Quanto guadagnano i ricercatori italiani: è allarme stipendi

I ricercatori italiani guadagnano meno rispetto ai colleghi in giro per l'Europa: ecco la differenza di stipendio rispetto a Regno Unito, Francia e Germania

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Risuona forte il campanello d’allarme per gli italiani che ancora oggi, nel 2023, sono lontani anni luce rispetto agli standard internazionali. Se a far rumore sono già le differenze interne nel Bel Paese, con un gap tra stipendi del Nord e quelli del Sub abissale, basta sporgere il naso ai Paesi europei più vicini per rendersi conto come per determinati mestieri i compensi in Italia sono davvero bassi.

Ne sanno qualcosa i ricercatori italiani, la cui professione è già di per sé difficile. A tutto ciò si aggiunge anche la differenza di stipendio con gli Stati europei più vicini come Francia, Germania e Regno Unito dove non solo il compenso è più elevato, ma anche fare carriera è meno difficoltoso. Ed ecco presto spiegato perché l’Italia vive una vera e propria fuga di cervelli in materia di ricerca.

Stipendi dei ricercatori, la differenza

A dare un quadro della differenza di stipendio tra i ricercatori italiani e quelli di Francia, Germania e Regno Unito ci ha pensato la ricerca “The Attractiveness of European Higher Education Systems: A Comparative Analysis of Faculty Remuneration and Career Paths”, condotta dal centro studi dell’Università della California–Berkeley. Italia, Francia, Germania e Uk sono stati infatti scelti perché rappresentano “i mercati più ampi nel mondo accademico europeo”.

Lo studio, va sottolineato, non prende in esame solo gli stipendi, ma tante altre sfaccettature che purtroppo, come ben sappiamo, portano spesso gli italiani a lasciare la Penisola per cercare fortuna altrove. Partendo dai salari, la ricerca evidenzia come a inizio carriera un ricercatore italiano percepisca in media 28.256 euro (netti) all’anno. Nello stesso step di carriera, nel Regno Unito si arriva a 49.168 euro, mentre in Germania si va dai 50.006 euro nella Regione della Renania Settentrionale-Vestfalia ai 52.689 euro in Baviera. Non sono inclusi nel report quelli francesi che però rientrano negli altri passi d’avanzamento di carriera (qui vi abbiamo parlato del recente SOS stipendi in Italia).

Le differenze, infatti, restano anche più avanti perché un Professore Associato in Italia può arrivare a guadagnare 40.988 euro netti, mentre la figura inglese più simile, quella del Senior Lecturer, raggiunge i 69.385 euro. Un W2 Professor tedesco della Renania prende 70.333 euro, uno bavarese 69.328 euro. Il Maître de conférences francese, invece, si avvicina allo stipendio italiano, ma resta pur sempre maggiore a 44.522 euro

Un Professore Ordinario, passo successivo, in Italia prende 57.178 euro netti, poco sopra il corrispettivo francese del Professeur des universités (56.335 euro), ma molto al di sotto del Professor inglese (91.973) e del W3 tedesco (82.627 euro in Renania e 74.838 euro in Baviera). A tutto ciò, poi, va aggiunto che le buste paga italiane sono fisse e non prevedono aggiustamenti di alcun tipo, come ad esempio per il numero di figli a carico o per il costo della vita nelle diverse città.

La differenza di avanzamento di carriera

La ricerca del centro studi dell’Università della California–Berkeley prende poi in considerazione il discorso dell’avanzamento di carriera. Il mondo accademico inglese e tedesco negli ultimi anni si è espanso soprattutto grazie ai più giovani, con il numero degli under 40 che è cresciuto del 3,5% in Gran Bretagna e oltre il 7% in Germania. Tutto ciò è stato frutto di diversi metodi attrattivi nei confronti degli studenti più capaci a livello nazionale e internazionale, andando ad attingere a fonti extra confine. In Italia, invece, la situazione è ben diversa.

Non solo non esiste alcun programma per portare sul territorio talenti stranieri, ma non c’è neanche cura di quelli nostrani. Il personale del corpo docenti, per fare un esempio, è addirittura calato del 3%, così come è cala drasticamente la presenza degli under 40, crollata del 28% (qui vi abbiamo parlato delle province che hanno subito il taglio degli stipendi).

L’età media gioca quindi un ruolo fondamentale per capire il fenomeno. In Italia, infatti, un Professore Associato ha di solito 52 anni, mentre in Francia ne ha 34. Un po’ più anziani nel Regno Unito (43) e in Germania (47), ma ancora dietro all’Italia. Un po’ meno nette invece le differenze nelle età dei Professori Ordinari, ma l’Italia resta avanti nella classifica (58 anni contro i 55 inglesi, i 54 francesi e i 52 tedeschi).