Come l’Intelligenza artificiale sta rivoluzionando il recruitment. “Ma solo il lavoro dell’uomo evita i pregiudizi”

L'Intelligenza artificiale sta sempre più modificando anche il modo di reclutare personale nelle aziende. Come cambieranno i processi di selezione: vantaggi e rischi

Foto di Miriam Carraretto

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

L’Intelligenza artificiale sta sempre più modificando anche il modo di reclutare personale nelle aziende. Da anni la tecnologia sta trasformando il suo tradizionale processo di recruitment, ma è con l’IA che le assunzioni subiranno una radicale evoluzione. Secondo il Talent Acquisition Trends Report 2024 redatto da Korn Ferry, i processi di selezione verranno letteralmente rivoluzionati. Il tempo dei colloqui di lavoro si ridurrà enormemente, e il ruolo del reclutatore verrà rimodellato in maniera netta.

Secondo i dati raccolti nel report, i vantaggi sono tantissimi. L’Intelligenza artificiale aiuta infatti i recruiter e i responsabili risorse umane a coprire i posti vacanti in modo più rapido ed efficiente. Molto banalmente, riduce il lavoro amministrativo. Che si tratti di scrivere semplici job description, rispondere a domande sui vantaggi dei candidati tramite chatbot o interviste con pianificazione automatica, l’IA può accelerare le attività quotidiane che, diversamente, potrebbero non massimizzare le competenze dei reclutatori più esperti.

Una volta sbrigate le attività amministrative, il focus dei reclutatori può essere tutta investita dove è più necessaria, “piuttosto che limitarsi ad assicurarsi che i canali di distribuzione funzionino correttamente”, come spiega Colleen Fullen, Global Operations Executive presso Korn Ferry. Questo rende l’intero processo di assunzione più fluido.

Inoltre, i progressi nell’Intelligenza artificiale generativa consentono agli HR di sfruttare strumenti come ChatGPT da utilizzare in compiti semplici. Ad esempio, il reclutatore potrebbe inserire sia la job description che il curriculum del candidato nell’Intelligenza artificiale generativa e chiedergli di riassumere il motivo per cui quella persona sarebbe adatta al ruolo. In Italia persino l’Inps userà sempre di più l’IA per le sue offerte di lavoro e scovare nuovi profili e matchare i lavoratori nel modo più corretto.

L’IA velocizza insomma tutti i passaggi della selezione del personale. Per i ruoli con requisiti semplici o in cui è tipico un numero elevato di candidati, il software di reclutamento basato sull’IA può aiutare a selezionare preventivamente i candidati per portare a termine il lavoro del recruiter più rapidamente. Un ottimo esempio è il settore della vendita al dettaglio, osserva Fullen, dove le applicazioni possono essere numerose e le competenze richieste sono facilmente definibili.

Anche un nuovo studio su AI e recruitment conferma queste stesse conclusioni. La ricerca, condotta dalla prof.ssa Maria Figueroa-Armijos, della EDHEC Business School e dal prof. Serge da Motta Veiga della NEOMA Business School, restituisce risultati chiari. E aggiunge un tassello essenziale: quello etico, del lavoro umano che rimane essenziale in questo processo.

Prof. da Motta Veiga, quali opportunità ci sono per l’Intelligenza artificiale nel recruitment?

L’impiego dell’IA nei processi di selezione del personale è una pratica in costante crescita, finalizzata a migliorare l’efficienza e la precisione nella scelta dei candidati.

Perché crescerà sempre di più? Quali vantaggi ha?

Uno dei principali vantaggi dell’Intelligenza artificiale nella selezione del personale che abbiamo osservato è il risparmio di tempo per le squadre HR.

Quali rischi invece vede?

Come evidenziato dalla nostra ricerca, questo approccio non è immune da sfide etiche e pratiche significative. Un aspetto critico emerso dall’indagine è la possibile perpetuazione di pregiudizi nei confronti dei candidati. L’IA può anche contribuire a neutralizzare i pregiudizi, anche se persistono secondo le evidenze disponibili.

In che modo?

Gli algoritmi basati su modelli storici di assunzione possono involontariamente incorporare pregiudizi sottili, mentre la mancanza di consapevolezza da parte dei progettisti o la manipolazione da parte dei candidati possono influenzare negativamente il processo di selezione. L’impiego di metodi invasivi, come l’analisi di video non verbali e dei profili sui social media, solleva gravi preoccupazioni etiche. I candidati percepiscono queste pratiche come invasive e poco rilevanti per la valutazione delle competenze lavorative.

Come si può ovviare a questo problema?

Con il controllo dell’umano, fondamentale per garantire un processo di selezione equo e giusto. La nostra ricerca rivela che i candidati sviluppano percezioni etiche sull’uso dell’IA, con particolare preoccupazione per i metodi invasivi. La fiducia nell’azienda diminuisce quando vengono adottati strumenti invasivi, nonostante la percezione positiva dell’IA in generale. Pertanto, è essenziale che le organizzazioni agiscano eticamente nell’implementare l’IA nei processi di selezione.

Voi cosa avete fatto?

Identificando tre fasi nel processo di selezione, denominate “metodi di selezione archiviata”, abbiamo individuato il potenziale benefico dell’IA nella valutazione iniziale delle qualifiche attraverso la selezione del curriculum, la lettera di presentazione e altri documenti inviati, e l’analisi iniziale delle interviste trascritte. Ma, ribadisco, la guida umana è essenziale nella definizione delle qualifiche lavorative per assicurare inclusione e diversità, criteri che vengono forniti agli strumenti abilitati dall’IA.

E poi che succede?

Una volta configurati, gli strumenti abilitati dall’IA possono gestire autonomamente l’intero processo di selezione, dalla creazione della descrizione del lavoro fino alla formulazione dell’offerta al candidato selezionato. Questo promette significativi risparmi di tempo ed energia per le squadre di gestione delle risorse umane. Ma, nonostante gli errori iniziali, la fiducia nell’IA rimane limitata nei compiti che richiedono giudizio di valore e intelligenza sociale.

Quali scenari vede per il futuro? Si tratta sopratutto di una sfida etica, come dicevamo prima…

Senza dubbio. L’evoluzione dell’IA nella gestione delle risorse umane è inevitabile. Coloro che imparano a gestire gli strumenti abilitati dall’IA in modo etico e collaborativo saranno avanti rispetto a chi ignora gli aspetti dannosi. La collaborazione proattiva, che tiene conto delle percezioni etiche di selezionatori e candidati, è fondamentale per evitare la perpetuazione di pregiudizi. Trovare un equilibrio tra il ruolo umano e quello dell’IA può portare a un processo di selezione più efficiente ed equo, contribuendo a sviluppare sistemi IA più etici e affidabili per il futuro.