Intelligenza artificiale, lavori in pericolo: perché le donne rischiano di più

Perché le donne subiranno il maggior impatto negativo dallo sviluppo dell'intelligenza artificiale: ecco le fasce a rischio

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Si è già parlato del timore che l’intelligenza artificiale possa privare tantissimi del proprio lavoro. Inizialmente il sogno era quello di una produttività migliorata. Lentamente, però, si è fatto largo l’incubo di un certo numero di professioni del tutto soppiantate.

Per quanto svariate categorie di professionisti non paiano allarmati dalle potenzialità attuali dell’IA, considerando la differenza palese di risultato, in assenza totale di un intervento umano, altri guardano ai prossimi 10-20 con sospetto.

Uno studio del McKinsey Global Institute ha però analizzato il tutto in maniera più approfondita, svelando non le professioni a rischio ma le tipologie di lavoratori che probabilmente subiranno il maggior contraccolpo. Chi è già in difficoltà oggi, non pare avere particolari prospettive rosee.

IA, i più deboli pagano il prezzo

In un mondo ideale l’IA verrebbe sfruttata per facilitare il nostro lavoro, accelerando i tempi di produzione e rendendo un lontano ricordo quelle operazioni fastidiose che ci impegnavano al computer per ore. Basti pensare a come sia cambiato e migliorato il lavoro del montatore video.

La verità, però, è che l’intelligenza artificiale sta già rappresentando un’alternativa ai dipendenti in carne e ossa o, in alcuni casi, uno strumento per riuscire a pagare meno i professionisti in vari ambiti. L’intervento umano è ancora indispensabile, a patto che si voglia ottenere un lavoro degno e d’alto livello, ma in fase di contrattazione tutto ciò ha già un peso.

Lo studio citato ha volto lo sguardo al 2030, evidenziando come nei prossimi anni il servizio clienti, il reparto vendite e il supporto per gli uffici, tra gli altri, saranno seriamente a rischio o comunque cambieranno aspetto.

Dati alla mano, si tratta di impieghi che vedono protagoniste soprattutto le donne, che potrebbero veder ridotti i posti di lavoro da 3.7 a 2 milioni (quasi 8 donne su 10 potrebbero perdere il proprio lavoro o essere costrette a cambiare ambito). In generale, si teme, chi è già meno retribuito vedrà peggiorare la propria condizione.

Di fatto servirà molto tempo prima di veder normalizzato l’uso dell’IA, ma soprattutto regolamentato (si pensi alla creazione di immagini che sfruttano fonti non specificate presenti online, con relativa problematica del diritto d’autore, ndr). In attesa che le cose migliorino, peggioreranno a causa delle già realissime disuguaglianze sociali.

I lavoratori a rischio e quelli avvantaggiati

Lo studio McKinsey evidenzia il rischio corso da lavoratori a basso salario, che risulteranno ancora una volta i più vulnerabili. Non parliamo di soggetti alle prime armi, in attesa d’essere promossi, bensì di fasce notoriamente soggette a disuguaglianze.

Parliamo di donne, lavoratori neri, ispanici o senza laurea. Ovviamente l’analisi è inerente al mercato statunitense e, di conseguenza, i numeri si interfacciano con le specificità societarie d’oltreoceano. Non è però difficile immaginare un ponte che connetta questi due sistemi lavorativi.

Nello specifico negli USA chi guadagna meno di 38.200, sottolinea il rapporto, potrebbe perdere il lavoro entro il 2030. Si parla di venditori al dettaglio, cassieri, professionisti d’ufficio. Si prefigurano almeno 12 milioni di licenziamenti.

La soluzione? Aumentare ulteriormente le proprie competenze, specializzandosi nell’uso dell’IA e analizzando le nuove esigenze dei mercati. In quest’ottica, però, a pagare il prezzo più amaro saranno le generazioni di mezzo, non così anziane da andare in pensione e non così giovani da comprendere perfettamente le evoluzioni dei sistemi sviluppati.

Chi riuscirà ad adeguarsi o crescerà già immerso in questo sistema tecnologico, potrà approfittare di una crescita pari a 3.8 milioni relativa a posti di lavoro più remunerativi. L’IA avrà anche un impatto positivo, si prevede, ma resta da capire a quale costo esattamente. A beneficiarne saranno soprattutto avvocati e ingegneri. Se è vero che il disfattismo non aiuta, neanche ignorare il problema e sperare nel meglio. La soluzione è lì e si può sintetizzare in una sola parola: formazione.