Decreto flussi, il Cdm rinvia: le novità della bozza pronte a cambiare le regole

Il via libera al decreto flussi è stato rinviato dal Consiglio dei ministri. Si attendono modifiche per affrontare le criticità sulle regole dell’immigrazione

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Il decreto flussi, su cui il governo Meloni sta lavorando, si trova in una fase di stallo. Il tanto atteso via libera al decreto che riformerà le regole sui flussi migratori è stato nuovamente posticipato.

Nonostante l’avvio dell’esame del provvedimento, il Consiglio dei ministri ha deciso di rimandare l’approvazione a una successiva riunione, necessaria per ulteriori approfondimenti. Secondo fonti vicine al governo, il rinvio è legato alla complessità della materia e alla volontà di affrontare le criticità emerse nel sistema attuale.

Con alle spalle la difficoltà di bilanciare l’esigenza di controllo con quella di offrire manodopera a un mercato sempre più assetato di lavoratori, il provvedimento resta un terreno di confronto acceso.

Cambiamenti nella gestione delle domande di assunzione

Tra i punti cardine del nuovo decreto emerge un giro di vite sulle irregolarità legate alle richieste di assunzione. Una delle novità principali riguarda i datori di lavoro che, nel triennio precedente non hanno sottoscritto il contratto di soggiorno all’esito di una precedente domanda: in questi casi, la nuova richiesta sarà considerata irricevibile. Inoltre, viene ribadito l’obbligo per datore e lavoratore straniero di firmare il contratto di soggiorno entro otto giorni dall’ingresso in Italia, con l’obiettivo di garantire trasparenza e combattere lo sfruttamento.

Un altro aspetto centrale del provvedimento è la revisione del sistema di presentazione delle richieste. Il tanto criticato “click day”, definito da esponenti di Confindustria come una vera e propria lotteria, è sotto esame. Il vecchio sistema rischiava di escludere lavoratori qualificati e imprese con necessità reali. La nuova riforma punta a un metodo più mirato, capace di rispondere con maggiore precisione alle esigenze di manodopera dei vari settori.

Limitare le infiltrazioni mafiose

Sul fronte della legalità, il governo non intende chiudere gli occhi. Il nuovo decreto mira a contrastare le infiltrazioni mafiose, un fenomeno già segnalato come preoccupante in diversi rapporti. La strategia si concentra su un limite massimo di tre richieste per ogni datore di lavoro, un tentativo di mettere un freno alle pratiche scorrette che si erano insinuate nel meccanismo di assunzione dei lavoratori immigrati. Una stretta necessaria, anche alla luce delle critiche sollevate dalla premier Meloni stessa nei confronti di questo sistema.

Misure per le vittime di sfruttamento

In risposta a tragedie umane come quella del bracciante Satnam Singh, lasciato morire in condizioni disumane, il decreto prevede tutele per chi ha subito abusi o violenze sul lavoro. Permessi di soggiorno temporanei e rinnovabili saranno concessi alle vittime di sfruttamento, estesi anche ai familiari, garantendo a queste persone una via di fuga dai loro aguzzini. Si tratta di una mossa che mira non solo a proteggere i lavoratori, ma anche a colpire al cuore il fenomeno del caporalato.

Stretta sulle Ong e i Centri per il rimpatrio

Non potevano mancare le misure che puntano a frenare l’immigrazione irregolare, un tema sempre al centro del dibattito politico. Nel mirino, le Ong che operano nel Mediterraneo. Con il nuovo decreto, gli aerei utilizzati per le operazioni di ricerca e soccorso saranno sottoposti a un obbligo di segnalazione immediata alle autorità competenti. Un intralcio burocratico che non passerà inosservato e che potrebbe rallentare le operazioni di salvataggio.

Nel frattempo, le restrizioni sui Centri per il rimpatrio vengono rafforzate, con misure che consentiranno di trattenere i migranti in attesa di identificazione o che non saranno in grado di fornire garanzie economiche adeguate.