Smart Working, da diritto disconnessione a divieto all’estero: le ultime novità

Con la fine dello stato di emergenza a fine anno, addio procedura semplificata

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Redazione

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Dopo il boom, le regole.  In arrivo grandi novità sul tema smart working che necessita di una regolamentazionesia nel privato che nel pubblico –  non più rinviabile con la fine dello stato di emergenza ad oggi fissato al 31 dicembre, quando cioè non si potrà più contare sulla procedura semplificata per il ricorso al lavoro agile, tornando così allo scenario pre-pandemico che richiedeva la necessità di definire accordi individuali.

PA, il piano di Brunetta

A fissare il perimetro nella Pa, ci ha pensato nei giorni scorsi il Ministro Renato Brunetta: contratto – che dovrebbe tagliare il traguardo tra un mese) finalizzato proprio a regolare l’accesso e la gestione dello smart working nella pubblica amministrazione E  pacchetto di misure parallelo a quello del lavoro in presenza.

“Stiamo vivendo un momento magico. Il PIL sta crescendo al 6% – ha detto Brunetta al Festival dell’Innovazione – se la strategia del green pass funziona e se questa onda, come dice il presidente Draghi, significa riaprire, viaggiamo verso il 7%. È una congiuntura astrale strepitosa, questa cosa però non può essere una fiammata, deve essere strutturale”.

Che succede nel privato?

Nel privato, intanto, molte aziende si sono già mosse per una soluzione che nella maggior parte dei casi sembrano aver optato per quello che è già stato ribattezzato “lavoro ibrido”, un mix cioè tra lavoro in presenza e da remoto.

Dalla protezione dei dati al diritto alla disconnessione passando per la sicurezza dei lavoratori, sono comunque tanti i grandi “capitoli” sul tavolo chiamato a mettere nero su bianco l’accordo tra  le parti da “trasferire” nei contratti.

Smart working, non si potrà fare dall’estero

Stando all’ultima bozza, intanto, il lavoro agile non potrà essere svolto dall’estero a meno che la sede di lavoro sia fuori dai confini nazionali. Da definire le giornate in smart working e gli orari delle tre fasce di lavoro da remoto (operatività, contattabilità e inoperabilità).

Alcuni studi, intanto, dimostrano  che lo smart working ha ricadute positive sia in termini di produttività che  sull’inquinamento (in particolare, taglio delle emissioni per la riduzione degli spostamenti), e che se condotto correttamente aiuta a mantenere maggiore equilibrio tra vita personale e lavoro. Solo lati positivi? Ovviamente no. Chiedere per dettagli, a proprietari di bar e ristoranti che hanno risentito  – non poco –  dello smart working perdendo clienti stabili.