A causa dei vari cambiamenti che hanno avuto luogo negli ultimi anni, si sono venuti a creare nella popolazione italiana sempre più dubbi e perplessità riguardo al funzionamento del regime dei minimi e all’imposizione fiscale in esso dovuta. Proprio per questo è arrivato il momento di fare chiarezza e vedere assieme cos’è il regime minimi, quali sono i limiti, i requisiti e gli obblighi. Inoltre, affronteremo anche il tema della fatturazione elettronica e dei contributi previdenziali, in modo da chiarire tutti i punti emblematici di questo “nuovo” regime fiscale.
Per iniziare, concentriamoci su cos’è e come funziona il regime dei minimi nel 2020, dopo le molteplici leggi e aggiornamenti che si sono susseguiti proprio nell’ultimo anno.
Cos’è il regime dei minimi
Il regime dei minimi, detto anche forfettario, è un particolare regime fiscale agevolato per le partite IVA individuali. Esso riguarda tutti quelli operatori economici di ridotte dimensioni che hanno a loro disposizione delle semplificazioni in termini di tasse e contributi. Questo regime può essere scelto solo da chi esercita un’attività in proprio, come imprenditore o libero professionista. Questa tipologia di regime fiscale è entrata in vigore il 1° gennaio 2008 con la legge 24.12.2007 n. 244 ed è stata modificata prima nel 2015 e poi nel 2016. Attualmente sono in vigore due regimi fiscali con agevolazioni:
- regime forfettario (introdotto nel 2015);
- regime dei minimi (antecedente al 2015).
Il vecchio regime dei minimi non è più applicabile alle nuove Partite IVA e può essere tuttora adottato solo fino alla sua naturale scadenza, purché siano rispettati i requisiti dai contribuenti. Di conseguenza possiamo definire il regime forfettario, come il nuovo regime dei minimi, nonché unico regime fiscale agevolato disponibile in Italia. Esso sarà oggetto delle prossime informazioni di questo articolo. Vediamo ora: come funziona il regime fiscale dei minimi.
Funzionamento del regime fiscale dei minimi
Parlando di regime forfettario, occorre introdurre il concetto di “Flat Tax“, molto dibattuto negli ultimi anni. Essa consiste in un sistema di imposizione fiscale proporzionale con un’unica aliquota imponibile sul reddito. Con il regime fiscale dei minimi viene, infatti, imposto il pagamento di un’aliquota fiscale fissa del 15%, a meno che il reddito annuale non superi la somma di 65.000 euro. Inoltre, chi sceglie il regime forfettario pagherà un’aliquota del 5% per i primi 5 anni e del 15% dal sesto in avanti.
A differenza dei regimi precedenti, il regime forfettario non ha una scadenza, purché si continuino a rispettare i limiti imposti. Vediamo quindi quali sono i requisiti del regime dei minimi 2020.
Requisiti del regime dei minimi
I requisiti del regime dei minimi sono tutte quei limiti che permettono di rimanere dentro quel determinato regime fiscale e che sono aggiornati alla Legge di Bilancio del 2020. Tali requisiti sono:
- non aver esercitato nessuna attività di impresa, professionale o artistica, nemmeno in forma familiare, nei tre anni precedenti;
- l’attività non deve essere la prosecuzione di una già cominciata da un altro lavoratore, dipendente o autonomo. Un’eccezione è rappresentata dallo svolgimento di praticantato obbligatorio per lo svolgimento di una professione;
- nel caso di prosecuzione di un’attività di soggetti terzi, l’ammontare del guadagno del periodo antecedente all’ingresso nel regime non deve superare i 30.000 euro.
Riguardo ai soggetti che beneficeranno del regime dei minimi 2020:
- devono essere residenti in Italia;
- non devono partecipare a società di persone o associazioni;
- non usufruiscono di regimi speciali ai fini dell’IVA;
- non effettuano cessioni di fabbricati, terreni su cui è possibile edificare o mezzi di trasporto, in via esclusiva o prevalente;
- nell’anno solare precedente non devono aver: conseguito un ricavo superiore a 30.000 euro, effettuato cessioni all’esportazione, sostenuto spese per lavoratori dipendenti;
- nel triennio precedente non devono avere sostenuto una spesa superiore ai 15.000 euro per l’acquisto di beni strumentali.
Riguardo alla clausola che impone la residenza in Italia esistono però delle eccezioni. Il regime dei minimi, o forfettario, è comunque accessibile, nel caso in cui a farne richiesta sia una persona residente in uno stato membro UE o aderente all’accordo SEE (Spazio Economico Europeo) oppure nel caso in cui produca redditi nel territorio italiano, che costituiscono il 75% del reddito complessivo.
Con la Legge di Bilancio 2020 sono stati eliminati i requisiti per il regime forfettario, di avere un’età inferiore a 35 anni e poter far parte del regime fiscale per al massimo 5 anni. La scelta di questo regime fiscale agevolato non preclude l’esercizio di altre attività di lavoro come dipendente oppure il percepimento della pensione. Tuttavia, occorre, che i redditi derivanti da fonti esterne all’attività esercitata con partita IVA non rientrino nel regime forfettario. Inoltre, questi redditi non devono superare la somma di 30.000 euro lordi all’anno.
