I vantaggi dello smart working

È chiaro come il cambio di fronte sia stato notevole. Ripensando al periodo della pandemia, infatti, il mondo imprenditoriale aveva quasi avviato una battaglia contro lo smart working. Una formula demonizzata quasi.

Oggi si osserva il remoto come un’opportunità per tutti i soggetti coinvolti, che non sono soltanto datore di lavoro e dipendente, anzi. Stando ai dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, le statistiche vanno stabilizzandosi.

Nel 2023 il numero di lavoratori da remoto o in modalità ibrida era 3 milioni e 585mila, circa. La metà quasi di questi impegnati in lavori per grandi imprese. Queste, interrogate sul futuro di questa modalità, hanno generalmente dato la propria approvazione. Soltanto il 6%, guardando alle analisi condotte, si è detto incerto in merito. Maggiore incertezza invece si registra nella Pubblica amministrazione. Ad ogni modo nel 2024 l’Osservatorio prevede 3,65 milioni di smart worker.

Abbiamo però citati vantaggi per tutti ed è tempo di scendere nel dettaglio:

  • migliore gestione del tempo personale, con aumento delle ore effettive a disposizione nell’arco di una giornata, non dovendo prevedere l’arrivo in ufficio e il ritorno a casa come frazione extra della fase d’impiego;
  • minori costi legati ai trasporti, privati o pubblici;
  • minore stress connesso al raggiungimento del luogo di lavoro;
  • minore inquinamento generato;
  • migliore gestione degli impegni privati e familiari;
  • maggior libertà di scelta dell’alloggio. Dinanzi a città come Milano, alle prese con una evidente problematica connessa al tasso degli affitti e dei costi di vendita, avere la libertà di vivere ben distanti dal luogo di lavoro è un vantaggio fiscale enorme. In fase ibrida si può optare per la provincia, dovendo raggiungere l’ufficio pochi giorni al mese. In fase di totale remoto, invece, si può scegliere di risiedere dove si preferisce, anche sulla base dei costi della vita;
  • impatto positivo sul divario Nord-Sud. Vivere al Meridione e poter vantare uno stipendio secondo standard settentrionali, può di certo contribuire ad aiutare l’economia dell’intero stivale;
  • migliorie economiche e societarie delle aree dell’entroterra, meno vessate dal processo di spopolamento;
  • minori spese per i datori di lavoro, che possono eliminare del tutto i costi previsti per una sede fisica, in alcuni casi. In altri, invece, si può ridurre considerevolmente l’area per il lavoro in presenza.