Il nuovo Ddl Merito è stato approvato dal governo Meloni in Consiglio dei ministri. All’interno del provvedimento emergono due novità: un nuovo sistema per i premi in busta paga e un meccanismo per la promozione a dirigente, che in alcuni casi non passerà più dal concorso pubblico.
Il disegno di legge ora passa al Parlamento, dove potrà essere modificato prima dell’approvazione definitiva (non ci sono ancora scadenze certe).
Premi in busta paga
Il governo, con il ddl Merito, punta a evitare che la quasi totalità dei dipendenti statali riceva valutazioni eccellenti dai propri superiori, pratica che negli anni ha reso poco efficace il sistema dei premi in busta paga.
Da qui le regole più stringenti per la valutazione delle performance, sia nei tempi che nei criteri. Oltre agli “obiettivi di mestiere”, sarà valutato anche il comportamento organizzativo, come le capacità di leadership e collaborazione. La ricaduta pratica sarà sullo stipendio. I risultati di queste valutazioni infatti avranno un impatto diretto sulla busta paga, grazie a un trattamento retributivo legato alla performance.
I punteggi massimi potranno essere assegnati a non più del 30% dei valutati. Oggi, come ha rilevato l’ultima relazione della Corte dei Conti sui premi nella Pa (anni 2020-2022), oltre il 90% dei dipendenti ottiene la valutazione massima in molti ministeri (Economia, Interno, Esteri, Difesa, Lavoro, Salute, Turismo, Agricoltura, Università, Cultura e Imprese). Con la nuova normativa, questo numero è destinato a calare.
Come cambiano le carriere dei dirigenti pubblici
Una delle novità più discusse del ddl Merito riguarda le modalità di accesso alla dirigenza. Non ci sarà più solo il concorso pubblico tradizionale, ma un nuovo canale di selezione interno. In poche parole: i dirigenti potranno proporre un proprio collaboratore per l’accesso alla qualifica dirigenziale.
Per partecipare al bando interno sarà necessario aver maturato almeno 5 anni di servizio nell’area dei funzionari o 2 anni nell’area di qualificazione elevata. I candidati saranno valutati da una commissione composta da sette membri: quattro dirigenti interni all’amministrazione, due esperti esterni nella valutazione del personale e un presidente esterno, proveniente da un’altra amministrazione.
Per garantire imparzialità i commissari saranno estratti a sorte, non potranno partecipare due volte consecutive e saranno soggetti alle norme di incompatibilità previste per i concorsi pubblici.
La selezione non si baserà solo su titoli o esami scritti, ma comprenderà:
- una valutazione della performance pregressa;
- un colloquio attitudinale;
- una relazione del superiore gerarchico;
- una prova individuale di carattere esperienziale.
Il dirigente selezionato otterrà un incarico temporaneo di 3 anni, rinnovabile una sola volta. Dopo 4 anni, in caso di valutazione positiva, l’inserimento nel ruolo dirigenziale potrà diventare definitivo.