Regime dei minimi e fattura elettronica
Il regime forfettario introdotto quest’anno, detto anche regimi dei minimi 2020, è stato introdotto con un Documento di Bilancio il 30 dicembre 2019. Il requisito per applicare la fatturazione elettronica è l’aver superato un reddito annuale di 30.000 euro. Tuttavia, lo Stato ha previsto degli incentivi per chi desidera aderire alla fatturazione elettronica di sua spontanea volontà. Infatti, chi possiede un fatturato annuo totalmente registrato tramite fatture elettroniche avrà un termine di decadenza degli accertamenti di 4 anni anziché 5. La fatturazione elettronica è disponibile gratuitamente e consente di semplificare notevolmente la creazione e l’archiviazione delle fatture emesse. Grazie a questo software è inoltre possibile monitorare l’andamento e la produttività aziendale.
Inoltre, nei prossimi anni sono previste manovre di digitalizzazione per la maggior parte, se non tutti, i regimi fiscali. Infatti, l’emissione di fattura elettronica presenta innumerevoli vantaggi, tra cui:
- trasparenza nelle operazioni;
- controllo semplificato delle transazioni;
- contrasto e diminuzione dell’evasione fiscale;
- riduzione dell’impatto ecologico;
- protezione nello scambio e invio di documenti.
Semplificazioni e obblighi fiscali del regime dei minimi 2020
Una volta rispettati i requisiti per l’accesso al regime dei minimi e aperta la partita IVA, è utile conoscere le semplificazioni fiscali ai fini IVA del regime dei minimi. Coloro che aderiscono a questo regime fiscale agevolato non devono addebitare l’IVA in fattura e nemmeno detrarla sugli acquisti. Inoltre, non liquidano e non versano l’imposta e non sono nemmeno obbligati a presentare la dichiarazione annuale IVA.
Ulteriori semplificazioni sono:
- non devono conservare e registrare le scritture contabili;
- non operano le ritenute, anche se vige l’obbligo di comunicare il codice fiscale dei soggetti a cui è stata corrisposta la prestazione;
- non subiscono le ritenute.
Parlando invece di obblighi fiscali, gli appartenenti al regime forfettario, dovranno invece preoccuparsi di:
- numerare e conservare le fatture di acquisto;
- memorizzare e certificare i corrispettivi;
- integrare le fatture per i quali si è debitori di imposta ed effettuare il versamento entro il giorno 16 del mese successivo a quello in cui sono avvenute le operazioni, senza diritto di detrazione dell’imposta.
Calcolo del reddito imponibile nel regime dei minimi
Nel caso del regime dei minimi, il reddito imponibile ai fini IVA è calcolato in maniera forfettaria (ed è proprio da qui che prende il nome il regime fiscale agevolato). Il base al codice ATECO assegnato alla propria attività viene applicato un coefficiente di redditività. Quest’ultimo contraddistingue l’attività svolta, a prescindere dalle spese sostenute durante l’anno. Al reddito imponibile così determinato, si sottraggono poi i contributi previdenziali obbligatori per legge. Dopodiché viene applicata l’imposta sostitutiva che come abbiamo detto in precedenza risulta essere del 5% per i primi 5 anni e del 15% dal sesto in poi.
Contributi previdenziali e regime dei minimi
Arriviamo ora all’ultimo punto, ma estremamente importante: i contributi previdenziali INPS. Difatti, oltre alle tasse che andranno pagate annualmente in base al reddito imponibile, ci saranno anche dei contributi da versare, che spesso sono oggetti di dubbi ed errori.
Per fare chiarezza occorre distinguere i mestieri classici da quelli che sono nati e si sono sviluppati solo negli ultimi anni, come ad esempio diverse professioni digitali. Per la maggior parte delle professioni classiche esistono Gestioni pensionistiche specifiche. Per i mestieri più recenti, invece, emerge un problema, ovvero la mancanza di una Cassa previdenziale specifica in relazione ad ogni mansione. Di conseguenza, è proprio qui che entra in gioco la Gestione separata.
La Gestione separata raccoglie tutti i professionisti che non hanno a loro disposizione una Cassa previdenziale dedicata e non confluisce con altre gestioni. Iscrivendosi a questa gestione pensionistica ci sarà una notevole agevolazione, in quanto non esiste una quota fissa di contributi da pagare. Questi ultimi andranno versati in proporzione al proprio fatturato. Se, ad esempio, in un determinato anno dovesse accadere di fatturare una somma pari a 0 euro, non dovrà essere versato alcun tipo di contributo previdenziale.
I requisiti per poter iscriversi alla Gestione separata INPS sono:
- lavorare nell’ambito artistico e professionale, quindi svolgendo un’attività intellettuale;
- esercitare una professione in forma autonomo, quindi non subordinata ad un datore di lavoro;
- svolgere un attività continuativa e ripetuta nel tempo.
Traendo le dovute conclusioni, dalle righe precedenti emerge che i requisiti, gli obblighi e i limiti del regimi dei minimi sono abbastanza complessi, motivo per il quale potrebbe essere utile rivolgersi ad un commercialista per la gestione della propria Partita IVA. Inoltre, una cosa fondamentale è tenersi costantemente aggiornati. L’evoluzione della questione “imposizioni fiscali” è oggetto di discussioni e repentine evoluzioni. Motivo per il quale, nei prossimi anni sono previsti molteplici cambiamenti sia per il regime forfettario che per il metodo di tassazione generale.
In collaborazione con SiFattura