Tra le tante figure che si faticano a trovare nel Belpaese ci sono loro: gli artigiani. Figure storiche del nostro tessuto economico e sociale che stanno lentamente scomparendo. E le previsioni per il futuro non sono rosee. A dirlo è l’ultima elaborazione della Cgia di Mestre su dati Inps e Infocamere/Movimprese.
Vediamo cosa dicono i dati e quali sono le province e le regioni che più risentono di questa contrazione, e dunque, per converso, quelle in cui la richiesta di questi lavoratori è e sarà sempre più alta nei prossimi anni.
Quali artigiani mancano in Italia
Diminuiscono a macchia d’olio gli artigiani. Un trend osservabile ormai da anni, in particolare negli ultimi undici, che non accenna a fermarsi. E dire che non è certo la retribuzione a causare questo gap, visto che mediamente gli artigiani non guadagnano meno di altre figure.
In tutta Italia – dimostra l’analisi fatta dalla Cgia di Mestre su dati Inps e Infocamere/Movimprese – ci sono sempre meno idraulici, carpentieri, fabbri, falegnami, riparatori di elettrodomestici, aggiustatutto. Ma anche sarti, elettricisti, manutentori di caldaie, tornitori, fresatori, verniciatori e svariate altre tipologie di artigiani. Senza contare che nel mondo dell’edilizia è sempre più difficile reperire carpentieri, posatori e lattonieri. E nei prossimi dieci anni andrà anche peggio, tanto che queste figure potrebbero letteralmente scomparire. Solo 3 categorie riusciranno a salvarsi.
Un dato che appare evidente già ora – evidenzia la Cgia – è che l’artigiano di domani sarà colui che vincerà la sfida della tecnologia per rilanciare anche i “vecchi saperi”. Proprio come accadrà per centinaia di altri lavori, progressivamente trasformati – qualcuno direbbe sostituiti… – dall’Intelligenza artificiale.
Le 30 province con sempre meno idraulici, fabbri e altri artigiani
Ma dal punto di vista geografico come siamo messi? Ci sono differenze provinciali e regionali? Quali opportunità tra Nord, Centro e Sud?
Secondo l’analisi della Cgia di Mestre, il dato medio nazionale di perdita di artigiani è stato, tra il 2023 e il 2012, pari al -22%. Percentualmente, la diminuzione più elevata di artigiani si è avuta a Vercelli, Rovigo, Lucca e Teramo. Tra il 2023 e il 2012 è stata proprio Vercelli la provincia con il -32,7% ad aver registrato la variazione negativa più elevata d’Italia. Seguono Rovigo con -31, Lucca con -30,8 e Teramo con il -30,6%. In termini assoluti invece le province che hanno registrato le contrazioni più importanti sono state Torino con -21.873, Milano con -21.383, Roma con -14.140, Brescia con -10.545, Verona con -10.267 e Bergamo con -10.237.
Le realtà, invece, che hanno subito le flessioni più contenute sono state Napoli con il -8,1, Trieste con il -7,9 e Bolzano con il -6,1%.
Ecco le prime 30 città che hanno perso più artigiani dal 2012 al 2023:
Le regioni con sempre meno artigiani
Per quanto riguarda invece le regioni, le flessioni più marcate in termini percentuali hanno interessato l’Abruzzo con il -29,2%, le Marche con il -26,3 e il Piemonte con il -25,8. In valore assoluto, invece, le perdite di più significative hanno interessato la Lombardia con -60.412 unità, l’Emilia Romagna con -46.696 e il Piemonte con -46.139.