Secondo il rapporto 2025 dell’Ocse sull’occupazione, presentato al Cnel, l’Italia registra il peggior dato tra i Paesi Ocse in termini di perdita del potere d’acquisto. Nonostante l’incremento dei salari reali nell’ultimo anno, i livelli retributivi a inizio 2025 restano inferiori del 7,5% rispetto al 2021. L’Ocse sottolinea che l’Italia ha segnato “il calo più significativo dei salari reali tra tutte le principali economie”. I recenti rinnovi contrattuali hanno portato a “aumenti salariali negoziati superiori al solito”, ma non sufficienti per compensare la perdita causata dall’inflazione. Inoltre, un terzo dei lavoratori del settore privato ha ancora un contratto collettivo scaduto. Le previsioni indicano che la crescita dei salari reali rimarrà contenuta anche nei prossimi due anni.
Livelli occupazionali da record
Il mercato del lavoro italiano ha raggiunto risultati positivi. Da maggio 2024 a maggio 2025 l’occupazione è aumentata dell’1,7%, con una partecipazione significativa degli over 55. Anche la disoccupazione e l’inattività hanno toccato minimi storici. Il tasso di occupazione in Italia (62,9%) resta inferiore rispetto alla media Ocse (70,4%). Le stime del rapporto prevedono una crescita dell’occupazione dello 1,1% nel 2025 e dello 0,6% nel 2026, con un tasso di disoccupazione stabile.
Il rapporto Ocse si concentra anche sulle implicazioni dell’invecchiamento della popolazione. In Italia, la popolazione in età lavorativa diminuirà del 34% entro il 2060. Attualmente, per ogni anziano ci sono 2,4 persone in età da lavoro; tra 35 anni il rapporto sarà di 1,3. Se la produttività dovesse restare al livello medio registrato tra il 2006 e il 2019 (0,31%), il Pil pro capite italiano calerebbe dello 0,67% all’anno. Per contrastare questa tendenza, il rapporto indica la necessità di aumentare l’occupazione di donne e anziani, favorire l’immigrazione regolare e incrementare la produttività.
Produttività e potenziale di crescita
Secondo l’Ocse, se l’Italia riuscisse a raggiungere una crescita della produttività pari all’1% annuo, in linea con la media Ocse degli anni Novanta, il Pil pro capite potrebbe crescere dell’1,34% all’anno. I risultati ottenuti negli ultimi decenni rendono questo traguardo difficile da raggiungere. L’invecchiamento demografico e la bassa produttività costituiscono elementi critici per la sostenibilità economica del Paese nel lungo periodo.
Il rapporto segnala un aumento della disuguaglianza tra generazioni. I baby boomer hanno visto crescere il proprio reddito più delle generazioni più giovani. Nel 1995 il reddito disponibile delle famiglie giovani superava dell’1% quello degli over 55, mentre nel 2016 la situazione si è invertita: le famiglie con adulti tra 55 e 64 anni disponevano di un reddito superiore del 13,8% rispetto ai giovani. Per l’Ocse, aumentare la durata della vita lavorativa è una delle strategie per riequilibrare il sistema, ma in Italia il 42% dei lavori è fisicamente impegnativo, rendendo difficile l’impiego prolungato degli anziani.
Le sfide per l’Italia
Il rapporto 2025 evidenzia diverse criticità strutturali:
- bassi salari reali;
- bassa produttività;
- squilibrio intergenerazionale;
- invecchiamento della popolazione.
Il mercato del lavoro ha mostrato segnali di tenuta, ma senza un miglioramento consistente delle retribuzioni e della produttività, la crescita economica rischia di rallentare ulteriormente. Le raccomandazioni Ocse includono interventi mirati per rendere il sistema più equo e sostenibile, puntando su riforme strutturali e investimenti in capitale umano.