Salario accessorio enti locali, verso l’ok all’aumento di stipendio con i conti in ordine

Un emendamento bipartisan prevede lo sblocco del salario accessorio per i dipendenti degli enti locali, ma ad una condizione: non deve esserci dissesto finanziario

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 17 Aprile 2025 17:16

Il governo ha presentato un emendamento al decreto legge sulla Pubblica Amministrazione, che raccoglie una serie di proposte bipartisan e che introduce importanti novità per i dipendenti di Regioni, Province, Comuni e Città Metropolitane.

Il provvedimento prevede lo sblocco del salario accessorio al fine di armonizzare il trattamento economico con quello degli altri dipendenti pubblici. Ma a patto di rispettare stretti vincoli.

Sblocco del salario accessorio negli enti locali

Potranno beneficiarne unicamente quegli enti locali con i bilanci in equilibrio e senza necessità di contributi statali. L’emendamento è andato in discussione alla Camera, nelle commissioni Lavoro e Affari Costituzionali. La sua votazione è prevista entro la giornata di giovedì 17 aprile, salvo differimento.

La rimozione del tetto al salario accessorio sarà a carico esclusivo dei bilanci degli enti, e vincolata a precise regole di equilibrio di bilancio. Oltre al mancato premio per chi non soddisfa i requisiti, viene anche introdotta una penalità diretta, vale a dire un sistema di monitoraggio rigoroso per evitare aumenti incontrollati della spesa. Chi non rispetterà gli obblighi rischierà il blocco del 25% delle risorse incrementali.

Le risorse, viene chiarito, dovranno essere reperite autonomamente dagli enti. Prevista una deroga ai tetti del 2016, ma con vincoli percentuali ben definiti (pari al massimo al 48% sul totale degli stipendi del 2023).

Esulta Paolo Emilio Russo, capogruppo di Forza Italia in Commissione Affari Costituzionali e Lavoro alla Camera:

“Superiamo le disparità di salario tra dipendenti pubblici, eliminiamo una discriminazione che non ha più senso: vogliamo sbloccare – finalmente – il salario accessorio per i dipendenti di Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni. Così potremo trattenere i dipendenti migliori che, spesso, dopo avere vinto un concorso, sceglievano poi di andare a lavorare dove venivano offerte condizioni più favorevoli”.

Cos’è il salario accessorio

Il trattamento economico dei dipendenti della Pubblica amministrazione è costituito da due componenti:

  • la componente fissa che è prevista dai contratti nazionali di lavoro;
  • la componente variabile che è costituita dal trattamento accessorio, ovvero il lavoro straordinario, il Fua (Fondo Unico di Amministrazione) e da tutte quelle competenze accessorie specifiche delle varie amministrazioni.

La Pubblica amministrazione piace sempre meno

L’onorevole Paolo Emilio Russo si riferisce a una situazione ben nota ormai da anni, ovvero la minore attrattività esercitata dal posto fisso nel settore pubblico, soprattutto al Nord Italia dove gli stipendi pagati dalla Pubblica amministrazione non riescono a garantire un adeguato tenore di vita. Per questo motivo, dopo avere vinto i concorsi pubblici, sono molti i giovani dipendenti che scelgono di licenziarsi, magari dopo avere trovato lavoro nel privato o essersi messi in proprio come partite Iva.

Il Sole 24 Ore ha evidenziato come in media due vincitori su dieci hanno rinunciato al posto fisso nel settore pubblico, con punte del 50% di rinunce per quelli con contratto a tempo determinato. E per quanto riguarda la partecipazione ai concorsi, la media nel periodo 2021-2022 era di 40 candidati per ogni posto pubblico, contro i 200 candidati del biennio precedente.

Resta il rischio discriminazioni nella Pa

Come ha specificato l’onorevole Russo, l’emendamento punta a superare le “disparità di salario tra dipendenti pubblici”. Purtroppo, però, l’approvazione della norma sul salario accessorio non garantisce uniformità di trattamento fra tutti i dipendenti delle amministrazioni locali. Saranno in molti a non poter accedere alla misura, considerato il numero di enti locali in dissesto. È inevitabile che due impiegati comunali che svolgono le stesse mansioni in due territori diversi, e magari confinanti, abbiano retribuzioni nettamente differenti perché uno dei due lavora presso un Comune in dissesto e l’altro no. Il rischio default, soprattutto relativamente ai piccoli municipi, è più comune al Sud che al Nord.