Colosso italiano lascia 350 dipendenti senza stipendio

I lavoratori del marchio La Perla attendono stipendi già ridotti per i contratti di solidarietà. Il governo scende in campo con un tavolo tecnico a settembre

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Uno storico marchio del miglior made in Italy affronta da lungo tempo una situazione difficile. Di italiano, va specificato, ci sono la storia, lo stile, la mano d’opera e la sede. Il resto appartiene al fondo olandese Tennor, fondato e guidato dal tedesco Lars Windhorst, con sedi a Londra, Amsterdam, Berlino e Zurigo. L’azienda è in piedi dal 1954 e nel 2018 è arrivato Tennor. Le lavoratrici e i lavoratori dello storico marchio di lingerie di lusso La Perla di Bologna denunciano il mancato pagamento degli stipendi.

Il fondo Tennor non paga gli stipendi a La Perla

La questione è finita sul tavolo dei sindacati, della Regione Emilia-Romagna e del comune di Bologna. Si parla di 350 persone in attesa di essere pagate e i cui stipendi erano già stati ridotti dal contratto di solidarietà.

Il ministero si attiva per La Perla

E non solo: a breve si attiverà anche il governo. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy “segue con attenzione l’evolversi della situazione che sta interessando il gruppo La Perla e suoi lavoratori”. E ancora: “In seguito alle interlocuzioni dei giorni scorsi, è convocato per martedì 5 settembre 2023 alle ore 15:00, in modalità mista, un tavolo sulla crisi del gruppo”. Lo comunica il Mimit tramite una nota spiegando che all’incontro sono stati invitati i rappresentanti dell’azienda, delle parti sociali e i sindacati.

A inizio maggio i proprietari avevano annunciato l’arrivo della liquidità necessaria per pagare i fornitori in credito, rimettere in moto lo stabilimento e ricominciare con lo sviluppo di nuovi prodotti.

Non è la prima volta che La Perla affronta avversità: nel 2019 la dirigenza licenziò 65 persone.

L’ira di sindacati e autorità

“Inaccettabile” dice senza mezzi termini il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, riferendosi al mancato pagamento degli stipendi. L’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla, gli fa eco. “Questa decisione presa dall’azienda – dichiarano Bonaccini e Colla – è una palese violazione degli impegni assunti dalla proprietà con le istituzioni, Regione in primo luogo, e con i sindacati”.

L’incontro al ministero era già stato invocato da Bonaccini e Colla ai primi di luglio “perché è indispensabile trovare soluzioni che salvino il sito produttivo, il valore del marchio e i posti di lavoro”. Il ritardo nella convocazione ministeriale, fissata a settembre come detto, li ha lasciati “stupiti”.

“Consideriamo l’atto di una gravità inaudita – commentano i sindacati – confermando, se ce ne fosse ancora bisogno, di quale tipo di impegno imprenditoriale è vittima il Gruppo La Perla, una delle poche aziende della lingerie di lusso del nostro made in Italy”.

Alle critiche si aggiunge anche il sindaco della Città Metropolitana di Bologna, Matteo Lepore: “Lasciare le dipendenti della Perla senza stipendio è l’ennesima conferma dell’inaffidabilità della proprietà della storica azienda bolognese. Mancano ad oggi un piano industriale e una strategia imprenditoriale. Manca soprattutto la consapevolezza del danno irreversibile che una gestione aziendale dissennata rischia di produrre a un marchio che finora ha mostrato di mantenere la credibilità costruita nel tempo”.