Crisi, Partite IVA in ritirata: i numeri del MEF

Secondo trimestre dell'anno sotto il segno della flessione: ne sono state aperte 118.215 con un calo del 6,1% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente

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Redazione

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Inizia a farsi sentire l’impatto della crisi sul lavoro autonomo. E a dirlo, come sempre, sono i numeri. Secondo trimestre dell’anno sotto il segno della flessione per le nuove partite IVA: ne sono state aperte 118.215 con un calo del 6,1% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.

Crisi, Partite IVA in ritirata

La distribuzione per natura giuridica – spiega una nota del MEF – mostra che il 70% delle nuove aperture di partita Iva è stato attivato da persone fisiche, il 22,6% da società di capitali, il 2,9% da società di persone; la quota dei “non residenti” (essenzialmente costituiti da società di commercio on-line) e quella delle “altre forme giuridiche” rappresentano complessivamente il 4,5% del totale delle nuove aperture. Rispetto al secondo trimestre del 2022, la diminuzione di avviamenti è generalizzata, raggiungendo il 23,6% per le “altre forme giuridiche”, mentre si assesta al 5,5% per le persone fisiche e le società di capitali.

I numeri del MEF

Riguardo alla ripartizione territoriale, il 47,1% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 21% al Centro e il 31,5% al Sud e Isole. Il confronto con lo stesso periodo dell’anno scorso evidenzia che le flessioni maggiori si sono registrate nel Lazio (-20,5%), Basilicata. (-15,9%) e Puglia (-10,8%); solo le Marche (+3,5%) e la Lombardia (+1,7%) mostrano un aumento di aperture.

In base alla classificazione per settore produttivo, il commercio registra, come di consueto, il maggior numero di aperture di partite Iva, queste rappresentano infatti il 18,8% del totale, seguito dalle attività professionali (17,8%) e dall’edilizia (10,4%). Rispetto al secondo trimestre del 2022, tra i settori principali i maggiori cali si registrano nell’agricoltura (-25,8%), nelle costruzioni (- 11,3%) e nei servizi d’informazione (-10,1%). In controtendenza si registrano aumenti nei settori dell’istruzione (+10,6%), dell’alloggio e ristorazione (+5,8%) e dei servizi residuali (+2,6%).

I settori più in crisi

Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione di genere mostra una prevalenza della quota maschile, pari al 60.8%. Il 48,3% delle nuove aperture è stato avviato da giovani fino a 35 anni, il 31,2% da soggetti appartenenti alla fascia dai 36 ai 50 anni e il 16,2% da soggetti nella fascia dai 51 ai 65 anni. Rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, tutte le classi di età registrano
diminuzioni di aperture: dal -8% della classe 51-65 anni al -4,5% della più giovane. Analizzando il Paese di nascita degli avvianti risulta che il 21,4% delle aperture è stato operato da un soggetto nato all’estero.

Nel periodo in esame 56.663 soggetti hanno aderito al regime forfetario, per il 47,9% del totale delle nuove aperture, con una flessione del 2,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.