Luxottica dà il via alla settimana corta a partire dall‘1 aprile e fino alla fine del 2024: si tratta di una sperimentazione che coinvolge 600 dipendenti distribuiti tra il quartier generale di Agordo e le sedi di Sedico e Cencenighe (Belluno), Pederobba (Treviso), Rovereto (Trento) e Lauriano (Torino). 600 dipendenti sul totale di circa 15.000. Si parla quindi di circa il 4% della forza lavoro di Luxottica. A fine anno, tirate le somme, l’azienda deciderà se confermare la misura, estenderla a una maggiore percentuale di lavoratori o revocarla.
Come funziona la settimana corta in Luxottica
L’accordo fra l’azienda leader nella produzione e nel commercio di occhiali e i dipendenti consiste in 20 settimane corte da 4 giorni nel corso dell’anno, con turni dal lunedì al giovedì. La settimana breve darà diritto allo stesso stipendio. I dipendenti, dal canto loro, dovranno rinunciare a 5 giorni di permesso. Altri 15 permessi saranno a carico di Luxottica.
“Abbiamo pensato di sperimentare un nuovo modello organizzativo che privilegia stabilità e continuità lavorativa, ma le coniuga con le necessità di flessibilità”, dichiarò a suo tempo Francesco Milleri, presidente e Ceo del gruppo, presentando l’idea di introdurre la settimana corta nel prossimo futuro di Luxottica.
La sperimentazione non è stata aperta a tutti: in questa fase di valutazione sono stati esclusi tutti i ruoli operativi la cui assenza per un giorno a settimana avrebbe spinto al ribasso la continuità produttiva. Settimana corta preclusa dunque, nel 2024, a circa 5.000 dipendenti fra i quali soprattutto addetti alla logistica, attrezzisti, manutentori, team leader e personale in forze alla sede di Milano.
L’adesione alla misura
Fra gli altri 10.000 aventi diritto, sono stati circa 1.000 quelli ad avere fatto domanda, in gran parte giovani e anziani. Qualche dato: a Rovereto le domande presentate per accedere alla settimana corta sono state 38; ad Agordo sono state 280; a Sedico 250; a Pederobba 180.
Il Corriere della sera riporta il commento di Milena Cesca, segretaria della Femca Cisl di Belluno Treviso, secondo la quale “come sempre, quando si parte con le sperimentazioni, c’è sempre chi si butta e chi preferisce vedere cosa succede. La rinuncia a presentare la domanda, ad esempio, può essere semplicemente collegata al timore di essere spostato in un’area diversa dalla propria in cui la settimana corta è più percorribile, perciò con il rischio di dover rivedere abitudini consolidate”.
Il segretario generale della Filctem Cgil del Veneto Michele Corso evidenzia come la maggior parte delle domande per poter fare la settimana corta in Luxottica siano arrivate da uomini: “Ad un primo sguardo alle liste dei richiedenti mi sembra che la presenza di lavoratrici, cioè le figure dalle quali ci si attende una maggiore esigenza di conciliazione di tempi di vita e di lavoro, sia inferiore rispetto a quella di addetti giovani e dei più anziani. Probabilmente questi ultimi cercano nella settimana corta di avere più tempo libero mentre le prime sono già abbastanza soddisfatte delle misure di welfare fruibili da anni in azienda e preferiscono non rimettere in discussione un’articolazione dei propri impegni giornalieri aderendo a schemi nuovi”.
Fra le altre imprese italiane ad aver avviato la sperimentazione per la settimana corta ci sono anche Lamborghini e Intesa Sanpaolo.
Secondo un sondaggio, la settimana corta sarebbe più apprezzata nella fascia fra i 35 e i 44 anni che fra i giovanissimi della fascia 18-24.