Fuga di cervelli, dove vanno i giovani laureati italiani

I motivi per i quali i giovani lasciano il proprio Paese possono essere di naturale personale, familiare o economica

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 1 Ottobre 2023 13:00

Con “fuga di cervelli” si intende la migrazione di figure giovani altamente qualificate, che hanno completato il suo percorso di istruzione nel proprio Paese, ma si trasferiscono in un altro per lavorare. L’Istat ha catturato nel suo rapporto sulle migrazioni interne e internazionali della popolazione residente. I giovani italiani, tra i 25 e i 34 anni, rappresentano uno su tre degli emigrati del nostro paese, per un totale di 31 mila individui, di cui oltre 14 mila vantano una laurea o un titolo superiore.

Da dove provengono i giovani che vanno via dall’Italia

Secondo i dati provenienti dall’Istat, la maggior parte degli italiani che decidono di emigrare all’interno del nostro stesso paese proviene principalmente dalla Campania (30%), seguita dalla Sicilia (23%) e dalla Puglia (18%). Interessante notare che, in proporzione alla popolazione residente, la Calabria presenta il tasso di emigrazione più elevato, con circa 8 residenti che lasciano la regione ogni 1.000 abitanti.

Per quanto riguarda l’emigrazione all’estero, sono principalmente le regioni del nord Italia a contribuire maggiormente a questo fenomeno. Nel 2021, circa 29 mila italiani (pari al 30,6% degli emigrati) sono partiti dal Nord-ovest del paese, mentre oltre 21 mila (22,5%) sono emigrati dal Nord-est. Anche il Sud ha registrato numerose partenze, con 18 mila emigrati (19,2%), seguito dal Centro con 16 mila (16,5%). Le Isole hanno visto meno partenze, con poco meno di 11 mila emigrati italiani (11,3%).

Dove vanno

Le migrazioni dal Sud al Nord Italia mostrano un leggero aumento nel periodo 2012-2021, con circa 1 milione 138 mila persone che hanno lasciato il Sud e le Isole per trasferirsi al Centro-nord. Questo ha comportato un bilancio negativo, con una perdita netta di 525 mila residenti per il Mezzogiorno.

Per quanto riguarda le migrazioni all’estero, l’Europa rimane la principale destinazione delle emigrazioni dei cittadini italiani, rappresentando l’83% degli espatri. Tuttavia, va notato che nel 2021 si è verificato un calo significativo degli espatri verso l’Europa, con una diminuzione del 22% rispetto al 2020.

Le partenze degli italiani verso il Regno Unito sono diminuite, contando 23 mila persone, pari al 24% del totale degli espatri. Anche le migrazioni verso la Germania (14 mila, 15%), la Francia (11 mila, 12%), la Svizzera (9 mila, 9%) e la Spagna (6 mila, 6%) hanno registrato un calo. Tra i paesi al di fuori dell’Europa, gli Stati Uniti (4 mila, 4%) e l’Australia (2 mila, 2%) sono le destinazioni preferite.

Le perdite economiche per l’Italia

L’emigrazione di quasi 30mila laureati all’estero rappresenta una perdita significativa per l’Italia, non solo in termini di capitale umano ma anche dal punto di vista finanziario. Infatti, il costo dell’istruzione di questi laureati, finanziata dallo Stato italiano dal primo anno delle elementari fino alla laurea, ammonta a oltre 3 miliardi di euro. Confindustria stima che una famiglia spenda circa 165mila euro per crescere ed educare un figlio fino ai 25 anni, mentre lo Stato eroga 100mila euro per scuola e università. Inoltre, in termini di mancate entrate, l’Istat stima una perdita di più di 25 miliardi di euro in gettito fiscale dovuta ai laureati che emigrano all’estero.

Il rimpatrio di questi giovani laureati, a condizione che ci siano stabilità e supporto socio-economico, potrebbe contribuire a risolvere il preoccupante gap demografico e a ridurre il tasso di dipendenza, che attualmente è molto alto e fino a questo momento, i programmi specifici per contrastare il “brain drain” italiano non sono stati completamente efficaci nel trattenere le giovani risorse.