Firmata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto del comparto funzioni locali. Nella sede dell’Aran, l’agenzia che gestisce i negoziati per il pubblico impiego, si è chiuso un complesso e lungo confronto che ha visto il tavolo impegnato per oltre 17 mesi. Dalla Cisl e dalla Federazione Pubblico Impiego arriva la soddisfazione per la conclusione positiva della trattativa, che “solo la perseveranza e il grande senso di responsabilità hanno reso possibile”.
La soddisfazione è motivata dal risultato che porta un aumento di stipendio nelle buste paga di oltre 430.000 addetti del settore, che potranno così godere dei miglioramenti economici e normativi di cui i lavoratori e le lavoratrici degli altri comparti già usufruiscono. Ora si punta a chiudere il tavolo entro novembre, così da iniziare tra fine dicembre e al massimo gennaio il negoziato relativo al rinnovo 2025-2027.
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Firmata la pre-intesa per il rinnovo delle funzioni locali
È stata firmata lunedì 3 ottobre la pre-intesa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto funzioni locali relativo al 2022-2024. Sono 430.000 i dipendenti dei comuni e delle città metropolitane che potranno accedere ai miglioramenti economici e normativi previsti dal rinnovo.
Il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, aveva anticipato la firma con un commento: nella speranza che venisse confermata, si era detto soddisfatto dell’ulteriore passo avanti fatto nei negoziati, poiché si andava ad aumentare lo stipendio a 430.000 dipendenti pubblici. In questo modo, i lavoratori delle funzioni locali vedranno accorciarsi la distanza, creatasi negli ultimi vent’anni, tra la retribuzione media dei ministeri centrali e quella degli enti territoriali.
A questo punto, prosegue Zangrillo, mancherà all’appello soltanto il contratto dell’istruzione. La tornata 2022-2024 dovrà concludersi entro novembre. La promessa è che tra dicembre e gennaio 2026 si avvieranno i tavoli dei negoziati per il rinnovo 2025-2027.
Le novità del rinnovo: aumenti e incentivi
Il rinnovo del contratto prevede una serie di novità. La più attesa è l’aumento retributivo pari a 136,76 euro per 13 mensilità, integrato dello 0,2% per il trattamento accessorio, arrivando così a 140 euro mensili. Se l’iter sarà concluso entro la fine dell’anno, gli aumenti potrebbero già arrivare in busta paga da gennaio 2026.
Viene anche inserita la settimana corta, ma su base volontaria: sarà possibile articolare l’orario ordinario di lavoro di 36 ore settimanali su quattro giorni. Inoltre, viene riconosciuta la maturazione del buono pasto anche per chi lavora in smart working.
La Cgil non ha firmato
Non tutti sono soddisfatti: il rinnovo non è stato firmato dalla Cgil. La segretaria nazionale Tiziana Cazzaniga ha definito “inaccettabile” l’accordo e non ha firmato. Il motivo è l’aumento inferiore al 6%, che non basterebbe a rispondere all’inflazione del triennio 2022-2024, stimata intorno al 16%. “Vuol dire che, quando sarà reale l’aumento, le lavoratrici e i lavoratori troveranno il 10% in meno in busta paga, perdendo 10 punti percentuali”, ha dichiarato.
Dalla Cisl Fp arrivano frecciatine alla Cgil, sostenendo che, se non ci fossero stati irrigidimenti da parte loro, l’accordo sarebbe stato firmato già un anno fa e i dipendenti avrebbero già ricevuto aumenti e arretrati. “Ora, con la maggioranza negoziale raggiunta, puntiamo a firme definitive entro la fine dell’anno così da erogare gli aumenti già nella mensilità di gennaio 2026”.